Avere chiaro l’OBIETTIVO, il COSA prima del COME

Uno dei corsi di formazione che più apprezzai fu quello sulla progettazione che mi allenò allo studio di fattibilità con la definizione dell’obiettivo, progettazione esterna con definizione delle specifiche, vincoli e risorse, progettazione interna, testing;

- imparai quanto spesso una carenza nella definizione dell’obiettivo (il COSA fare) possa pesare n volte rispetto ad errori nel percorso per raggiungerlo (COME fare) e quindi quanto il cosa sia prioritario rispetto al come;

- imparai quanto certi piani strategici complessi per un obiettivo A possano essere attuati step by step con obiettivi intermedi B1, B2, Bn, che costituiscono mailstones rispetto all’obiettivo A, nodi cruciali del progetto (amavo raccontare ai miei figli la storiella della formichina Teresina per spiegare come fosse meglio suddividere in n moduli sottoprogetto il raggiungimento di un obiettivo complesso);

- imparai a distinguere tra obiettivo dichiarato e FINALITÀ (questa non è sempre osservabile e misurabile), verso la quale sovente l’obiettivo si pone come sottobiettivo;

- imparai che la finalità può essere dissimulata in modo da pianificare gli obiettivi espliciti come sotto-obiettivi per raggiungere mete inconfessabili (ad esempio strategie militari o di organizzazioni criminali, ma anche di colonizzazioni ideologiche), perseguibili surrettiziamente in tecnica step-by-step attraverso obiettivi intermedi B1, Bn confessabili ma configuranti punti di non ritorno; non a caso ad esempio certe colonizzazioni ideologiche non scoprono subito le carte sull’obiettivo A, ma sfruttano la magistratura creativa per generare dei “precedenti legali” onde arrivare gradualmente ad A magari con la tecnica della rana bollita;

- imparai che i potentati miranti a obiettivi primari che avessero alcune condizioni al contorno sfavorevoli ai medesimi, sanno cinicamente glissare su tali condizioni e neutralizzarne l’informativa: ad esempio Trump glissò sulle violazioni dei diritti umani dell’Arabia cui vendette armi per 110G$

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 26/02/2023; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

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2020.03.30 <internaz> è corretto dire che è una guerra quella contro il coronavirus? Quando forziamo il significato delle parole per descrivere un fenomeno, rischiamo di fuorviarne la comprensione e quindi i relativi sentimenti e decisioni operative; sulla scelta delle parole descrittive della realtà si gioca anche buona parte della propaganda politica contemporanea. Ad esempio: nel voler chiamare “virus cinese” il Covid-19, Donald Trump fa, per dirla con George Lakoff, una esplicita operazione di framing: inquadra il virus evidenziandone la provenienza per attribuirne la responsabilità.

 

↑2017.06.04 La meritocrazia è un valore o un disvalore? Intesa come sistema premiante il raggiungimento degli obiettivi, può essere un valore o un disvalore a seconda sia dalla natura degli obiettivi sia dei metodi applicati per raggiungerli. Discernere ad esempio tra il libro di Ettore Gotti Tedeschi (Dio è meritocratico) e le parole di Papa Fr1 (VT #22p5) “al di là della buona fede di tanti che la invocano, la meritocrazia sta diventando la legittimazione etica della disuguaglianza

 

↑2017.05.20 Trump vende armi all’Arabia Saudita per 110G$ glissando sulle violazioni dei diritti umani