Conta più il CAMMINO DELLA META? La felicità è un viaggio non una destinazione?

Ancorché l’abbia definità così anche Madre Teresa, o la New Age o qualche psico-terapeuta, mi parrebbe più vero il contrario, cioè che, normalmente, sia la meta a dare consistenza alla felicità del viaggio, ma parliamone!

La seguente slide è inclusa in uno dei tanti pps che spopolano in internet per spiegarci che cos’è la felicità, uno dei quali mi è stato inviato 2013.03.25 da un’amica, cui rispondo ringraziandola per le belle immagini e per il bel sottofondo musicale, ma anche perché mi offre l’occasione di prestare aiuto al discernimento di alcune affermazioni in merito alla felicità, visto che questo termine rientra tra quelli il cui significato tanto preme al cuore dell’uomo.

“La felicità è un viaggio non una destinazione dice la seguente slide (l’avrebbe detto anche Madre Teresa): ma siamo proprio sicuri? Per Kafka addirittura la via, il viaggio, non esisterebbe «c'è una meta, ma non una via; ciò che chiamiamo via è un indugiare», ma per la mia felicità mi fido di più della testimonianza che ho avuto da genitori ed amici appassionati al nostro destino di bene, che credono nella meta e vi puntano con un cammino bene-facente in riferimento a esperienza più che a ideologia, magari in sequela di Uno che disse “io sono la via”.

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[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 10/02/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: cammino cristiano il cuore dell’uomo, felicità, compagnia, il male, obiettivi; discernimento e giudizio, coscienza

 

 

2019.10.06 Omelia dell’Arcivescovo di Trento Mons. Lauro Tisi pronunciata nella chiesa di S. Marco di Rovereto - Memoria dell’ingresso di Antonio Rosmini come parroco a Rovereto il 5 ottobre 1834: sottolineo e commento “Deus caritas est ≠.la carità è Dio”, misericordia, tenerezza, cammino e méta, stupore, gratuità

 

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[CzzC: direi che talvolta è vero che si gusta più il viaggio che la meta, ma non di rado sarebbe vero il contrario, cioè che è la meta a dare consistenza alla felicità del viaggio: chiediti quanto consistente sia stata la felicità del viaggio compiuto dai seguaci del pifferaio magico o da quelli che viaggiano con le droghe o da quelli rovinati da cattive compagnie. Ma evitiamo banali schieramenti di parte e cerchiamo di argomentare con mirato discernimento:

- ringrazio i miei genitori ed educatori che, senza disprezzare alcune considerazioni sagge che leggiamo anche in queste slides (mica son tutti da buttare i gusti cari a new age e scientology) mi portarono progressivamente a comprendere che la felicità più concreta nell’adulto deriva dalla certezza di una meta che ci corrisponde e verso la quale la strada è indicata dalla esperienza di tanti costruttori di bene comune, pur dovendo mettere in conto incidenti di percorso e sviate;

- se mi dici che esiste felicità anche senza meta, ti direi sì, nel senso di piacere, di serenità o letteralmente di felicità per qualcuno, cui non mi permetterei di guastare tale piacere dicendogli che si tratta di felicità presunta o effimera, a meno che non derivi dallo sfruttamento di un debole;

- ma se a quel qualcuno sorgessero dubbi e mi ponesse una domanda in merito, gli direi che rischierebbero di compromettere la felicità futura dei loro figli quei genitori che li educassero prospettando un perimetro di felicità limitato come in queste slides, perimetro che non comprende la molteplicità dei fattori costitutivi dell’umana esistenza, quali ad esempio l’innato desiderio di significato, di giustizia, di verità, di infinito con cui nasce il cuore dell’uomo e che solo il cinismo del materialismo negante la trascendenza può castrare;

- tanti uomini e donne hanno assaporato con felicità e passione il senso e il gusto pieno della vita, senza cedere all’ideologia riduzionista, senza rifuggire il sacrificio, aiutati da una compagnia viva nel quotidiano e riunita nel dì di festa in una casa che non a caso è al centro della suddetta slide, tanto da farne apparire contraddittoria la didascalia, una chiesa con un campanile la cui punta appare come un indice puntato, un indicatore di meta che addita una trascendenza della realtà osservabile e misurabile, esaltandone la bellezza come lo sguardo illumina l’espressione di un volto, come una bussola supporta la felicità di un viaggio.

Se tanto discernimento ti paresse pesante, lasciami sollevarti con un’ilarità: diceva Luciano Lama che l’utopia è come una bella donna: tu avanzi verso di lei, e lei fa un passo indietro, tu avanzi ancora e lei ancora si ritrae; allora a che serve l’utopia? A camminare disse Lama. Al che aggiungerei che se mio padre non avesse fatto meta con mia madre, io non ci sarei e questa non è utopia o solo viaggio: grazie mamma, grazie papà che mi avete insegnato anche che l’amore non è solo sesso, dal che la mia felicità di nonno, dei miei cari e di tanti amici in compagnia educante]