La LIBERTÀ DI ESPRESSIONE sussiste finché non debordi in REATO (di diffamazione, di istigazione a delinquere, ...) o deve darsi anche altri LIMITI?

Il rispetto dei diritti umani è il fondamento della LIBERTÀ, della GIUSTIZIA e della PACE nel mondo, valori radicati nella libertà di coscienza e di espressione.

Newsletter 2019.01.31 al gruppo di mini rassegna stampa per amici.org.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 10/04/2019; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: dignità della persona fondamento dei diritti umani, art18,19,26.3, ONU UNHRC HRW/Ny, UNW/Ginevra, dialogo, democrazia elogio delle diversità

 

 

 

analogamente l’Art.19 della dichiarazione universale dei diritti umani: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».

 

Mi è stato chiesto un parere sula libertà di espressione con riferimento all’incendio della porta della chiesa dove era allestito il presepe degli innocenti.

 

La risposta parrebbe scontata: dal momento che quel presepe non configurava reato, l’incendio si configurerebbe come attentato alla libertà di espressione; ma pare opportuno discernere, quantomeno a fronte del paralogismo con cui anche qualche illustre consacrato ha tirato le Crociate e San Rocco addosso a quel presepe.

 

Se né la nostra Costituzione né la dichiarazione universale dei diritti umani esplicitano limiti alla libertà di espressione, ciò non significa che si tratti di un diritto assoluto, perché - di default - ogni diritto sussiste finché non lede altri diritti.

Cosa significa “ledere altri diritti”? Osserviamo che il mondo è pieno di equivoci sia sul termine lesione sia sul termine diritto: anche sorvolando sugli equivoci tra legge dello stato civile e legge religioso-morale, cioè tra reato e peccato (ambiti dove le differenze montano talvolta come vere e proprie contraddizioni), è evidente che esistono al mondo stati con legislazioni tanto diverse da essere sovente contraddittorie. Qualche esempio in tema di libertà espressiva?

- Dopo l’incursione terrorista contro Charlie Hebdo 2015.01.07, la Ministra Taubira rivendicò il diritto in titolo «siamo il Paese di Voltaire e dell'irriverenza, abbiamo il diritto di ironizzare su tutte le religioni», diritto cui dopo pochi mesi Charlie Hebdo rinunciò, arrendendosi al diritto della forza degli islamisti e limitandosi a svignettare i cristiani. Come mai? Quella che per il diritto francese era libertà di espressione, per il diritto di molti stati islamisti è blasfemia passibile di pene-hadd e milioni di persone, educate di conseguenza, hanno festeggiato il “farsi giustizia da sè” configurato da quell’attentato;

mentre a Mosca venivano arrestate le Pussy riot per le loro colorite <yt> espressioni in una cattedrale ortodossa, il mainstream occidentale denunciava il Cremlino come inquisitore;

- mentre la nostra critica partitica arriva a delegittimare l’avversario con vilipendio e criminalizzazione, il nostro Stato non rinuncia ad alcun affare d’oro, nemmeno sportivo, con quell’Arabia Saudita sulla quale Amnesty International denuncia «repressione sistematica della libertà d’espressione e giri di vite nei confronti dei difensori dei diritti umani ...»

- mentre l’Argentina conferma (lo scorso agosto) l’illegalità dell’aborto, altri stati vietano l’obiezione di coscienza dei medici (la libertà di coscienza è molto legata alla libertà di espressione).

 

Negli stati in cui è legale l’aborto cosiddetto terapeutico, chi lo pratica si considera legalmente a posto (anche moralmente a posto, perché l’equazione legale=lecito è data per scontata) e considererebbe diffamatore chi lo additasse come criminale, tanto che, per reazione, potrebbe brandire Cesare contro la coscienza religiosa fino a perorare l’abolizione del diritto all’obiezione di coscienza.

 

Per altro verso, chi volesse far diventare legge civile la sua legge morale (come nell’islamismo ma non solo), potrebbe farsi tentare da odioso paralogismo

- configurando come fosse Erode (quello che fece squartare neonati strappandoli dalle braccia di madri straziate) il medico che azionasse la suddetta pratica legale su madri che liberamente la chiedono, magari angosciate e sole;

- chiedendo di abolire la 194 onde far comminare adeguata punizione ai suddetti praticanti.

 

Saggezza, prudenza e rispetto della libertà di coscienza dovrebbero suggerire agli uni e agli altri l’equilibrio normativo e relazionale più opportuno per gestire anche i dilemmi etico-democratici più delicati.

 

Invece vediamo troppo frequente la tendenza a brandire il proprio punto di vista fino a criminalizzare l’avversario ideologico: non che qualche volta non sussista crimine da denunciare e punire (vedi dittature nere e rosse che legalizzarono stermini di inermi), ma nella fattispecie, solo una pelosa propensione al paralogismo può, a mio avviso,

- paragonare un presepe di inermi alle Crociate armate dai potenti

- oppure paragonare i medici non obiettori all’Erode di cui sopra.

 

Le tendenze estremizzanti sono divisive e aggravano il problema invece che risolverlo: nella fattispecie i pro-life dovrebbero ben sapere quanto sia minacciato il diritto all’obiezione di coscienza e quanto sia inopportuno che tale minaccia aumenti per ritorsione stuzzicata dal suddetto paralogismo.

 

feedback

 

→Newsletters segnalate nei mesi e negli anni precedenti