MAÎTRE À PENSER: termine spesso usato dai tifosi della cultura dominante per illuminare i suoi propugnatori, …
additando per contro come oscurantisti i suoi diffidenti. Maître à penser (maestro di pensiero): termine che denota una figura magistrale intesa non solo come colui dal quale attingere informazioni, ma da cui apprendere un modo di pensare, criteri di giudizio.
In ambito cattolico per in dicare i “maestri di pensiero” si preferisce usare il termine Magistero intendendolo anche custode del depositum fidei in servizio al bene comune, senza ambizione, anche perché sarebbe frutto di Grazia più che di abilità personale che, all’occorrenza, altro non sarebbe che dono.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 17/01/2025; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: significato delle parole nel mainstream; framing; comunicazione e inganni informativi da oligopoli
↑2024.12.04 <tempi#12p12> Il follemente corretto, libro di Luca Ricolfi, l’inclusione che esclude e l’ascesa della nuova élite; la fenomenologia dei comandamenti woke che hanno fatto degenerare il politicamente corretto in autentica follia esemplificata con 40 storie. Vietato usare i termini maschio/femmina, dicotomia da sempre usata nei corsi di statistica o per distinguere la “spina” dalla “presa” di corrente; escludere il termine “normale”; boicottare Dante, Gaugin, Dumbo, Via col Vento, Agatha Christie, Roald Dahl, Kipling, perfino Debussy e Beethoven perché amati dai nazisti; costringere donne a competere negli sport con transgender o a trovarseli in cella carceraria; le vittime degli stupri del 7 ottobre non trovano posto nel femminismo intersezionale; sul maschio bianco etero sposato è calata la mannaia dei corsi Diversity, Equity, Inclusion (la furia degli DEI).
Negli anni 20-30 l’intellighenzia fu affascinata dal totalitarismo nazi-fascista (il tradimento dei chierici di Julien Benda): oggi la stessa è affascinata dal totalitarismo woke, come descritto da George Orwell in 1984
↑2018.09.23 <foglio> Jean-François Braunstein (professore Filosofia contemporanea all’Università Sorbona di Parig) contro la “filosofia impazzita” dell’occidente (libro), l’emergere di una “umanità tecnicamente riformata, animalizzata, disumanizzata”, un postumanesimo da superuomo montante sulla vecchia avventura umana con un gergo delirante di “nuovi maestri” del pensiero debole, profuso con onnipotenza; estremizza: Se il corpo è a disposizione della nostra coscienza, perché non modificarlo all’infinito? (genderX alla nascita) Se non c’è differenza tra animali ed esseri umani, perché non fare esperimenti scientifici sugli esseri umani in coma piuttosto che sugli animali? Se ci sono vite degne di essere vissute e altre no, perché non liquidare i ‘disabili’, compresi i bambini ‘difettosi’? Si devono “cancellare i limiti”: tra i sessi, tra gli animali, tra i vivi e i morti ...
↑2017.04.10 <sakerit>: Propaganda di guerra e menzogne mainstream: intervista a Giorgio Bianchi, fotoreporter dalla Siria e dall’Ucraina: parlavo con un giornalista della vecchia scuola del Sole 24 Ore, il quale era esterrefatto della solerzia con la quale alcuni sui colleghi si erano affrettati a stigmatizzare ed etichettare fatti impossibili da verificare sul momento. E’ la morte del giornalismo. Nel momento stesso in cui accetti di rimbalzare notizie senza verificarne le fonti e l’attendibilità e senza un’adeguata analisi, da organo di informazione ti trasformi in organo di propaganda. La tecnica è quella del framing, ... continua