«amerai Il PROSSIMO tuo come te stesso»

[CzzC: il 30/03/2012 ricevetti tramite Giuliano il numero di Pasqua2012 di Voci dell’Altopiano e a pag 48 lessi e commentai questo bell’articolo di Gianclaudio Andreolli (che non conosco); i commenti redassi rivolgendomi direttamente a Gianclaudio, per immediatezza, senza pretendere che potesse rispondermi; spero che mi abbia perdonato se, come al solito, interloquisco l’autore dandogli del tu]

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[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 23/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: AMORE: come nella CARITAS IN VERITATE? O preferisci veritas in caritate o la carità è Dio?

 

2016.09.20 <tempi>: «Occidente, non ripetere l’errore della mia Svezia»: intervista a Erik Gandini, regista di “La teoria svedese dell’amore”. «Ci ha tradito l’idea che per stare bene non si deve avere bisogno degli altri». [CzzC: il '68 sdoganò il sesso libero: la frequenza dei rapporti sessuali in Svezia negli ultimi decenni è diminuita del 24%]

 

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SEGUITO DEL SOMMARIO

 

«amerai Il PROSSIMO tuo come stesso », il precetto universale che attraversa quasi tutte le fedi e le filosofie è forse il più complicato e impegnativo da osservare

 

L’Amore difficile ed altri tormenti. Un anelito oltre l’utopia?

 

Chi i conosce o che ha letto qualche mio scritto pubblicato da le "Voci dell'Altopiano" sa che la mia vita è trascorsa come se la Chiesa fosse una specie di lontano parente... Una realtà poco frequentata se non per i passaggi fondamentali di questa mia esistenza... Battesimi, Prime Comunioni, Cresime, Matrimoni, Funerali e, senza precise regolarità, Pasque e Natali. Non proprio infrequenti invece le visite per qualche privatissima pausa di meditazione. Eppure mi sento di appartenere se non pienamente alla Chiesa (diciamo che mi aggiro, meditabondo, sul sagrato...) almeno - e senza tante riserve - alla Tradizione Cattolica. Lì sono le radici, lì è il terreno dove sono cresciuto e vivo. Da qui la considerazione ed il rispetto da sempre nutriti per questa Religione che, unitamente ad un bel bagaglio di speranze e attese, potrebbe portarmi un giorno a dare un senso compiuto a questa vita.

Nel frattempo cerco di non derogare troppo dal dettato dei Comandamenti (che nei loro riflessi pratici, religione o no, rappresentano il minimo indispensabile per convivere con il prossimo) e, di tanto in tanto, mi soffermo in riflessioni che mi danno la misura di quanto sia vicino o, talvolta, speriamo di no, lontano dalla linea retta...

 

Riflessioni assolutamente personali (e perciò certamente un po' grezze) innescate dall'esperienza quotidiana... Da un po' di tempo continuo ad evocare quello che a me pare essere il più grande, esigente, impegnativo, difficile (e disatteso?), dei precetti... Quello consacrato dallo stesso

Gesù rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti: «Il primo è: "Ascolta, Israele, il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza". E il secondo è questo:

'Amerai il prossimo tuo come te stesso". Non c'è altro comandamento più importante di questo» (Me 12,29-31)

Ignorante come sono credevo si trattasse di una prescrizione esclusiva della tradizione Cristiana e Cattolica. Non è così. Gesù ha fatto una splendida sintesi di una richiesta divina richiamata senz'altro da molte altre Fedi e Filosofie...

- Bibbia Ebraica (Tobia, 4,15) «Non fare a nessuno ciò che non piace a te»

- Legge Ebraica in Levitico (19,18; efr anche 19,34) «Ama il prossimo tuo come te stesso»
[CzzC: come i coloni “amano” i palestinesi]

- Induismo (Mahabarata) «Ecco la somma della vera onestà: tratta gli altri come vorresti essere trattato tu stesso. Non fare al tuo vicino ciò che non vorresti che egli poi rifacesse a te»
[CzzC: con belli esempi di tolleranza?]

- Buddismo (Samyutta Nikaya v 353.35-354.2) «Uno stato che non è gradevole o piacevole per me, non deve esserlo neppure per lui, e uno stato che non è gradevole o piacevole per me, come posso io pretenderlo per un altro? »
[CzzC: gradevoli come con i Rohingya?]

- Buddhismo (Udana-Varga 5,18) «Non ferire gli altri in modi dai quali anche tu ti sentiresti ferito»

- Confucio (Chung-Yung, L'invariabile mezzo, n.13) «Chi ha il senso della lealtà e della reciprocità non è lontano dal giungere alla Via: ciò che non vuole sia fatto a sé non fa agli altri»

- Confucio (Lun-yù, I Dialoghi) «Il sapiente ha detto: la mia dottrina è semplice, e il suo significato è facile da penetrare. Essa consiste nell'amare il prossimo come se stessi»

- Taoismo (Thai-Shang, 3) «L'uomo buono deve compatire le cattive tendenze degli altri; rallegrarsi della loro eccellenza; aiutarli se sono in distretta; considerare i loro successi come i suoi propri e così i loro insuccessi»

- Giainismo (Sutrakritanga 1.11.33) «L'uomo dovrebbe comportarsi con indifferenza nei confronti di tutte le realtà mondane e trattare tutte le creature del mondo come egli stesso vorrebbe essere trattato»

- Zoroastrismo (Dadistan-i-Dinik 94,5) «Buona è soltanto quella natura che non fa agli altri ciò che non è buono per lei».

- Seneca (Lettere a Lucilio, lettera 47, sul trattamento umano degli schiavi) «Tratta l'inferiore come vorresti essere trattato dal tuo superiore»

- Marco Aurelio (Pensieri per ogni giorno, op. cit, p. 79) «Il bene maggiore è operare secondo la legge della propria ragione. Ma questa legge ti comanda incessantemente di fare il bene degli altri, come il massimo bene per te stesso»

- Voltaire (Lettere inglesi, n.42) «Mettersi al posto degli altri»
[CzzC: in Voltaire dell’
Écrasez l’Infâme]

- Islam (dai detti del Profeta Muhammad) «Nessuno di voi è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso»

- Dichiarazione Universale dei Doveri dell'Uomo, art. 4 «Tutti gli uomini dotati di ragione e di coscienza devono assumere responsabilità, in spirito di solidarietà, nei confronti di ciascuno e di tutti: cioè famiglie, comunità, razze, nazioni e religioni Ciò che tu non vuoi che ti venga fatto non farlo a nessun altro

Innegabilmente si tratta di una regola aurea che necessariamente ha attraversato quasi tutti i secoli ed i popoli.

La forza divina che contiene serve probabilmente a bilanciare, a riequilibrare e disciplinare quell'istinto di sopravvivenza, quell'anelito di immortalità e di eternità che ogni individuo alimenta anche con ferocia belluina arrivando a somministrare al prossimo, anche se non esplicitamente minacciati, ferite e morte. Fin troppo facile pensare ad un deterrente morale e culturale contro tutte le guerre che pur hanno punteggiato e punteggiano la storia dell'umanità. Deterrente che per funzionare ha tuttavia bisogno di raggiungere l'animo di tutti [CzzC: siccome sarebbe impossibile raggiungere l’animo di tutti, questo asserto significherebbe che “non può funzionare” e dunque sarebbe un’utopia. Invece c’è una spiegazione per andare oltre ... ma vado avanti a leggere, forse ti leggerò, Gianclaudio, dire anche tu quello che starei per dire io], specie degli "altri", quelli che altrimenti finirebbero per progettare invasioni, genocidi, sanguinosi razzismi, pulizie etniche e via uccidendo. Altrimenti, seppur per "legittima difesa", (e succede ahinoi, spesso) finiamo per allinearci ai cruenti modelli dei nostri "nemici". Ecco perché il tempo delle religioni, delle missioni, delle evangelizzazioni (e ri-evangelizzazioni...), delle conversioni è un tempo ancora attuale e necessario in tutte le società e culture. Il tempo delle genti di buona volontà non è finito. [CzzC: perfetto: educazione permanente, nuova evangelizzazione di generazione in generazione, perché questa verità determinante per la qualità della vita umana non si eredita coi cromosomi]

Di primo acchito quell'«Ama il Prossimo tuo come te stesso» mi sembra, e probabilmente è, un precetto "impossibile". Amare implica affetto, tenerezza, bene, calore, dolcezza, attenzione, cura, attaccamento, amicizia, presenza, vicinanza, desiderio, devozione, ardore, trasporto... Tutti sentimenti-ingredienti che, personalmente e in varia misura posso e riesco a provare solo per un numero ristrettissimo di persone... I figli, il coniuge, qualche amico (non tutti), qualche parente (non tutti). Evidentemente, e non voglio giustificarmi, il legame di sangue, la vicinanza fisica e le "svolte" che costoro hanno indotto nella mia vita sono determinanti non solo per l'intensità dei sentimenti ma anche per la loro specifica esistenza

[CzzC: fin qui è legge di natura ravvisabile per similitudine anche in animali di intelligenza inferiore alla nostra, in collegamento all’istinto di conservazione della specie, darwinianamente spiegabile].

Per come sono fatto, l'amore - il mio - per essere tale può solo essere prezioso e raro. Frazionato su molti o su tutti ne resterebbe, se mai ne resterebbe, ben poco per ciascuno

[CzzC: sì, se l’amore fosse una grandezza fisica misurabile ed equazionabile, ma c’è dell’altro ... ... ].

Eppoi (Amor c'ha nullo amato amar perdona, Dante, Inferno, Canto V, 103) come faccio - io - ad amare qualcuno che non conosco, cui sono indifferente o che, comunque, non mi ama? Nella sfera religiosa e morale credo che siano associabili ai sentimenti d'amore, anche virtù come carità, generosità, solidarietà e benevolenza... Ma anche in questi ambiti credo che la lontananza fisica, le relazioni episodiche, rarefatte e superficiali o mediate da terzi non riescono a commuovermi più di tanto. Coloro che riescono davvero ad amare compiutamente l'universo del genere umano, non solo come partecipazione emotiva interiore alle vicende del prossimo, ma anche e soprattutto sapendo tradurre i loro sentimenti in sollievo spirituale e materiale per gli altri, sono molto vicini alla santità indipendentemente dal loro credo religioso

[CzzC: esatto, ci stiamo avvicinando al discernimento efficace; rendere eroico il quotidiano e quotidiano l’eroico è qualcosa di più che eroico, e non  a caso tu parli di santità ... ; dunque intuiamo che, per praticare appieno questa “caritas in veritate”, potrebbe non bastare riconoscerne la bontà per il bene comune, potrebbe non bastare la filantropia, comunque incoraggiabile ed encomiabile, potrebbe non bastare nemmeno una religione ordinaria, forse occorre qualcos’altro ...]

Non penso solo agli eroici missionari dello stampo di Santa Teresa di Calcutta ma a tutti coloro che per vocazione e soprattutto per lavoro sanno mettere al servizio degli altri il meglio delle loro capacità e competenze professionali spendendole con passione, generosità e compassione.

Dai religiosi ai pompieri, dai medici agli ingegneri, dai tutori della legge ai volontari di ogni tipo, dagli infermieri ai lavoratori in genere. Insomma tutti quelli che nell'espletare un servizio che ha per beneficiario il pubblico, la gente e le persone ci mettono, oltre a sé stessi, anche il cuore

[CzzC: e non si vantano per questo, né usano le loro opere di carità o la loro eccellente professionalità a copertura di meno nobili intrallazzi, o per tirare consenso al loro partito o a compendio di inconfessati peccati].

E' cronaca di qualche tempo fa un fatto esemplarmente antitetico e comunque aberrante... Una persona è vittima di un grave incidente stradale proprio di fronte ad un ospedale. Il Pronto Soccorso è a meno di 50 metri, ma nessun addetto, pur informato e mobilitato, trincerandosi dietro speciosi regolamenti interni e normative sindacali si muove in soccorso del malcapitato. Si deve attendere l'autoambulanza che arriverà chissà quando da chissà dove con esiti molto incerti. Eppure regolamenti e norme vengono normalmente disattesi per uscire al bar per la pausa caffè o per parcheggiare l'auto in sosta vietata e via infrangendo le regole... Personalmente ho vissuto molto male un incontro con un cosiddetto volontario su un aereo per l'India che si recava laggiù per una imprecisata missione umanitaria per conto di un'organizzazione laica internazionale... Si recava in India diverse volte l'anno, all'arrivo c'era ad attenderlo un SUV. Grasso come un porcello di gennaio (occupava due sedili), col suo telefono satellitare ed il PC, alloggiava in un Hotel a 5 stelle. Con quello che poteva costare doveva essere capace di miracoli a profusione per essere davvero utile ai bisognosi di quel Paese...

Sono due esempi che propongo non per ricordare l'esistenza di individui, diciamo, gretti, ma solo per ribadire quanto siano davvero vicini alla santità coloro che regolano la propria vita sull'Amore universale.

«Non fare ad altri ciò che non vorresti fosse fatto a te » è l'umanissimo complemento al precetto di cui parliamo, certamente più a misura mia personale e di molti fra i comuni mortali. Azzarderei che potremmo anche non amarci compiutamente e profondamente ma che, per un minimo di bene comune, è assolutamente necessario astenerci da qualsiasi atto ostile nei confronti del prossimo. [CzzC: esatto, e fin qui arrivano quasi tutte le leggi umane di quasi tutti gli stati (con imperfezioni diffuse, ovviamente, e con gravi difetti in residui regimi totalitari e/o sotto Sharia). Con l’occasione aggiungerei una precisazione, relativa ai diversi intendimenti del termine ostilità: siccome per me potrebbe essere ostile un tuo atto che tu potresti intendere solo difesa preventiva o tentativo di correzione o doverosa punizione, entreremmo nella greppia dei giornalisti e dei magistrati con giudizi che a volte lasciano allibiti; pertanto, pur caldeggiando la necessità di astenerci da qualsiasi atto ostile nei confronti del prossimo, auspicherei che a livello mondiale si arrivasse a definire inequivocabilmente quantomeno il perimetro pur piccolo di una base di intendimenti effettivamente comuni sui diritti umani, anche a costo di chiudere il perimetro sulla sola astinenza dalla violenza fisica legale (tortura o pena di morte); non è già così? No, e se non par bene che viga la pena di morte in stati democratici (dove peraltro c’è ampia facoltà di difesa legale per minimizzarne casi di errata applicazione), assistiamo a ben peggiori violazioni legali dei diritti umani: vedi ad esempio come la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, laddove sostiene la libertà di cambiare religione (art.18) , la libertà di opinione (art.19) e di educazione (art.26.3), è stata ritenuta incompatibile con la Sharia e, dunque, a potenti nababbi l’ONU ha permesso che si costruissero una loro dichiarazione dei diritti umani: perché se non per salvare il loro mandatorio MALE FISICO all’apostata o al presunto blasfemo? Per poter dire che una nonna musulmana non può sposare un infedele (ciò in onta all’Art.16 della nostra dichiarazione)?].

Se questo in qualche modo alleggerisce il nostro coinvolgimento emotivo (altrimenti imposto dall'Amore nei confronti degli altri) sicuramente ne amplia a dismisura il ventaglio delle possibili violazioni. Praticamente tutto ciò che riguarda le relazioni col prossimo viene così considerato da questa sentenza. Ne viene censurata non solo la violenza fisica [CzzC: scusa, avevo scritto il commento precedente prima di leggere questa tua considerazione sulla violenza fisica: ma le nostre posizioni non sono contrapposte, anzi: converrai anche tu che, se non riusciamo ad accordarci a livello mondiale sul mettere al bando il MALE FISICO procurato legalmente, apriti o cielo per le ostilità non configuranti strettamente male fisico; stasera 30/03/2012 al TG3 h19,15 udivo dell’impennata di suicidi tra gli operai schiavi nella fabbrica cinese della Foxconn]; ma anche tutti quei comportamenti che, pur se non direttamente cruenti, sono ugualmente deleteri per la convivenza: dalle intemperanza verbali, alle offese, alle minacce, alle truffe, alle costrizioni, ai ricatti, alle subornazioni, alle imposture, agli inganni, eccetera, eccetera. Ho dimenticato qualcosa? Certamente, ma l'elenco diverrebbe lunghissimo, illeggibile ed inefficace... Certo che anche così sembra un peccaminoso repertorio mafioso... Implicitamente viene un po' rivalutato, ma solo un pochino, s'intende, il sentimento dell'indifferenza. Indifferenza che potremmo così considerare un male minore. Piuttosto di rischiare di innescare qualcosa di incontrollabile... Meglio ignorare!

Oggettivamente astenersi dal fare qualcosa è molto più facile e connaturato all'indole umana. Basta non agire ed il tempo scorre ugualmente e, senza il nostro contributo negativo, anche meglio. Fare qualcosa come AMARE è un impegno immane. Richiede la mobilitazione di energie rare per un tempo pressoché infinito. Una ricchezza davvero dell'altro mondo! Buona Pasqua a tutti!

[CzzC: bingo! Ero sicuro che con l’argomentare sincero, accorato e ben documentato che qui conduci, saresti arrivato a quello che anch’io ritengo il cuore della questione, quell’altro ... ... che ci vuole perché non ci alimentiamo di sola utopia: trattasi di una Una ricchezza davvero dell'altro mondo, ma non perché non sia possibile in questo mondo, bensì perché è quasi impossibile realizzarla senza la Presenza di un Altro, dell’altro mondo, Dio, che guarda caso è venuto apposta, Gesù Cristo, a svelarci questa possibilità di esperienza concreta, di nuova vita stando attaccati a Lui, bella per tutti, e lo dimostrò col suo sacrificio, dopo averci additato un Amore che va oltre la filantropia, la correttezza, il rispetto dell’altro, la reciprocità, quell’Amore dell’ “amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano” [Luca 6,27-35], che implica fra l’altro il PERDONO CRISTIANO (ne parlai così con amici): e non basta il Libro per impararlo, ma occorre la continuità della sua Presenza che è incarnata dalla Chiesa, che, pur con tutti i suoi limiti, continua ad incoraggiarci e a guidarci alla sequela di Cristo (vedi Educazione ed Evangelizzazione). E non senza oppositori nella cultura dominante, che, magari senza dichiararlo apertamente, la pensa alla maniera di tante menti illuminate tra cui Nietzsche che ritengono Cristo responsabile di aver introdotto nel mondo la peggiore delle nefandezze, cioè «ama il prossimo tuo come te stesso», perché confliggerebbe con la selezione naturale dei più forti in lotta di sopravvivenza, dal che i sistemi produttivi funzionano meglio col darwinismo sociale]

Gianclaudio ANDREOLLI

[CzzC: se qualche mia osservazione ti paresse errata, o impropria, ti sarei grato se mi facessi correzione fraterna; se mi son permesso di scrivere tanto, scusa del tempo che ti ho fatto perdere, e confesso che l’ho fatto per egoismo, presumendo che argomentando con te sul rapporto fede-ragione potrei solo guadagnarci. Ciao.]