SOFFERENZA vista da VOLTAIRE nel TERREMOTO di LISBONA

il 2018.09 trassi da questo <pannello.jpg> della Mostra Giobbe, quanto scrisse Voltaire dopo aver visto il terremoto di Lisbona con bambini straziati dalle macerie:

anche Voltaire allontanandosi dai "suoi amici" (come Leibniz, Pope e Rousseau, avvocati difensori di una fredda Provvidenza, della giustizia divina) si rivolge a un Dio che possa spiegare la sua opera: quale che sia la nostra decisione c'è da tremare infatti: nulla conosciamo e nulla è senza tema. Muta è Natura e invan la interroghiamo: ci occorre un Dio che parli all'uomo; aspetta a lui di spiegare l'opera sua, di consolare il debole e illuminare il saggio

(<google>Voltaire poema sul disastro di Lisbona o analisi della filosofia del Tutto è bene).

[CzzC: qui Voltaire addossa a Dio la colpa dell'incomprensibile enigma, rivolgendosi a lui come se fosse esistente ancorché sordo e muto; ma poi Voltaire farà la sua scelta atea accampando il principio di non contraddizione così: se Dio è onnipotente e permette il male, è cinico e crudele; se non lo può impedire non è onnipotente, quindi non esiste.

Sempre accampando sillogisticamente il principio di non contraddizione il catechismo dice (art. 311 e 412) che Dio è onnipotente e permette che il male accada per un intento di bene superiore che magari non riusciamo a vedere; io eccepisco e preferisco arrestare il razionalismo davanti al Mistero del dolore innocente, e credere che Dio si è incarnato non per spiegarlo sillogisticamente, ma per soffrire con noi, per fare in modo che la nostra familiarità con Lui prevalga su dubbi e timori generati dal dolore, apparentemente contraddittorio con il suo amore; la risposta divina non è stata una spiegazione, ma una presenza buona: l'uomo ha un Tu a cui rivolgere le sue domande di senso, Gesù, volto concreto della misericordia del Padre. Non mi piace la dottrina della retribuzione.]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 26/01/2023; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: sofferenza, il dolore innocente: Dio permette il male? Giobbe; un Dio punitivo come visto da Paneloux? Dottrina della retribuzione? Ho il diritto di poter essere involontariamente di sofferenza per altri? il Vangelo della sofferenza; il male; dignità umana, fine vita, disabilità, bioetica; evitare fideismo

 

2023.01.27 Giornata della memoria, riassumo da <fb> estratto da Giacomo Biffi: il più grande ostacolo a credere è l’enigma del male innocente; … è stato detto che dopo Auschwitz non è più possibile credere in Dio …ma potrebbe essere vero il contrario: il male per chi non crede è un assurdo irredimibile, mentre per chi crede diventa un «mistero», cioè una realtà che, essendo più alta di noi, proprio per questo ci può salvare dalle nostre contraddizioni. (Vocabolario della fede). Vedi anche commento di Luigi Accattoli.

 

2020.03.14 ritengo che sia più un'ironica provocazione che un'offesa ai credenti questa postilla <jpg> al "Dio ci ama" in tema di coronavirus; provocazione che raccolgo per commentare l'enigma della sofferenza del dolore innocente, che fa perdere la fede in Dio a tanti, come accadde a Voltaire col terremoto di Lisbona; non credo a un Dio punitivo come visto da novelli Paneloux; mi sovvien della mostra su Giobbe, il cui grido assomiglia a quello dei nostri coetanei, una domanda di senso che, irrisposta, può tradursi in litigio con un presunto volto di Dio. La risposta divina, con Gesù, non è stata una spiegazione dell'enigma, ma una presenza buona: l'uomo ha un Tu a cui rivolgere le sue domande di senso, Gesù, volto concreto della misericordia del Padre.

 

↑2018.09.08 dalla mostra/Meeting Giobbe e l'enigma della sofferenza traggo questo <pannello.jpg> che si riferisce a quanto scrisse Voltaire dopo aver visto il terremoto di Lisbona con bambini straziati dalle macerie: anche Voltaire allontanandosi dai "suoi amici" (come Leibniz, Pope e Rousseau, avvocati difensori di una fredda Provvidenza, della giustizia divina) si rivolge a un Dio che possa spiegare la sua opera: quale che sia la nostra decisione c'è da tremare infatti: nulla conosciamo e nulla è senza tema. Muta è Natura e invan la interroghiamo: ci occorre un Dio che parli all'uomo; aspetta a lui di spiegare l'opera sua, di consolare il debole e illuminare il saggio. [CzzC: Voltaire farà la sua scelta atea accampando il principio di non contraddizione così: se Dio è onnipotente e permette il male, è cinico e crudele; se non lo può impedire non è onnipotente, quindi non esiste. Sempre accampando sillogisticamente il principio di non contraddizione il catechismo dice (art. 311 e 412) che Dio è onnipotente e permette che il male accada per un intento di bene superiore che magari non riusciamo a vedere; io eccepisco e preferisco ... come pure eccepisco rispetto alla dottrina della retribuzione e a quella di un Dio punitivo : continua]

 

↑2014.11.17 <blitz>: “Allo stesso modo di Auschwitz, per me il cancro è diventato la prova della non esistenza di Dio”: Umberto Veronesi sintetizza così il proprio percorso di allontanamento dalla fede. <cinquecolonne>: gli risponde ZichichiLa scienza non ha mai scoperto nulla che sia in contrasto con l’esistenza di Dio. L’ateismo, quindi, non è un atto di rigore logico teorico, ma un atto di fede nel nulla ... Se c’è una logica deve esserci un Autore. L’ateismo, partendo dall’esistenza di tutti i drammi che affliggono l’umanità, sostiene che se Dio esistesse queste tragedie non potrebbero esistere. Cristo è il simbolo della difesa dei valori della vita e della dignità umana. Che sia figlio di Dio è un problema che riguarda la sfera trascendentale della nostra esistenza. Negare l’esistenza di Dio però equivale a dire che non esiste l’autore della logica rigorosa che regge il mondo. Tutto dovrebbe esaurirsi nella sfera dell’immanente la cui più grande conquista è la scienza”.