Ci si mette anche il Vescovo GIUSEPPE CASALE AD INFIERIRE SUI PAPASUCCUBI

con un bel campionario di Leitmotiv catto-protestanti: cattolici plaudenti, cattolici che vivono tranquilli nelle loro posizioni di comodo, all’ombra dell’autorità, piatto-conformisti con mancanza di creatività:; l’8x1000 è centralizzazione e verticismo CEI; Avvenire non serve, anzi può diventare dannoso; il Vaticano ha paura di affrontare il mondo moderno.

E l’ingiuriante capta applausi goduriosi con supplemento di invettive: sfacciati clericali ... anni di popolatria.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 11/12/2021; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: Leitmotiv del dissenso tifosi della scuola di Bologna e dei teogliboni

 

↑2011.10.19 Aldo Maria Valli si complimenta con l’emerito Vescovo per i Leitmotiv in sommario e rincara "SFACCIATI CLERICALI.... anni di POPOLATRIA». Evidentemente questi epiteti non sono anatemi, perché, altrimenti sarebbero stati bloccati, come dichiarato dal sito che li pubblica e che precisa il suo progetto rispettoso degli altri Vinonuovo.it «Non è con gli anatemi che ci si aiuta a vicenda ... ed essendo il Forum di vinonuovo.it moderato - gli interventi dei lettori non entrano in automatico, ma vengono prima letti da uno di noi - dichiariamo fin da subito che bloccheremo tutti quelli che non rispetteranno ...»]

Il 13/01/2011 fui invitato da un amico del gruppo di mini-rassegna-stampa a leggere il suo sito www.vinonuovo.it per riferirgli un parere, mi soffermai su questo articolo (hcopy), rilanciato da quest’altra pagina di vinonuovo.it, perché attinente la mia sensibilità in ambito fede-ragione-educazione. All’amico posi qualche domanda e feci qualche proposta di miglioramento del sito, di cui una riprendo in calce[1] perché attinente all’uso del termine nostro, e gli spiegai pure le ragioni per cui desidero che i miei commenti NON siano pubblicati su Vinonuovo.it]

Riformare la Chiesa (tratto da da Vinonuovo.it)

di Giuseppe Casale [CzzC: Vescovo emerito] - 10 giugno 2010

La Meridiana

La recensione di Aldo Maria Valli.

Sentite questa: «Le inquietudini del post-Concilio hanno condotto a sopire, a mettere il silenziatore sulle voci del dissenso, sulle richieste di una più fedele attuazione degli orientamenti conciliari. L’unità è stata intesa come piatto conformismo, mancanza di creatività, adesione a programmi studiati a tavolino e non rispondenti alle urgenze dell’ora presente». E quest’altra: «Messe a tacere le voci che invocavano riflessione attenta, confronto sereno, verifica del rapporto Chiesa-società, si sono fatte forti e insistenti le voci dei cattolici plaudenti. Cattolici che vivono tranquilli nelle loro posizioni di comodo, all’ombra dell’autorità».

È musica per le vostre orecchie di cattolici che volete bene alla Chiesa ma proprio per questo soffrite nel vedere come questa Chiesa sia ricaduta nel clericalismo più sfacciato? È una dolce melodia per voi che non vi stancate di battervi per una riforma della Chiesa in senso evangelico, eliminando i retaggi del temporalismo e i privilegi ottenuti dal compromesso con il potere politico? Bene, sappiate che questa sinfonia non è uscita dallo spartito di qualche membro arrabbiato delle Chiese di base o di qualche superstite reduce del dissenso cattolico. No. Parole e musica sono di un pastore di Santa romana Chiesa. Emerito, cioè in pensione, ma comunque successore degli apostoli in quanto vescovo. Il suo nome è Giuseppe Casale e il libro che ha scritto (Per riformare la Chiesa. Appunti per una stagione conciliare) è tanto piccolo nelle dimensioni (78 pagine, 12 euro, edizioni La meridiana) quanto grande per il senso di speranza che regala, come una bombola di ossigeno per chi non ne può più di conformismo eretto a sistema, di appiattimento culturale, di mancanza di coraggio, di documenti calati dall’alto, di emarginazione dei laici più svegli, di burocratici yes men che devono la loro ascesa alla totale mancanza di idee personali.

A tratti il libro ha accenti che ricordano l’Antonio Rosmini (di recente beatificato ma in sostanza dimenticato) delle Cinque piaghe, il don Mazzolari di Anch’io voglio bene al Papa, il don Milani di L’obbedienza non è più una virtù. Proprio perché animato da amore per la Chiesa, monsignor Casale, che prima di diventare emerito è stato vescovo a Foggia, a un certo punto si rivolge al Papa con «un invito affettuoso e fraterno» e gli chiede se per caso «non avverte egli stesso lo stridente contrasto fra il ruolo di massimo rappresentante di una comunità di fede e quello di capo di uno Stato con tutti gli onori e gli oneri che ne conseguono». Sulla questione specifica si può discutere, ma quello che colpisce è il fatto che il monsignore si rivolga al Papa. Pensiamoci: chi lo fa più? Chi osa interpellarlo? Chi gli pone domande fraterne? Anni di papolatria ci hanno disabituati. Non ne siamo più capaci. [CzzC: Chi? Chi?  Il nostro fa una domanda retorica ben sapendo che si potrebbe rispondergli con molti nomi; gliene indico a mio avviso uno a caso, un certo Renner, che non solo osa, ma, in prossimità della visita del Papa a Bressanone, arrivò ad incalzare in merito i confratelli sacerdoti, peraltro sentenziando che “tutto viene insabbiato e si affossa nel muro di gommapiuma della curia]

Monsignor Casale è convinto che se il Papa si scrollasse di dosso il fardello rappresentato dal suo essere anche un capo di Stato «acquisterebbe una maggiore libertà e indipendenza» perché sarebbe «tenuto a rispettare la sola fedeltà al Vangelo, senza piegarsi alle esigenze del rapporto politico», e «cadrebbe tutta la struttura di rappresentanza che costringe tante volte il Papa a seguire le vie della diplomazia invece di quelle della profezia». Confesso che quando ho letto queste righe mi sono stropicciato gli occhi. Ripeto: sulla proposta si può discutere, ma non immaginavo che dentro la Chiesa, in questi tempi di clericalismo, conformismo e mimetismo, ci potesse essere ancora un pastore capace di tanta schiettezza [CzzC: i dissenzienti sedicenti profeti o proclamanti profeti altri dissenzienti (come Renner dal pulpito della mia chiesa definì profeta Cristelli e disse che il defunto Vescovo aveva la pistola fumante per aver appena fatto fuori un profeta) si riconoscono facilmente per questo linguaggio tronfio di superiorità teologico-morale, sputante aggettivazioni pesanti sui fratelli di fede che, pur senza rendere offesa per non fare il gioco del Nemico, non si piegano a cotanta profezia, anche a costo di sentirsi additati da quei profeti come volta pagina del Concilio Vaticano secondo, controriformatori, spinti dal vento nostalgico di un'ideologia conservatrice che si arzigogola a buttare il CV2 nel Tevere, sfacciati clericali, piatto conformisti, mimetici, mancanti di creatività, aderenti a programmi studiati a tavolino, cattolici plaudenti in anni di popolatria, che vivono tranquilli nelle loro posizioni di comodo, all’ombra dell’autorità. A fronte di cotanto livore preferisco riconoscermi più tra gli infamati che con l’infamatore. Ben altro che queste bassezze mi sta a cuore, e con la mia posizione di comodo, all’ombra dell’autorità, confesso che

- eccetto durante le 7 ore di sonno, dedico il mio tempo in carità materiale, spirituale e intellettuale (di rosminiana terminologia);

- a proposito di Rosmini, che gli infamatori vorrebbero invocare loro partigiano, sospetto che egli li redarguirebbe nel merito e nel metodo della loro presunta profezia;

- riguardo all’interpretazione del CV2, mi fido dell’insegnamento della Chiesa guidata dal Papa[2] e dai Vescovi a lui più fedeli, e affermo che questo insegnamento mi corrisponde in termini di fede-ragione e nella realtà dei fatti, quella realtà legata all’esperienza di vita mia, dei miei cari, e di tante persone vicine e lontane che incontro mendicanti Cristo, talvolta senza accorgersene, perché mendicanti pienezza di significato della loro vita, quindi bisognosi della salvezza da lui portata, pur talvolta depistati da sedicenti illuminati;

ammetto che tale inganno non è sempre facile scoprire, e perfino chi cerca sinceramente di discernere (io stesso) potrebbe finire suo malgrado per ingannare se stesso e il prossimo; è anche per ridurre le cadute in questa tentazione che ringrazio Cristo per averci dato una guida presente (enorme responsabilità, facile bersaglio, non prego abbastanza per lui) a capo della nostra Chiesa;

la Chiesa non è fatta solo dal Papa, certo, ma con diverse responsabilità dai Vescovi, dai consacrati, dal Christifideles laici: confesso al riguardo che nella urgenza quotidiana di riflettere e decidere sommariamente uso talvolta un metodo molto approssimativo: “tra due maestri convincenti scegli chi meno è maestro di odio; tra due moderni sedicenti profeti non sceglierne alcuno”; metodo sbrigativo, ma che col senno di poi trovo così efficace …].

Lo stesso dicasi per numerose altre questioni. Prendiamo la riflessione sul sistema dell’otto per mille, vigente in Italia dal 1984 dopo la nuova intesa concordataria tra governo e Chiesa cattolica. Al monsignore non piace «la centralizzazione del sistema di erogazione dei contributi al clero e alle diocesi che è praticamente gestito dai vertici della Cei» (con i preti diventati «salariati dipendenti»), non piace la costosa pubblicità fatta per invogliare i cittadini a destinare l’otto per mille alla Chiesa, e soprattutto non piace che l’idea portante del sistema sia «firmate che tanto non costa nulla» perché al contrario «il sostegno alla Chiesa, se si crede sul serio, deve costare qualcosa, deve essere fatto con sacrificio e deve comportare anche una responsabilità nella gestione». [CzzC: forse è pure ignorante o ingannante dissimulatore, visto che non dice che, oltre all’8X1000 ci sono le offerte deducibili, che costano] Quanto sarebbe meglio, dice, sperimentare «il versamento libero della decima e dar vita a una effettiva partecipazione dei fedeli», e come sarebbe bello vivere il rapporto di «famiglia diocesana» che partecipa responsabilmente ai beni da condividere. Eh sì, il monsignore parla fuori dai denti, e aggiunge che, come diceva il suo conterraneo don Tonino Bello, la Chiesa dovrebbe rinunciare ai segni del potere e diventare la «Chiesa con il grembiule», che si abbassa a lavare i piedi degli ultimi. [CzzC: il pregiudizio ideologico e un pizzico di malafede del nostro, si evince dal mancato aggancio, elementare in questo contesto: qui infatti il nostro avrebbe dovuto dire «io ad esempio faccio il sacrificio di contribuire con le erogazioni liberali previste dalla stessa normativa dell’8x1000». Mi chiedo se il nostro sia contrario anche alle offerte liberali perché concordatarie, retaggi del temporalismo e privilegi ottenuti dal compromesso con il potere politico, ancorché esplicanti l’effettiva partecipazione dei fedeli. Ma no, il nostro conosce certamente le erogazioni liberali previste dal concordato, e, se le pubblicizza meno di quanto faccio nel mio piccolo, forse è perché preferisce pubblicizzare la sua terminologia, supposta scevra da compromesso con il potere politico. Mi verrebbe da chiedere al nostro se egli è sicuro di non essere usato dal potere politico a lui più simpatico, quantomeno cromaticamente, ma non m’allargo in politica e gli faccio notare, che, quanto a giudizio positivo sull’8X1000, è stato “scavalcato” dai fratelli Valdesi, da lui ritenuti cristiani più adulti e democratici dei fratelli cattolici troppo allineati col Papa capo di stato. Singolare la consonanza del nostro con quel Cristelli (setacente don), il quale da decenni rinfaccia al Papa il potere sul Vaticano[3].

Il mio tono non sia inteso per offesa, ma solo per presunto e non presuntuoso aiuto al discernimento, in tentativo di correzione fraterna reciprocabile, in sequela di Cristo assieme a tanti altri suoi seguaci, ovviamente anche quelli che qui non mi condividerebbero; disponibile ad ascoltare la correzione dalla Chiesa e dei fratelli in buona fede].

Il libretto è pieno di queste riflessioni chiare. Monsignor Casale chiede un forte recupero dello spirito di laicità. Scrive: «Non vorremmo ritrovarci nelle piazze a cantare, come una volta, Al tuo cenno, alla tua voce, un esercito ha l’altar». La testimonianza evangelica non si fa in piazza e non si fa contro gli altri. E poi: la Chiesa non va identificata con il Papa, il quale «non deve correre il rischio di oscurare gli altri vescovi»,  perché «la vita cattolica si svolge nelle Chiese locali sotto la guida dei vescovi uniti al Papa».  E poi ancora: perché oggi non abbiamo personaggi tipo De Gasperi, La Pira o Lazzati ma quasi esclusivamente laici più clericali dei preti e dei vescovi?

Quante domande fa il monsignore! E quante verità dice: nella Chiesa «viviamo in un clima di unità fittizia», perché «il conformismo non è unità» e bisognerebbe preparare momenti in cui sia possibile dirci tutta la verità. Per esempio: un giornale cattolico [CzzC: AVVENIRE ndr] come fa a favorire il dialogo fra tutte le componenti della Chiesa se, essendo di proprietà dei vescovi, diventa la loro voce (anzi nemmeno, perché è diventato la voce «solo del vertice Cei»)? Un giornale così «non serve» e «anzi può diventare dannoso». Ripeto: si può essere o meno d’accordo, si può discutere, ma oggigiorno, nella Chiesa, chi osa porre queste domande? [CzzC: direi al nostro: vedi che ti ho già fornito a titolo di esempio due nomi, tra cui un’aquila, dotati degli amplificatori offerti loro dalla simpatia dei mass-media pilotati dalla cultura dominante. Chi osa porre domande? Nella mia famiglia e nella comunità educante in cui viviamo cerchiamo, senza presunzione, di far crescere i figli nostri o affidatici con RISPOSTE oltre che suscitando domande; rispettiamo con amore la loro libertà, ma non possiamo non indicare loro i nostri MAESTRI, laddove vedessimo che saprebbero rispondere meglio di noi (grazie Chiesa cattolica); non possiamo non suggerire le COMPAGNIE e le LETTURE che sperimentiamo più efficaci per noi stessi nel fare incontrare l’uomo con Cristo, la massima “fortuna” per il bene comune; ed anche per questo vendo oltre 10 copie di AVVENIRE dopo ogni Messa domenicale nella mia Parrocchia, pur guidata da una linea pastorale che mi pare plaudire più te che me].

Il Concilio, dice monsignor Casale, è ancora vivo. E proprio perché vivo, nonostante i tentativi di farlo diventare un reperto da museo, invita gli uomini e le donne di buona volontà, e che vogliono davvero bene alla Chiesa e al Papa, a «uscire in campo aperto». Sentite il bisogno di una bombola d’ossigeno? Comprate questo libro. [CzzC: il nostro potrebbe aggiungere “e se, comunque, aveste ancora bisogno della bombola, non comperate quelle made in Vaticano, ho prodotti migliori da darvi, visti in TV, in VT e in questo sito; e vi fanno fare più strada nel mondo]


[1] [CzzC: non so se sia tecnicamente possibile, data la libertà dei bloggers, ma sarebbe utile per i visitatori che sul blog fosse reso più chiaro il discernimento tra le parole dei commentatori (qui G.Ber.; A.M.Valle) e le parole degli autori da essi invocati (qui P.Cortesi; G.Casale); il nome dell’autore sotto il titolo rischia di far intendere sua farina anche quella del commentatore; in difetto, mi riferirò a loro nel commento con il solo termine “nostro” lasciando al lettore, come meglio crede, intendere autore o commentatore; per parte mia tolgo dubbi prefissando ogni mia frase con CzzC]

[2] Qui leggiamo « perché la recezione del Concilio, in grandi parti della Chiesa, finora si è svolta in modo così difficile ? Ebbene, tutto dipende dalla giusta interpretazione del Concilio – come diremmo oggi – dalla sua giusta ermeneutica, dalla giusta chiave di lettura e di applicazione. I problemi della recezione sono nati dal fatto che due ermeneutiche contrarie si sono trovate a confronto e hanno litigato tra loro. L’una ha causato confusione, l’altra, silenziosamente, ma sempre più visibilmente, ha portato e porta frutti. Da una parte esiste un’interpretazione che vorrei chiamare – aggiunge il Santo Padre –ermeneutica della discontinuità e della rottura; essa non di rado si è potuta avvalere della simpatia dei mass-media, e anche di una parte della teologia moderna. Dall’altra parte c’è l’ ‘ermeneutica della riforma, del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato; è un soggetto che cresce e si sviluppa, rimanendo però sempre lo stesso, unico soggetto del popolo di Dio in cammino” (cf. Benedetto XVI, Insegnamenti, vol. I, 2005, Ed. Vaticana, Città del Vaticano 2006, pp. 1023 sg.).»

[3] ad es. su VT#37/2010 pag 46 «Stridono fortemente ancora in IT la permanenza del Vaticano come Stato con tutti i suoi poteri ...». Un alto esponente di VT, settimanale di cui ero allora fiduciario, tentò di confortarmi in merito così “Non credo che Cristelli scriva solo idiozie”