Newsletter 2018.08 al gruppo di mini rassegna stampa per amici.org

Ogni circa 30 giorni estrapolo per amici, con filtro sui diritti umani, alcuni degli articoli che commento nel corso del mese attingendo da varie fonti informative (tra le quali Avvenire, Asia news, il Sussidiario, La Stampa, Vita Trentina, Corriere, Repubblica, ...); se tu desiderassi ricevere tale newsletter via email, potresti farmi richiesta di iscrizione nella mailing list e poi eventualmente revocarla (qui come fare)

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 31/08/2018; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: il cinismo dei potenti devoti di Marte e della dea pecunia millanta difesa dei diritti individuali di prestanti, ma glissa o tace complice davanti alle sofferenze dei più fragili e sfruttati in darwinismo sociale

 

È possibile ridurre la disoccupazione italiana aumentando il già enorme debito/pil ed evitando i sacrifici fatti ad esempio dal Portogallo? Pensiamo di uscire dalla crisi incolpando altri Paesi?

 

   Se tu mi chiedessi che c’entra questo titolo-interrogativo con il solito filtro sui diritti umani dichiarato in sommario, ti direi che c’entra per diritti basilari (come quello al lavoro) compromessi ai nostri giovani, del che è responsabile la mia generazione perché “la ga magnà el but” (ha mangiato il germoglio) alla successiva, addossandole sulle spalle un immane debito pubblico esposto alla speculazione straniera, debito/pil impennatosi in 25 anni dopo il ‘68 con una sconsiderata spesa in deficit, un rapporto che non possiamo ulteriormente aumentare, nemmeno per gli investimenti necessari ad aumentare l’occupazione e, dunque, abbiamo configurato un latrocinio generazionale che dobbiamo correggere.

 

   Già prima delle elezioni politiche di marzo 2018 era diffuso il timore, quantomeno tra gli economisti con più provata lungimiranza, che si sarebbe potuta compromettere la nostra uscita dalla crisi e la ripresa dell’occupazione, se la nostra economia avesse imboccato conduzione propensa ad incrementare il rapporto debito/pil, anziché a contenerlo; chi si è sollevato da situazioni critiche comparabili alla nostra, l’ha fatto con spending review, non aumentando la spesa assistenziale o diminuendo le aliquote fiscali: sarebbe inutile citare contro-esempi incomparabili,

- come il Giappone (i cui BOT sono in mano a giapponesi, quindi non esposti alla sfiducia di prestatori stranieri)

- o come gli USA che han potuto spalmare sul mondo l’effetto inflattivo del loro aumento di debito, perché la maggioranza della ricchezza mondiale è denominata in dollari

- o come altri Paesi che partivano da un basso rapporto debito/pil.

 

   I compratori internazionali dei nostri BOT, vista la suddetta propensione al deficit dei nostri governanti, temono che non riusciremo a restituire bene il debito (inaffidabilità, rating BBB): nello scorso mese di giugno hanno venduto debito italiano per 38,2 miliardi e, per convincerli a comperare nella recente asta BOT, <ecoBg> il tesoro ha dovuto offrire rendimenti del 3,5%, e avrebbe dovuto pagare anche di più se non fossero intervenuti BCE e nostre banche a comperare; siamo così con spread verso i 300 punti base <corriere qnet s24h>, il che comporta un maggior costo al nostro tesoro 100 volte maggiore di quanto lo stato risparmierà abolendo i vitalizi correnti; non che sia sbagliato abolirli, anzi, il provvedimento è simbolicamente importante, ma a rischio incostituzionalità, per superare il quale occorrerebbe, piuttosto, un perequatore graduale delle pensioni che valga, non solo per i parlamentari, ma per tutte le laute pensioni immeritate rispetto ai contributi versati: questa sì sarebbe giustizia generazionale, sana spending review, liberazione di risorse per investimenti necessari ad incrementare l’occupazione giovanile.

 

   Lo scorso anno l’Italia aveva prospettato all’Europa che per il 2019 ci saremmo limitati ad un deficit dello 0,9%; <stampa> i 2 vicepremier vorrebbero sfondare il 3%; il ministro dell’economia mira all’1,5% di deficit (+10G€ di sforamento da farsi concedere in Europa); speriamo che il DEF2019 (dovrà essere presentato entro fine settembre) sgami le illusioni contabili ed eviti di mandare lo spread fuori controllo; speriamo che qualcuno non conti sulla mobilitazione degli italiani contro l’Europa, come se fosse colpa degli altri se non riuscissimo a fare i conti giusti, un corretto bilancio Entrate-Uscite come nelle buone famiglie e come ha fatto ad esempio il Portogallo per uscire dalla crisi; altrimenti, anziché sperare nella correzione del latrocinio generazionale, si ripeteranno gli errori del passato che lo generò con deficit sconsiderato in conto posteri.

 

→Newsletters segnalate nei mesi e negli anni precedenti