La CAPACITÀ DI ACCOGLIENZA degli immigrati ha dei limiti oggettivi?

Se potessimo ragionare a capacità infinite, potremmo non solo prenderci cura di tutti gli allogeni che arrivano da noi, ma anche invitarne di più a venire: purtroppo le capacità sono finite ed allora attenzione anche ai rischi tenuto conto che certi potenti potrebbero farci alterare le priorità per perpetrare loro interessi perfino con l’atavico stratagemma del divide et impera.

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[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 28/01/2022; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: diritti umani, fraternità, povertà, accoglienza, delinquenza

 

2019.08.15 <giornale> Il Cardinale nigeriano Francis Arinze mette in guardia verso l'immigrazionismo: “Ogni governo ha bisogno di determinare quante persone può ospitare ... Accoglierli senza dar loro prospettive non è la soluzione”. Vedi anche il cantante Abdul Embalo, 27 anni, del Gambia ex-profugo rientrato che oggi scrive canzoni per disincentivare l’emigrazione. Lo ha fatto con l’aiuto dell’associazione Mani Tese di Torino.

 

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10/10/2015 botta e risposta sul tema.

All’amico che mi dice «respingimenti? Non li rivogliono indietro: intanto prendiamo tutti, prendiamoci cura di loro» rispondo: «se potessimo ragionare a capacità infinite, potremmo non solo prenderci cura di tutti quelli che arrivano, ma anche invitarne di più ad arrivare: invece il concetto di capacità infinite viene abusato

- dalla parte sbagliata della testa dei nostalgici del '68 che con tale utopia, dismesso l'eskimo per la cravatta, si sono assegnati i privilegi con i quali produssero un debito pubblico >2,3T€ e conseguente immane latrocinio generazionale

- da certe matrici della cultura dominante che si sottraggono alla selezione delle priorità, alterandole per perpetrare loro interessi perfino con l’atavico stratagemma del divide et impera.

La realtà non è di capacità infinite, ma di risorse pubbliche limitate, da impiegare selezionando le priorità: per far fronte alle spese della nostra assistenza l’IT ha tagliato i fondi per i nostri ragazzi handicappati, uno dei quali io assisto (ad esempio ieri e l'altro ieri per 2 mezze giornate) per sollevare i genitori (usiamo fatti, non parole, risorse nostre prima di parlare di quelle degli altri e di tutti: troppo facile privatizzare i guadagni e socializzare le perdite, altra invenzione dei suddetti nostalgici, come il vietato vietare). Se prioritario dovesse essere salvare tutti i profughi, ma non bastassero le risorse per accogliere tutti i migranti, la UE potrebbe decidere di iniziare a respingere alcuni migranti dimostrati essere di tipologia "economici", e questo solo inizio potrebbe configurare un disincentivo moderante nuovi arrivi della stessa tipologia e riducente il numero di vittime di traversata e sfruttamento»

All’amico che replica «chi ha avuto la sfiga di nascere dalla parte sbagliata non deve essere discriminato. Si stanno semplicemente riprendendo quel che noi gli abbiamo rubato» aggiungo: «magari gli allogeni si riprendessero quello che gli avessero rubato i nababbi nostri e loro, titolari di fondi sovrani o di fondi in paradisi fiscali! La realtà è che, quando gli allogeni prendono la nostra assistenza, riducono necessariamente la quota di assistenza e salari dei nostri indigeni di ceto medio-basso (ai nababbi non serve l'assistenza pubblica o la contrattazione salariale): per nababbi intendo gli gnomi dell'alta finanza petroldollarata, sia occidentali sia wahhabiti, i quali, guarda caso (la massoneria l’ha esplicitato e M5S ha rivelato che gli Usa finanzierebbero il traffico di migranti dalla Libia all'Italia) proclamano la necessità di spesare tutti gli allogeni in arrivo, ben sapendo che così risulta più facile soggiogare i sudditi: infatti vedi quanto sempre meno contino i nostri sindacati e come oggi certi cinici datori di lavoro possano dire al dipendente (cosa che 25 anni fa non potevano dire): «o accetti queste condizioni, o fuori dalla porta ho 10 allogeni pronti a prendere il tuo posto»: si tratta del cinico ma sempre efficace stratagemma del divide et impera. Ovviamente chi lavora nel pubblico o parapubblico a posto garantito non ha di questi problemi, per ora.