ultima modifica il 15/09/2020

 

Giorgio Grigolli e don Cristelli su VT contro Cl e il suo Meeting invocano il vate Gad Lerner

Correlati: cattolico adulto e democratico vede oltre le vedute e i timbri di Roma

Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

- Grigolli/Lerner: Cl si configura quasi come una Chiesa privata, ben sintonizzata con gli umori più profondi della destra italiana … Parlo di Chiesa privata perché Cl non solo si contrappone, come e più di sempre, al cosiddetto cattolicesimo democratico. Ma si distanzia dal giudizio critico sulla classe dirigente pronunciato dalla Cei…

- il Cristelli setacente don: all'inizio della messa si confessa di “aver molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni”. Ed è sulle omissioni che commento il Meeting di Comunione e Liberazione che con il loro silenzio urlano e rivelano il modo effettivo di pensare, di dire e di agire.

 

 

Traggo da Vita Trentina 31 Ago 2010 Pag 20: Cultura

Giorgio Grigolli

Ma il giudizio di Bagnasco resta solitario ed eloquente...

Tanta burrasca così, in pieno agosto, non l’avevo fin qui registrata. Dico delle voci ufficiali dell’ecclesialità contro Famiglia cristiana, settimanale, martellato in pubblico il direttore don Antonio Sciortino, direttore responsabile. Con il corrucciato pollice verso anche da parte di eminenze laiche nel recente Meeting di Comunione e Liberazione, a Rimini. Il tocco iniziale ce l’aveva messo Beppe Del Colle, editorialista, flagellato pure lui. Da giornalista capace di giudizio, stagionato commentatore, aveva osato destinare accenti critici a Berlusconi.

In un quadro episodico, qui limitato all’essenziale, ecco una partenza polemica in concatenati sviluppi, la chiamata in giudizio del settimanale nell’assemblea ciellina di Rimini. La voce eminente è subito quella del Patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. Puntualizza: Famiglia cristianaha il cattolicesimo come riferimento, ma non è la voce della Chiesa italiana, così come Avvenire è vicino alla Conferenza episcopale, ma non è l’emanazione diretta della voce dei vescovi”. In ogni caso, “tutta la stampa, anche quella cattolica, non ha il diritto di forzare i toni”. Precisa l’occorrenza di uno stile, “non fare le notizie, ma dare le notizie”.

Questo accade il giorno dopo l’attacco di Del Colle, sul periodico, contro Berlusconi (“comanda solo lui”) e contro il “berlusconismo” (“ha spaccato in due il voto cattolico”… mentre “chi dissente va distrutto”). Vengono ad emergere i distinguo più che la prudenza. “E’ lecito che Famiglia cristiana formuli certi giudizi… ma non è corretto attribuirli al mondo cattolico” dice al Giornale dei Berlusconi mons. Rino Fisichella, “cappellano” di Montecitorio.

Avvenire, che pure negli ultimi tempi non ha risparmiato critiche alle manchevolezze di certi governanti, a certe loro pretese esemplarità (Boffo, un anno fa, aveva pagato duramente in vita professionale, anche per questo) non ha preso posizione sul caso, limitandosi a riferirne in un “box” di 20 righe, in pagina interna. Silenzio tombale dai media della Santa Sede, come la Radio vaticana e l’Osservatore romano. Senza sorpresa, peraltro. Il quotidiano della Santa sede rappresenta tutte le peculiarità del bollettino ufficiale, editoriali più che notizie, oltre tutto esce nel pomeriggio, quando i giornalisti sono già al lavoro, a inquadrare “il giorno dopo”. Pertanto, tuonano accenti incalzanti, da Rimini. Qui, Famiglia cristiana viene disdegnata come L’Unità o Il Fatto quotidiano, a detta di Maurizio Lupi, capogruppo del Pdl alla Camera e pupillo di Berlusconi. Merita viceversa indulgenza il degrado nei comportamenti dei politici al comando: non siamo forse tutti peccatori? Chi di noi ha il diritto di scagliare la prima pietra? Il Giornale berlusconiano ribattezza il settimanale: “fanghiglia cristiana”. “Sia proibita la vendita di F.C. sul sagrato delle chiese” invoca suggestivamente lo storico di Cl, mons. Massimo Camisasca.

Si potrebbe tentare qualche sommessa indagine sociologica. Comporta qualche conflittualità dialettica, nelle vie di analisi al fervoroso clima partecipativo di Rimini. Inevitabile, quindi, qualche contrapposta sottolineatura. Tanto più penosa da annotare, in quanto tutta l’impetuosa apparenza della settimana (800 mila la sommatoria di presenze) potrebbe dirsi suggello massimo, in Italia, di efficienza di Chiesa (3120 i volontari “paganti”, 130 incontri, 8 mostre, 35 spettacoli). Con un riconoscimento di presenza, di governanti, maestri e testimoni, mai così fortemente registrata: da Marchionne a Passera, da Geronzi alla Marcegaglia, alla concatenazione applauditiva destinata a Giulio Tremonti, reverenza e riconoscenza per Formigoni, presidente della Giunta lombarda, ai missionari dell’America latina. Perfino ammessa la visita di Bersani, leader del Pd, nel circuito degli stand, in forma privata, per quanto “amico” riconosciuto di Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere.

Eppure, eccola qui, la nota riepilogativa di perplessità. Non si sfugge infatti alla sensazione che i ciellini, a Rimini, abbiano dato in abbondanza a Cesare quello che è di Cesare e forse al governo in carica pure qualcosa di più, riservandosi il primato spirituale. Anche se patiscono nella loro culla lombarda il fiato sul collo della Lega, da cui non sono riusciti a distinguersi più che tanto sul piano culturale e religioso. Anche se impetuosi nel loro distinto essere dal resto di Chiesa. Al punto che Gad Lerner, su Repubblica, ha scritto di ”un popolo reso compatto dall’intimità delle sue liturgie, da configurarsi quasi come una Chiesa privata, ben sintonizzata con gli umori più profondi della destra italiana… Parlo di Chiesa privata perché Cl non solo si contrappone, come e più di sempre, al cosiddetto cattolicesimo democratico. Ma si distanzia dal giudizio critico sulla classe dirigente pronunciato dalla Cei…”. Parole ripetute ultimamente. Un atto di accompagnamento del tutto assente nel Meeting di Rimini. Questo non significherebbe né la fine della crisi politica del cattolicesimo italiano né tanto meno la fine di Cl. Neanche il dovere di don Sciortino e di F.C. di allinearsi alle ingiunzioni di certo Supremo Vedere. E’ che rimane, purtroppo solitario anche se misurato ed eloquente, nel contempo, il presidente della Cei, card. Bagnasco. Ultimamente, a Genova, è entrato nel vivo dei problemi della società italiana, compresa la Fiat di Melfi. Non ha investito di applausi Marchionne, come a Rimini, ha fatto riferimento al Capo dello Stato, Napolitano. A quella sua ingiunzione a realismo e umanità. Rivolto alla classe politica italiana ha ripetuto il suo “sogno ad occhi aperti”: “una nuova classe politica, cristiana nei fatti, non nelle parole”. Basta e avanza.

 

Vita Trentina 31 Ago 2010 Pag 38: Dialogo aperto
Vittorio Cristelli La fiera delle omissioni

C'è un distico nell'atto penitenziale all'inizio della messa in cui si confessa di “aver molto peccato in pensieri, parole, opere ed omissioni”. Ed è sulle omissioni che voglio soffermarmi, commentando il Meeting di Comunione e Liberazione celebrato a Rimini la settimana scorsa.

Si può far del male con i pensieri, le parole e le opere, ma anche con il non pensare, non parlare, non operare. Spesso anzi sono proprio le omissioni che con il loro silenzio urlano e rivelano il modo effettivo di pensare, di dire e di agire. Un mio vecchio professore così commentava le risposte lacunose: “Queste lacune mi rivelano un mondo”.

Al Meeting di Rimini è stato invitato e ha parlato Marchionne, l'amministratore delegato della Fiat che ha illustrato il suo piano di rilancio della casa torinese nell'era della globalizzazione. Un piano che prevede delocalizzazioni, nuove impostazioni del lavoro in fabbrica, nuovi rapporti con i sindacati, e nuovo sistema di orari e di ferie. Ma ha omesso di dire – e l'assemblea di farglielo notare – che tutto questo non deve avvenire attraverso la negazione dei diritti dei lavoratori e del loro contratto collettivo nazionale. Eppure è stato applaudito. [CzzC: caro setacente don, si vede che ne sai ben più di ideologia che di economia: lo sai come si possa fare per mantenere posti di lavoro in un’economia globale? Vuoi insegnare a Marchionne? Ma forse a te piace il tanto peggio tanto meglio e i diritti acquisiti da non toccare, costassero latrocinio generazionale e ti spiacque la marcia dei 40.000 che mise fine alle disastrose rivendicazioni dei tuoi compagni cgil-lini aggressivi contro i cl-lini non meno di te: ti ricordi quando ti scrissi che rinunciavo all’abbonamento a VT perché liquidasti il Meeting come «frutto del finanziamento di 300 milioni di lire»?]

A Rimini è stato invitato e ha parlato pure il ministro degli Interni, Maroni, intrattenendo sui suoi piani per la sicurezza. Ma ha omesso di dire – e l'assemblea di ricordarglielo – dove finiscono gli immigrati respinti in Libia. [CzzC: 2016.11 annoto che anche papa Fr1 dice che gli immigrati si possono accogliere fino al limite della nostra capacità di integrazione, l’Europa ha dato 3G€ al dittatore Erdogan per trattenere i profughi, e il Gentiloni - che ti piace quantomeno come PD nostalgico del 68 par tuo, sta trattando con la Libia il trattenimento dei migranti; quanti ne hai disorientati col tuo sinistro strabismo?] E pure che in Italia ci sarà più durezza che in Francia nell'espulsione non solo dei Rom, ma anche dei comunitari che “non abbiano un lavoro sicuro e un'abitazione decente”. Eppure è stato applaudito.

E' stata poi la volta del ministro Alfano, che ha parlato della riforma della giustizia. Ma ha omesso di dire – e l'assemblea di farglielo notare – che ha in mente di riproporre il lodo che porta il suo nome, introducendo l'immunità e la non perseguibilità per le più alte cariche dello stato. Eppure è stato applaudito.

Non è finita. Perché ha parlato pure il ministro Tremonti, illustrando come ha già fatto nel suo libro diventato un best-seller, gli orizzonti dell'economia, della finanza e della politica. In questo contesto ha pure parlato dell'esigenza di austerità. Ma ha omesso di dire - e l'assemblea di farglielo notare – che i costi non devono essere pagati solo dai ceti più deboli. Eppure è stato applaudito. [CzzC: staremo a vedere se i prossimi governi magari più sinistri del Tremonti (e perciò a te più simpatici) sapranno sollevare i ceti più deboli o depaupereranno anche il ceto medio pur di mantenere i privilegi della pletorica pubblica dipendenza accaparrati dai 68ttini guarda caso simpatici alla finanza più cinica come i compagni di Bologna che han dato laurea honoris causa a Soros, te tacente: tu non fai peccati di omissione?]

Appunto i peccati di omissione. E non per casuale dimenticanza, ma voluti, se, come si è potuto vedere alla televisione, a domande precise su tutti questi argomenti i volontari ciellini rifiutavano di rispondere. Omissioni che rivelano un mondo. E non da oggi perché già al tempo degli invitati socialisti di Craxi i responsabili del Meeting dicevano: “Noi non guardiamo in faccia nessuno, basta che appoggino le nostre opere”.

Di queste omissioni se ne sono accorti in parecchi. Tanto per citarne alcuni, il direttore del Trentino, Alberto Faustini, ha parlato di “doppia morale” e di “sfacciata propensione a chiudere un occhio”. Gad Lerner ha parlato di “Chiesa privata” ed Eugenio Scalfari ha scritto che guardando al Meeting più che di comunità cristiana si deve parlare di “lobby”.

Generale il riconoscimento a Cl della capacità di mobilitare legioni di giovani. Ma è proprio ai giovani che si devono aprire gli occhi, non nascondendo loro le ambiguità e le responsabilità del potere. Per stare alla cronaca di questi giorni, nella critica al potere si è distinta Famiglia Cristiana, il settimanale della San Paolo, meritandosi la segnalazione come “isola della libertà e della schiettezza cristiana”. Per quanto riguarda la politica verso gli immigrati e i Rom è stata seguita da voci di vescovi e di cardinali e da quella dello stesso Papa Benedetto XVI.

Ebbene, il ciellino Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, ha chiesto pubblicamente che venga vietata la vendita di Famiglia Cristiana alle porte delle chiese. Brutti tempi, quelli nei quali su argomenti che riguardano l'uomo e i più poveri tra gli uomini si preferisce omettere di parlare.

sommario

[CzzC: la settimana successiva VT pubblica don Angelo Casati, profeta dell’aria che tira e che gli manca]