modificato 25/01/2017

 

Per i massoni il comune sentire dei cattolici insidierebbe la laicità dello stato

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Traggo da l’Adige 20/05/2012 pag. 23, e commento prefissandomi rivolgendomi a don Paul Renner che nell’occasione ho anche apprezzato.

 

 

ZENONE SOVILLA

 

L'interpretazione del concetto di laicità e le variabili della sua declinazione istituzionale sono state lo spunto, ieri, al Castello del Buonconsiglio, per un dialogo fra studiosi (di storia, filosofia, diritto) che ha toccato alcuni nodi di fondo della questione umana. L'occasione è stata la conferenza «Laicità oggi: una proposta e una sfida», promossa dal Grande Oriente d'Italia palazzo Giustiniani, a Trento [CzzC: introdotta da Roberto Cirimbelli, presidente del Collegio Circoscrizionale massonico del Trentino-Alto Adige, intervistato allo scopo già 2 settimane fa] anche per rendere omaggio alla città e a Cesare Battisti [CzzC: filo massone vedi qui] i cui famigliari fra l'altro diedero rifugio all'antifascista repubblicano Rodolfo Pacciardi in fuga, come ha spiegato nelle sue conclusioni il gran maestro Gustavo Raffi.

Il quale ha avuto parole calorose nei riguardi di don Paul Renner, noto teologo altoatesino che ha portato al convegno, moderato dal giornalista Giuseppe De Cesare e aperto dal suo collega toscano Stefano Bisi, la voce di un cattolicesimo aperto a un confronto prolifico, tra condivisioni e ovvie divergenze nei punti di vista.

Renner indica Gesù come grande educatore all'autonomia nel segno di una corresponsabilità comunitaria; tuttavia dissente da Morris Ghezzi (Università di Milano) quando egli afferma che in Italia esiste un solo Stato, il Vaticano, o quando disegna i contorni di un'emancipazione democratica basata su una profonda libertà individuale incompatibile con l'eteronomia propria delle confessioni rivelate. [CzzC: sarebbe vero per le aggregazioni religiose e settarie che fanno vedere i sorci verdi ai disassociati, mentre dovresti sapere che i cattolici rispettano così bene l’art.18 della nostra dichiarazione universale, che possono sbattezzarsi esultanti e beffardi in piazza Fiera sotto il balcone del vescovo, senza timore di alcuna spiacevole ritorsione: molto meno tranquilla sarebbe la disassociazione dalla massoneria, stando a quanto si legge, e ferale l’abiura dall’islam, ancorché preferito dai lumi al cattolicesimo]. Il teologo considera tranchant la formulazione data dal giurista: quelle vaticane sono «ingerenze nella politica italiana» ma non pretese di sostituirsi alle sue istituzioni; quanto alla libertà, è utopia se non facciamo i conti con le regole sociali di cui siamo intrisi fin dalla nascita. [CzzC: don Paul, vedo che concedi sul termine ingerenze, sottintendendone l’accezione negativa, peraltro apprezzo il tuo tentativo di contenere gli spropositi del fratello massone, ma a mio avviso avresti potuto teologare meglio se avessi accampato il rapporto fede-ragione magari attingendo alla catechesi del Papa (vedi ad esempio che argomenti usò a Ratisbona e a Berlino in merito), che non solo fugherebbero i timori in buonafede del maestro massone sull’eteronomia, ma dimostrano come la supponenza della sola autonomia umana in materia di etica sia causa di non pochi attentati, anche correnti, alla dignità umana e al bene comune; ma forse temevi che, accampando il Papa in cotale consesso massonico, avresti rischiato di perdere punti a favore delle parole calorose].

E se Ghezzi propone lo strumento della democrazia diretta (il ricorso costante a referendum anche telematici per abbattere il muro fra governati e governanti [CzzC: povera democrazia rappresentativa della nostra Costituzione che per tutelarla mise il quorum ai referendum abrogativi: come si sente, caro Ghezzi, la inclinazione a scardinare tipica della sessantonite che imperava nelle piazze e nelle assemblee coi katanghesi] come catalizzatore di questa autonomia individuale dentro la vita comunitaria, Renner replica che il principio di «una testa un voto» finisce mortificato se la gente «vota senza usare la testa». [CzzC: non solo: viene a a farsi anche qui apprezzo il tuo tentativo, don Paul, di contrastare gli spropositi, ma a mio avviso avresti potuto argomentare meglio, perché un amante della democrazia come te sa che l’uso della testa non è un criterio né per pesare i voti, né per escludere dal voto qualcuno che non sia interdetto, quindi a mio avviso usi un argomento debole; il meglio dell’argomentare avresti potuto attingere dal Papa che anche a Berlino dimostrò come «nelle questioni fondamentali del diritto, nelle quali è in gioco la dignità dell’uomo e dell’umanità, il principio maggioritario non basta»].

Il dialogo fra i due è stato uno dei momenti più intensi di una mattinata ricca di sollecitazioni intellettuali in una sala delle Marangonerie gremita di gente. Sono stati messi a fuoco nuclei fondamentali del pensiero, sui quali si confrontano da secoli filosofi, teologi, politici e rivoluzionari... [CzzC: con ipotesi, tesi e dimostrazioni che nel Magistero della chiesa cattolica trovo esperienzialmente documentate oltre che espresse con non minore ragionevolezza; perciò lì attingo primariamente per ragioni di efficacia ed efficienza; in questo consesso invece, perdonami una critica, l’autoreferenzialità dei relatori mi appare inversamente proporzionale alla densità e consistenza di prove e controprove esperienziali prodotte per dimostrare come gli assunti ideologici siano efficaci nel tempo pro bene comune].

Il riconoscimento di un terreno comune e il rispetto delle ragioni altrui è parso il filo conduttore delle riflessioni cui ha contribuito anche Claudio Bonvecchio (Università dell'Insubria) il quale dipinge il laico come un «inquieto che accetta la sfida dei tempi nella ricerca continua dell'unità nella diversità». Cioè, in un cammino «per conciliare gli opposti, costruire una convivenza dove nessuno si uccida per contrasti religiosi o politici». ... [CzzC: perché i massoni non glielo vanno ad insegnare ai loro preferiti islamici? Ottimo questo passaggio; ma non mi pare che i relatori abbiano nemmeno accennato alle responsabilità dell’uccisione di cristiani in preghiera, o dei crimini compiuti ope legis contro abiuri e presunti blasfemi, né al fatto che, in onta alla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, alcuni stati tifanti sharia, pur di legittimare l’uccisione dell’apostata e del blasfemo, non hanno sottoscritto la nostra dichiarazione universale (che gliel’avrebbe impedito con gli art.18 e 19) ma si rifanno ad una tutta loro; per contro forse ricordi le mie domande che ti posi quando incolpasti i cristiani delle persecuzioni che subiscono con la motivazione che I primi a scatenare l’odio religioso siamo stati noi cristiani” ... “quella tra una religione vera e le tutte altre false è una distinzione brevettata da noi cristiani. Oggi spesso proprio i cristiani ne pagano le conseguenze ma tutto era partito, scorrendo la storia, proprio da noi…”. Non credi che il calore delle parole che i fratelli massoni ti hanno rivolto sia stato alimentato anche dalla fiamma di queste tue ultime che ho ricordato? Comunque la capacità di dialogo è una virtù e confido e prego che la tua con i massoni possa portare frutti buoni per il bene comune, annunciando Cristo salvatore di tutti gli uomini].

E sul riconoscimento «laico» delle ragioni altrui ha insistito anche Dino Cofrancesco (Università di Genova), che ha completato il quadro del dibattito cui ha portato un saluto anche l'assessore provinciale Franco Panizza.

 

 

04/05
2012

Il massone trentino Roberto Cirimbelli intervistato da l’Adige: «non crediamo in alcuna verità assoluta. E siamo apartitici. Ma l'esistenza di un'entità superiore è indubbia. ... libertà di pensiero in generale, senza l'influenza di un COMUNE SENTIRE che possa inquinare il buon senso di ognuno, come appunto accade in Italia rispetto alla Questione della laicità» [CzzC: chi sarebbe inquinatore in IT? Vedi cosa disse qui sopra il fratello Morris Ghezzi all’annunciato convegno massonico del 19/05: in Italia esiste un solo Stato, il Vaticano e definisce l’emancipazione democratica e la libertà individuale incompatibili con l'eteronomia propria delle confessioni rivelate e stigmatizza le «Ingerenze nella politica italiana» del Vaticano.]