Se il film su Marco d’Aviano e l’ASSEDIO DI VIENNA 1683 è stato un flop, non piangiamoci addosso

ma azioniamoci in intrapresa al servizio della verità anche storica

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 16/02/2022; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

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↑2013.05.25 Da: CzzC     Inviato: sabato 25 maggio 2013 10:28
A: C lei, del gruppo di mini rassegna stampa in risposta a di lei link della nbq

Oggetto: discimus

Carissima C

   spiego il perché di questo oggetto latino.

La diagnosi emergente dalla recensione di lanuovabq sul film Vienna1683 e dintorni

mi appare spietata ed purtroppo assai vicina alla realtà (>75%)

- Film onesti come 11 settembre 1683 (flop inaudito) o Cristiada non trovano alcun appoggio in casa cattolica.

- Il popolo-bue cattolico ... insipienti e ignoranti... timorosi di urtare la storia dei «fratelli» musulmani

- vogliono sentir parlare solo di miracoli del sole, guarigioni, conversioni clamorose ... folle enormi vanno in Bosnia... ma che succede quando tutta questa gente scende dal Podbrdo? Dà luogo, lentamente, a una ricostruzione cristiana del mondo?

- Esattamente quel che i Padroni del Mondo vogliono dai cristiani: state in sacrestia a pregare, occupatevi dei «poveri» e non disturbate il Manovratore.

- Oggi, in Occidente, l’aggressione è culturale e amministrativa,nell’Ottocento, quando era pure a mano armata, i cattolici reagivano non solo con la preghiera e i pellegrinaggi, fondavano banche, giornali, riviste, si costituivano in lobby per condizionare la politica, e senza trascurare i poveri e i drop-out, avendo alle spalle una Chiesa gerarchica compatta e fermissima nella dottrina, una Chiesa che espelleva chi seminava confusione ancorché l’espulso diventasse un «martire del libero pensiero laicista»  Oggi la Chiesa gerarchica preferisce la misericordia, si dice, anche se permane l’impressione (per carità, solo un’impressione …) del “due pesi e due misure”.

Morale: la cultura cattolica è morta per suicidio e bisogna farsene una ragione ... Prenotiamoci, dunque, un posto nel prossimo pullman per Medjugorje. E facciamoci salire quei pochi che hanno ancora voglia di combattere, perché rischiano la fine dei soldati giapponesi nella jungla di Iwo Jima.

ma quasi amorale a mio avviso, e rischiante quella confusione che denuncia.

Addirittura amorale?

Sono consapevole che la moralità non è facile sintetizzare in una parola e che, dunque, sarei presuntuoso nel giudicare amorale il suddetto giudizio; infatti posso sbagliare, ma cerco di motivarmi.

- supponiamo che la diagnosi in parola sia vera non solo al 75% ma al 100%, ed osserviamo la terapia invocata dal diagnosticante cotanto sicuro di sé: più combattività che misericordia e preghiera, fino a rischiare una sfumatura di irridente banalizzazione

- non solo verso i pellegrini di Medjugorje,

- ma perfino verso l’attuale Magistero petrino che la preghiera raccomanda ad ogni pie’ sospinto “la preghiera umile forte e coraggiosa compie miracoli”;

se questa non fosse amoralità dovresti convenire che potrebbe essere quantomeno confusione magistrale;

- la serietà di una diagnosi di malattia (che non sia necessariamente arrendevole di fronte ad un male incurabile) si connota anche nell’efficacia della terapia prescritta se non vuole restare autoreferenziale e mi parrebbe amorale se la terapia prescritta non fosse la più efficace per la guarigione, nel senso che salterebbe l’adaequatio rei et intellectus: sic stantibus rebus è tutto da dimostrare che la sopravvivenza della Chiesa di oggi e di tutti i tempi sia dipesa più dalla combattività dei suoi membri che dalla forza dello Spirito Santo invocata dalla preghiera ed esplicata con la carità misericordiosa e la fedeltà al Magistero petrino; a meno che il nostro diagnosticante non ritenga l’elezione di Francesco I una pessima scelta frutto della pusillanimità o una buona scelta frutto della combattività.

Ed io che dico/faccio?

Io che sarei così presuntuoso nel criticare la diagnosi e la terapia di un diagnosticante e terapeuta assai più preparato di me, cosa avrei da proporre come terapia di un male che ammetto esistente?

Confermerei la terapia che da sempre raccomanda il Magistero petrino (sempre sostenuta dalla preghiera, che non è solo terapia, ma è anche salutistica crescita dei sani): esso mette al primo posto fede speranza e carità che non sono nemiche di una combattività intesa come responsabilità compatibile con le virtù teologali, il che implica sempre la carità, dunque la cautela misericordiosa, da coniugarsi con il diritto/dovere della legittima difesa(*) in caso di seria minaccia all’integrità della persona (e anche del depositum fidei).

E in concreto, nella fattispecie, che farei?

Vorresti una ricetta alternativa?

Ci sono nella Chiesa maestri di vita concreta migliori di me che ne prescrivono apertamente e in confessionale, ma visto che mi sono sbilanciato in un giudizio critico (sempre nel senso della correzione fraterna assolutamente reciprocabile: passa pure questa mia al redattore e digli che mi corregga, lo ringrazierei) mi assumo la responsabilità di materializzare, senza presunzione e con tutti i limiti di una ricettina particolare che spero non confligga con un piano terapeutico ben più organico di autorevole Guida:

- trovare dove potessi acquistare il film, acquistarlo e incentivarne l’acquisto;

- fondare tra cattolici un istituto (forse c’è già) di documentazione mediatica delle verità storiche anche in controdimostrazione delle false accuse disseminate dal nemico;

- organizzare serate di visione dei film che ritenessimo al servizio di questo discernimento di verità, raccogliere fondi per la suddetta fondazione;

- come chiamarla questa fondazione se già non ci fosse? Proporrei di chiamarla DISCE voce del verbo discere, che fra l’altro potrebbe essere inteso come acronimo di Discernimento Informativo Storia Cristiana E... quello che vuoi tu;

- un abbraccio fraterno in Cristo.

Ciao. CzzC.

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(*) Per quanto ovvio la Chiesa non ha esérciti e la giusta combattività dei Cattolici non è quella che solitamente intende il mondo con i rapporti di forza basati sulla dissuasione ben più che sulla persuasione. Tuttavia non pensare che io sia un non combattivo, pusillanime del volemose ben

- alla maniera di quelli monocolore che sbraitano fino al sabotaggio contro le nostre basi militari di difesa (Dal Molin), mentre sono assai meno accalorati sulle armi abusate dai compagni (cinesi e non solo) anche contro inermi e ancora meno contro i temibili islamisti violentatori di inermi (preferibilmente cristiani)

- o alla maniera dei tifosi dei cadudem che si nobilitano nel piegarsi protestanti alla relativistica cultura dominante.

A mio avviso la combattività buona dei cattolici, anche sui valori non negoziabili, si esplica soprattutto in termini persuasivi con testimonianza ed educazione paziente verso le difficoltà dei fratelli martellati da una cultura dominante avversa e va fatta stringendoci al Magistero petrino non solo perché l’unione fa la forza meglio delle lobby, ma perché i tralci staccati si sterilizzano.

Convengo che occorra anche la combattività fisica (ma non penso che a questa tu alludessi) in caso di legittima difesa dell’integrità vitale, che per fortuna oggi non è necessaria a casa nostra, ma che in certe circostanze potrebbe arrivare anche all’uso delle armi per tutelare non la mia persona o un dogma, ma l’integrità vitale di quelli che il Signore mi ha affidato in responsabilità e che armi avverse stessero per sopprimere: usare le armi come ultima ratio dopo tutti i tentativi diplomatici, non per mors tua vita mea, ma per il criterio del male minore che è amico del bene comune, anche in ottemperanza della r2p (responsabilità a proteggere) prevista dal diritto internazionale/ONU.