PAUL KRUGMAN: il libero mercato non è in grado di funzionare correttamente senza controlli adeguati

<Sole24h, wikipedia>: economista statunitense nato nel 1953 e vincitore del premio Nobel per l’Economia nel 2008. La filosofia economica di Krugman può essere descritta come neo-keynesiana; fu molto critico verso la politica interna ed estera dell'amministrazione di George W. Bush. È membro del Gruppo dei Trenta che dal 1988 riunisce economisti a livello internazionale.

Nel settembre 2003 Krugman pubblicava «The Great Unraveling» (uscito in Italia come «La deriva americana»), nel quale criticava i grossi disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese provocate dalla guerra in Iraq e assicurava che sarebbero sfociati inevitabilmente in una grave crisi economica.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 05/08/2020; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: economia no finanza cinica; pazienza e perseveranza, obiettivi e responsabilità

 

2020.07.25 <corriere google fb> contro la Covid "Dovevamo fare come l’Italia": uno splendido ritratto di noi, firmato Krugman, colpito da un precedente articolo del NYT in cui si evidenziano analogie nel modo in cui la pandemia si è sviluppata da noi e in America, e differenze nel modo di affrontarle con le decisioni dei leader.

 

↑2018.11.02 <da fb1,2,3> il debito pubblico segue una logica differente (nel senso che non deve essere estinto ma deve essere sostenibile) rispetto al debito di una famiglia (che invece deve essere estinto), come ci ricordava Paul Krugman nel libro “Lo Stato non è un’azienda”. [CzzC: giusto! Quel che conta è la sostenibilità (vedi Giappone); ma chi giudica/misura se un debito pubblico è più o meno sostenibile? Conta la misura fatta dal creditore, non quella millantata dal debitore; l’indicatore primario di tale misura è il tasso di interesse pagato sul debito: più è basso il giudizio di sostenibilità, più alto sarà il tasso (e lo spread rispetto ai debiti più sostenibili), perché più alto sarà il rischio assunto dal creditore]

 

↑2017.02.19 <sole24h> Krugman: occorre persuadere con pazienza e perseveranza, focalizzando, vincendo distrazioni, superando avversità. [CzzC: scontata la validità delle virtù pazienza e perseveranza, è grande la frase “dovete fare il vostro dovere”, ma sarebbe ancora più efficace per il bene comune se definisse il dominio della funzione “dovere che ovviamente Krugman ritiene essere ... continua]

 

↑2008.08.27 [CzzC: Paul Krugman scrive: «Poco prima della prima Guerra Mondiale il britannico Norman Angell pubblicò un famoso libro "La grande illusione", nel quale affermava che la guerra era diventata obsoleta, che nell'era industriale moderna anche i vincitori sul campo perdono in realtà ben più di quanto guadagnino. Sopraggiunsero tre decenni di guerra, rivoluzioni, instabilità politica, depressione ed ancora guerra ... Quindi, le cose possono cadere a pezzi? Certo che possono. Vedi l'attuale crisi alimentare: per anni ci è stato detto che l'autosufficienza era un concetto superato e che era più sicuro affidarsi ai mercati mondiali per procurarsi il cibo, ma quando i prezzi di grano, riso e granturco sono andati alle stelle, molti governi si sono affrettati a proteggere i consumatori domestici proibendo o limitando le esportazioni, così lasciando i paesi importatori in terribili difficoltà … La dipendenza energetica dell'Europa dalla Russia, specialmente per il gas naturale, adesso appare molto pericolosa … e pensate a cosa accadrebbe se la Cina, oggi sul punto di superare gli Stati Uniti come maggior paese industriale al mondo, volesse affermare con la forza le proprie pretese su Taiwan.  Alcuni analisti ci dicono di non preoccuparci: l'integrazione economica globale, di per sé stessa, ci proteggerà dalla guerra perché le economie commerciali di successo non vorranno rischiare la propria prosperità buttandosi nell'avventurismo militare …; è vero che oggi guerre fra le nazioni dell'Europa occidentale ci sembrano assolutamente inconcepibili, ma attenzione: non tanto in virtù dei legami economici quanto piuttosto per i valori democratici che condividono. Buona parte del mondo, però, comprese nazioni che hanno un ruolo chiave nell'economia globale, non condivide quei valori. [CzzC: vedi tanti regimi islamisti, compresi i ricchissimi wahhabiti] Molti di noi hanno continuato a credere che, almeno fin quando l'economia "tira", questo fattore non abbia particolare importanza … La convinzione che la razionalità economica possa sempre prevenire le guerre è un'illusione. L'attuale elevato livello di interdipendenza economica globale, che può essere sostenuto soltanto se tutti i maggiori governi agiscono con ragionevolezza e buon senso, è molto più fragile di quanto immaginiamo». P. Robin Krugman.

 

↑2006.10.14 <avvenire>: Il premio Nobel a Paul Krugman, grande critico della new economy: nel mezzo della crisi che aveva predetto più di cinque anni fa, Paul Krugman, uno dei più severi critici della politica economica di George W. Bush ha ricevuto il premio Nobel per l’economia … Nel settembre 2003 Krugman pubblicava «The Great Unraveling» (uscito in Italia come «La deriva americana»), nel quale criticava i grossi disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese provocate dalla guerra in Iraq e assicurava che sarebbero sfociati inevitabilmente in una grave crisi economica. Convinto da sempre che il libero mercato non sia in grado di funzionare correttamente senza controlli adeguati, Krugman era stato aspramente criticato quando aveva definito il fallimento del gigante dell’energia Enron [CzzC: la madre di tutti gli scandali?] un evento storicamente più determinante dell’attacco terroristico alle Torri gemelle.

 

↑2003.09.gg Krugman pubblica «The Great Unraveling» (uscito in Italia come «La deriva americana»), nel quale critica i grossi disavanzi provocati dalla politica di taglio delle tasse, dal mantenimento della spesa pubblica e dalle spese provocate dalla guerra in Iraq e assicura che sarebbero sfociati in una grave crisi economica. [CzzC: vedi 2008]