STEFAN ZWEIG 1881-1942 umanista giornalista poeta mediatore tra le nazioni

<wikipedia>: «Inerme e impotente, dovetti essere testimone della inconcepibile ricaduta dell'umanità in una barbarie che si riteneva da tempo obliata e che risorgeva invece col suo potente e programmatico dogma dell'anti-umanità».

Di agiata famiglia ebraica viennese, laurea in filosofia, era uno degli scrittori più tradotti quando nel 1933 dovette espatriare a Londra e le sue opere furono bruciate (come quelle di Thomas e Heinrich Mann, F.Werfel, S. Freud, A. Einstein, ...). Nel 1941 si spostò in Brasile; dove nel 1942 si suicidò con barbiturici insieme alla sua 2ª moglie: «Abbiamo deciso, uniti nell'amore, di non lasciarci mai».

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Pagine correlate: margini; La tremenda banalità del male; ; i padri nobili della shoah; fratellanza, Europa unita

 

 

2017.04.21 <margini> intervista a NC su Stefan Zweig: TV spagnola (25° minuto) in vista delle elezioni presidenziali in Francia, populismo e terrorismo jihadista

 

↑2017.03.23 estraggo da <margini di SC> una lucida ed appassionante riflessione su Stefan Zweig:

-        la funzione veritativa dell’arte: al contrario di Platone - per il quale l’arte era doppiamente falsa giacché copia di una copia -, Zweig considera che l’arte sia ciò che ci permette di uscire dalla caverna della routine quotidiana e alzare gli occhi al cielo della verità, una verità non è staccata dalla realtà, ma capace, come la cultura, di pelare la realtà togliendone la scorza banale e mettendone a nudo l’essenza drammatica. Cultura e l’arte, in quanto veritative, svolgono una funzione eminentemente morale, “Γνώθι σεαυτόν conosci te stesso” .

-        Il fondamento degli Stati Uniti d’Europa: per il vecchio continente che condivide una stessa base culturale, Zweig non auspicava né le lotte fratricide nate nell’età moderna con l’insorgenza degli stati nazionali, né un modello comunista totalitario che fondesse le identità in una costruzione politica senza storia né memoria. Al contrario, ciò che sognava era quello che si firmò sessanta anni fa col Trattato di Roma. L’Europa unita è per Zweig il modello politico più consono alla verità dell’uomo europeo, con la convivenza dell’egoismo (riflesso dell’io interiore, identità) e dell’altruismo/fratellanza (riflesso della umanità comune svelata dalla cultura). Oggi con la crisi si incrina la fratellanza e risorge quel nazionalismo che Zweig chiamava «la piaga peggiore di tutte, che ha avvelenato il meglio della nostra cultura europea».
Non solo Atene, Roma e Gerusalemme plasmano la nostra identità europea, ma anche Nietzsche, Erasmo da Rotterdam, Mozart e moltissimi altri.

-        L’uso capzioso di educazione e informazione è fonte di odio e violenza: «L’esperienza insegna che raramente l’odio tra nazioni, tra razze e classi, tra singoli gruppi di persone nasce dall’interno, nella maggior parte dei casi esso nasce da un’infezione o da uno stimolo, e il mezzo più pericoloso per attizzarlo è la mancanza di veridicità pubblica, diffusa attraverso opere a stampa».