MANIPOLAZIONI DA SOCIAL NETWORK: culturali, ideologiche e perfino fisiche con esiti criminali o suicidi
i rischi sono molto seri: il surf multimediale abitua la mente a stare in superficie, evitando il confronto con relazioni concrete e con idee articolate, una mistificazione del reale particolarmente incisiva su chi del reale ha ancora poca esperienza come i ragazzi.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 04/08/2023; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
Pagine correlate: eterodirezione da potentati e da mainstream; internet, Facebook comunicazione, showbiz, emergenza educativa e valoriale; Google big data e privacy
↑2021.01.28 <ansa> una 48enne siracusana influencer su TikTok con 731.000 followers è stata denunciata per istigazione al suicidio dalla Polizia Postale di Firenze: aveva pubblicato numerosi "video sfide" oltre a quello in cui un uomo e una donna si avvolgevano totalmente il volto con il nastro adesivo trasparente, in modo tale da non poter respirare.
↑2021.01.22 <repubbl> Allarme suicidi tra i giovani: con la pandemia aumentati del 20%. Sono la seconda causa di morte tra i 10 e i 25 anni. “Nell’85% dei casi, dietro un tentativo di suicidio c’è la depressione e i giovani che ne soffrono hanno un aumentato tasso di mortalità per via dell’autolesionismo che essa induce e dell’esposizione a condotte di pericolo” dice il neuropsichiatra Vicari del Bambino Gesù.
↑2009.12.18 traggo da Avvenire 18/12/2009 pag 7
la
psicologa Oliverio Ferraris: «Attenti alle manipolazioni culturali»
DA MILANO
Attenti alle manipolazioni della mente da social
network. Per la psicologa torinese Anna Oliverio Ferraris, che a gennaio pubblicherà
un libro sull’argomento, i rischi dell’overdose da Facebook e tv sono molto più
seri di quanto pensiamo.
Allarme, dunque?
Non ancora, perché le percentuali segnalate dalla
ricerca di chi utilizza troppo il computer e la tv sono ancora basse. Tuttavia
è innegabile che dalla propria postazione in cameretta i giovanissimi di oggi
possano andare in tutto il mondo in un attimo mentre accendono la tivù e
ascoltano la musica. E questo esercita un fascino enorme a quell’età perché
soddisfa il desiderio di onnipotenza e di libertà. Tuttavia questo surf multimediale abitua la mente
a stare in superficie, a non approfondire nulla nelle relazioni
interpersonali come nelle idee.
E che spesso comporta dei grossi rischi..
È innegabile, oggi internet è uno strumento dove si
può trasgredire con maggiore facilità. Nei più giovani cercare amici è
naturale. Qualche anno fa si scendeva in strada, oggi si sta sempre più in rete
e si cercano amicizie su Facebook. E questo può essere rischioso perché il web
attira anche i pedofili. Per quanto riguarda la sessualità, poi, la
pornografia, anche quella pedofila è oggi alla portata di tutti. I giovanissimi
non vanno perciò lasciati soli nei social network perché, oltre ai brutti
incontri, rischiamo di far acquisire loro una visione violenta del sesso,
privata delle componenti di amore e dolcezza e degradante per la donna.
Condivide l’allarme razzismo e bullismo tra chi naviga
troppo lanciato dalla ricerca?
Si, sui social network circolano opinioni semplificate
della realtà e slogan anche violenti contro i diversi che tradizionalmente sono
prediletti dagli adolescenti. In questo caso chi cerca un’identità e non vuole
distinguersi dalla maggioranza, tenderà ad adeguarsi e a tollerare tutto. Anche
qui, i rischi di manipolazione della mente sono elevati.
E la famiglia?
Purtroppo è in difficoltà. Non tutti hanno le
competenze e i mezzi per capire cosa accade sui social network. Per quanto
riguarda la tv, i genitori sono a loro volta figli di un modello scadente di
televisione commerciale che non si pone finalità educative. Non sempre
riescono loro stessi a distinguere tra programmi buoni e scadenti e perciò non
sanno educare i figli alla visione critica del piccolo schermo. Oggi, tra
l’altro, si legge meno di dieci anni fa, a cominciare dai bambini si sta
perdendo l’abitudine ad approfondire. Occorre ripartire da qui, dall’abitudine
alla lettura, dal dialogo e dal ragionamento che spiega la complessità, dal
rapporto personale. Allora internet e la tv vengono usati in modo
responsabile e tornano ad essere strumenti di comunicazione.
(P. Lam.)
L’educatore Bertelle: «Spieghiamo loro il significato della
fatica»
DA MILANO
Lo chiamano speleologo dell’anima. Lui, Aldo Bertelle,
direttore ed educatore della cooperativa Arcobaleno, preferisce definirsi
contadino, nel senso di seminatore, come deve esserlo ogni formatore. Dalle sue
montagne di Feltre passano centinaia di persone, bambini, ragazzi, educatori,
oratori per incontrarlo nella sua comunità educante per ragazzi a rischio.
I dati della ricerca non la sorprendono?
No, mi pare che descriva bene il panorama di questa
nuova generazione che ormai preferisce il rapporto virtuale a quello personale.
Dal mio osservatorio, in comunità, incontro anche quelli con due o tre anni in
più e i bambini dai nove anni in su. E mi pare che anche loro siano così, ormai
il mutamento portato dalla tecnologia è irreversibile, fa parte del loro
vissuto quotidiano e gli educatori, la scuola, la famiglia e la parrocchia
devono attrezzarsi.
Troppa Internet e tv fanno male, detto così sembra banale..
Proibire non serve a nulla, lo sappiamo. Anche se poi
con l’uso eccessivo crescono i comportamenti a rischio. Se mi chiede cosa fare,
dico tornare in strada. Nel senso che vanno riscoperte le relazioni
personali, soprattutto in famiglia. Bisogna che gli educatori usino le orecchie
e gli occhi.
In che senso?
Non bisogna rinunciare a vigilare e ad ascoltare,
bisogna dare regole di comportamento ed essere presenti. Lo dice anche
l’indagine, cala l’autorevolezza. I genitori spesso concedono tutto o
scendono a compromessi anche sulla navigazione in internet nella speranza di
controllare i figli e conservare buoni rapporti. Ma non è quello che i
giovani vogliono dagli adulti. Meglio tornare a insegnare ai ragazzi valori
quali la responsabilità personale e il sacrificio. La costanza per
raggiungere un obiettivo, ad esempio, quanti la insegnano ancora ai bambini?
Eppure la gioia autentica si prova raggiungendo un obiettivo con la fatica. La
tv e il web non ti fanno vedere la vita com’è, nel mondo virtuale è tutto
facile. I rapporti umani non sono autentici, non ci sono gli sguardi, i
contatti.
Ma cosa chiede la generazione di Facebook?
I giovanissimi esprimono sempre domande alte e cercano
autenticità. A quelli che incontro chiedo sempre chi sono e nessuno sa rispondermi,
non gli raccontano più la propria storia. Ma se non sai chi sei, come puoi
sapere dove andrai? Su Facebook non ti spiegano queste cose.
Spegnere Internet o la tv, allora?
No, perché sono strumenti utilissimi che non serve
demonizzare, ma neppure ci va costruita attorno la quotidianità famigliare.
Almeno la metà di quelli che vedo ricordano solo che mamma e papà gli ha
chiesto come stanno. Tutto qui. La terra si ribella quando viene arata dal
contadino, ma per seminarla occorre faticare. (P. Lam.)