Occorre ANTICIPARE ANZICHÉ INSEGUIRE la diffusione della Sars-Cov2: vedi come fanno i Paesi che hanno imparato dalla Sars-Cov1

Intervenire tempestivamente per tracciare minuziosamente i contatti e i contatti dei contatti avuti dal singolo contagiato riscontrato.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 28/02/2021; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

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2021.02.28 <S24h> la modalità di contrasto alla Sars-Cov2 azionata in Europa è assai diversa da quella adottata dai paesi del sud est asiatico come Nuova Zelanda, Australia, Corea del Sud e Giappone, Paesi che si erano allenati ad affrontare la Sars-Cov1 nel 2002-2003. Un chiaro esempio di azione tempestiva ci arriva in questi giorni da Auclankd (Nuova Zelanda), città con 1,45M di abitanti, confrontabile con Milano che ne ha 1,3M: Auclankd resterà per 7 giorni in lockdown (di livello 3 su 4) con limitazioni che riguardano spostamenti, attività fisica, scuola in presenza, attività lavorative, viaggi e riunioni tra persone. E con il rinvio delle regate di Coppa America, evento che cattura l’attenzione di tutto il mondo. Il motivo? Un caso (lo ripetiamo, non è un errore, 1 solo caso) di Covid-19 individuato nell’ultima settimana: ma la persona risultata positiva ha frequentato luoghi pubblici, e potrebbe aver diffuso il contagio. I 7 giorni di restrizioni serviranno non solo per bloccare una possibile diffusione del virus, ma soprattutto per tracciare in modo minuzioso i contatti e i contatti dei contatti: il famoso contact tracing, gestito in modo ottimale proprio grazie all’esiguità dei numeri in gioco.

A Milano, città con 1 milione 350.000 abitanti e dunque del tutto comparabile ad Auckland, nei 5 giorni tra martedì 22 e venerdì 26 febbraio i nuovi casi sono stati 1.606. E le restrizioni attese con l’imminente passaggio in zona arancione (da lunedì 1 marzo) sono state anticipate da feste, balli e rissa in zona Navigli, e dall’assalto ai ristoranti e ai parchi cittadini. Il 10 marzo, se la diffusione del contagio verrà considerata ormai sotto controllo, ad Auckland inizieranno le regate di Coppa America: in una città tornata alla vita normale che l’ha caratterizzata negli ultimi 6 mesi, con l’eccezione di un altro lockdown, durato 3 giorni, deciso dopo l’individuazione di 3 casi di Covid-19 (variante inglese). Rifaremo il punto su entrambe le città proprio il 10 marzo. Condizioni di quasi normalità come quelle di Auckland in Nuova Zelanda (ma potremmo citare ad esempio anche l’Australia, la Corea del Sud o il Giappone) non sono il frutto dell’ultimo lockdown immediato, e sarebbe un errore crederlo, bensì sono state generate da scelte compiute nel passato: dopo aver ricondotto il virus a livelli prossimi allo zero, a metà dello scorso anno, ogni singolo caso è stato trattato come il possibile innesco di una forte ripresa dell’infezione. In altri termini, al Sars-CoV-2 non sono state concesse possibilità. Abbiamo preso come esempio i casi di Auckland e Milano solo perché le due città, con un numero quasi identico di abitanti, si prestano a un confronto diretto legato alle più recenti cronache. Ma lo stesso approccio seguito in Italia, con interventi progressivi e crescenti in risposta alla maggiore diffusione dell’epidemia, è stato adottato in tutti i principali Paesi europei. Che infatti si trovano in condizioni molto simili. Due strategie diametralmente opposte, quelle del Vecchio Continente e del Sud Est Asiatico: con la seconda che si è formata tra il 2002 e il 2003 alla dura scuola del Sars-CoV, il parente più stretto del virus che stiamo fronteggiando adesso. (M.T.I.)