Voti comunitari cittadini roveretani

Erano due (ora è rimasto solo il primo) i voti deliberati dal civico Consiglio Comunale:

1.     Il VOTO DELLA CITTÀ DI ROVERETO A MARIA AUSILIATRICE, risalente al 1703, festeggiato nella festa patronale del 5 agosto con il rito della consegna del cero votivo al Decano dalle mani del rappresentante della città (Sindaco) e con la processione cittadina; dal 2011 anche con la cena sobria in lunga tavolata in via della Terra

2.     Il VOTO DELLA CITTÀ DI ROVERETO A CRISTO RE (qui l’atto di consacrazione) deliberato dal Consiglio comunale il 27 ottobre 1946 (per "ringraziare Dio perché il centro urbano di Rovereto venne risparmiato dai bombardamenti "): si ripeteva ogni anno in S. Marco alla presenza delle autorità cittadine nella festa di Cristo Re (ultima domenica dell'anno liturgico, prima dell’Avvento), ma nel 2011 l’autorità ecclesiastica ha offerto alle autorità civili lo svincolo dall’impegno di ottemperare al voto: vedi lettera, pubblicata anche sul notiziario interparrocchiale #3/2012 (settembre) riportante

       - la formula liberatoria «Le autorità pubbliche saranno invitate, nel rispetto della loro libertà di azione, ad assistervi»

       - la nuova edizione della preghiera votiva, stavolta anonima, nel senso che, non nominando Rovereto, potrebbe essere recitata da qualunque comunità e come tale è apprezzabilissima.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 29/12/2023; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: feste e segni cristiani; quando commentai Folgheraiter

 

↑2012.08.03 Alla vigilia del voto cittadino a Maria Ausiliatrice del 5 agosto il Decano con la locale pastorale coraggiosa invita Alberto Folgheraiter (accademico degli Accesi) conferenziere su “La richiesta e la promessa, i voti dei singoli e delle comunità”. Ci sono date che segnano, come un marchio di fuoco, la storia delle comunità: 1348, 1575, 1630, la peste; 1703 la prima delle numerose invasioni dei francesi; 1836, 1855 il colera; 1914-1918, 1940-1945 le guerre mondiali. attorno a questi  temi ruotano gli “ex voto” comunitari, i più sofferti perché collettivi; i più longevi perché replicati negli anni. Se le catastrofi non erano riconducibili alla volontà dei singoli, pure le guerre, come le epidemie, parevano (allora) ineluttabili. Pertanto, agli umani non restava altro che “abbandonarsi alla volontà di Dio”, placarne “l’ira” con promesse di sacrifici o di oggetti devozionali, attendere “fiduciosi” che la notte avesse una fine”. [CzzC: di questo “illuminato” riassunto della fede ho inviato mio commento ad Alberto, in tentativo d correzione fraterna; nel frattempo, plaudito dalla cultura dominante, il Leitmotiv gli rende: per “La collera di Dio” e “I Dannati della peste” ha preso nel 2009 il premio Dimaro-Val di Sole]

 

2011.07.30 trassi da http://trentinocorrierealpi.gelocal.it/cronaca/2011/07/30/news/pasta-e-ceci-dopo-la-processione-4707985 (recuperare articolo): il decano don Sergio: «Quello del 5 agosto 1703 non fu un voto della comunità cristiana, benché a quell'epoca fosse difficile distinguerla dalla società, fu invece votato dal civico consiglio. Ci fu un intreccio di paternità. Allora c'era sovrapposizione, oggi viviamo in un contesto laico. È quindi giusto chiedersi se oggi questo voto sia ancora valido, su quale senso abbia in un contesto diverso. Siamo debitori di chiarezza nei confronti dei giovani».