La lezione di papa Francesco sul senso del Natale

Julián Carrón sulle parole del Papa: «La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale. Egli ha scelto di abitare la nostra storia così com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi». A Dio tutto è possibile; a Lui basta trovare in noi la disponibilità del cuore. (Papa Francesco Udienza generale, 18 dicembre 2013).

[CzzC: vedi anche intervista di Tornielli al Papa sul significato del Natale]

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 12/01/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: feste cristiane

 

↑2013.12.23 La lettera del Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione sul senso del Natale pubblicata da "la Repubblica" il 23 dicembre 2013

Caro Direttore, di fronte alla quotidiana urgenza del vivere che ci accomuna tutti e che sembra azzerare ogni speranza, il Natale ha ancora qualcosa da dire? È solo un ricordo che evoca buoni sentimenti o la notizia di un fatto capace di incidere nella vita reale?

   «La ragione della nostra speranza è questa: Dio è con noi. Ma c’è qualcosa di ancora più sorprendente. La presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale. Egli ha scelto di abitare la nostra storia così com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà» (Francesco, Udienza generale, 18 dicembre 2013). Per prepararmi al grande avvenimento del Natale, in questi giorni mi ripeto spesso queste parole del Santo Padre.

   Al Mistero piace sfidarci costantemente «in questo mondo reale», senza tentennare nelle cose che fa! Per questo Dio sceglie quelle circostanze che possono mettere di più davanti ai nostri occhi chi è Lui e quale straordinaria novità può generare nel mondo. E questo dovrebbe rallegrare ciascuno di noi, perché significa che allora non c’è situazione, momento della vita o storia che possa impedire a Dio di generare qualcosa di nuovo. E come ci sfida?

In attesa del Natale la Chiesa rilegge le grandi vicende del popolo di Israele e ci mostra come Dio interviene nella storia. Per esempio, mettendo davanti ai nostri occhi due persone sterili, incapaci di partorire: una donna di Sorèa e Elisabetta (che diverranno le madri di Sansone, difensore del popolo ebreo, e di Giovanni il Battista, precursore di Cristo; cfr. Giudici 13,2-7.24-25a e Luca 1,5-25), due donne che non possono “aggiustare” in alcun modo le cose, nessuna loro genialità può renderle madri. È impossibile, è qualcosa di impossibile agli uomini. In questo modo il Signore vuole farci capire che a Lui tutto è possibile, e che quindi è possibile non disperare, che nessuno può dirsi abbandonato, dimenticato o condannato alla propria situazione, trovando in essa una giustificazione per non sperare più. Non c’è niente di impossibile a Uno che fa cose come queste: rendere madri due donne sterili. La loro imprevedibile maternità rappresenta la più grande sfida per la ragione e per la libertà di ciascuno. Non c’è situazione, non c’è rapporto e convivenza umana che non possano cambiare. E se qualcuno si è rassegnato pensando alla sua storia, oggi di nuovo il Signore sfida la sua mancanza di speranza.

   «La tua preghiera è stata esaudita», dice l’angelo a Zaccaria, «tua moglie Elisabetta ti darà un figlio e tu lo chiamerai Giovanni». Il vangelo definisce questo «un lieto annuncio», perché noi non siamo condannati allo scetticismo e non siamo annientati dal fallimento di tutti i nostri tentativi. E non c’è solo la promessa, ma anche il suo compiersi, perché poi il figlio lo avrà davvero! Questi fatti annunciano a coloro che conservano anche solo un filo di tenerezza verso se stessi che è possibile cambiare, perché a Dio tutto è possibile; a Lui basta trovare in noi la disponibilità del cuore.

   Se noi lasciamo entrare questa potenza di Dio, la nostra vita, come quella di Zaccaria, si riempirà di gioia: «Avrai gioia e esultanza». Che non è solo per noi; è data a noi anche per gli altri: «Molti si rallegreranno della sua nascita». E questa gioia dimostra chi è Dio, chi è all’opera in mezzo a noi. Giovanni «sarà colmato di Spirito Santo» e comincerà a cambiare quello che tocca.

   In questo modo la liturgia della Chiesa ci introduce a guardare un’altra donna, questa volta vergine, di nome Maria, alla quale è accaduto qualcosa di non meno misterioso che alle due donne sterili: l’avvenimento dell’Incarnazione per opera dello Spirito Santo, a cui Maria semplicemente ha acconsentito, dicendo di sì. Col Natale il Signore ci porta questo lieto annuncio. Accoglierlo dipende da ciascuno di noi, dalla nostra disponibilità semplice a lasciarci sorprendere da Lui, che con la Sua iniziativa ci raggiunge costantemente qui e ora, «in questo mondo reale».

   [CzzC: ricordo mio padre (che andò in Cielo a maggio di quest’anno), quando nella vigna in collina sostava ammirando la rigogliosa vallata e rifletteva così “a Dio capace di creare tutta questa vita non dovette costare troppo nascere da una Vergine”]

   Se lo domandiamo e ci rendiamo disponibili a quello che il Signore sta per fare in mezzo a noi col Natale, tanti intorno a noi si rallegreranno della “nostra” rinascita. Solo questa novità potrà convincere ogni uomo della credibilità dell’annuncio cristiano che lo ha raggiunto. Basta pensare a quanti uomini di ogni cultura si rallegrano oggi, fino a sentirsi sfidati come mai, dell’esistenza di un uno come papa Francesco, nel quale il Mistero ha trovato questa disponibilità del cuore.

 

↑2018.01.01 <youtu.be vat>: Fr1 su Maria madre di Dio: in queste parole è racchiusa una verità splendida su Dio e su di noi. E cioè che, da quando il Signore si è incarnato in Maria ... porta la nostra umanità attaccata addosso. Non c’è più Dio senza uomo: la carne che Gesù ha preso dalla Madre è sua anche ora e lo sarà per sempre: ... Dio è vicino all’umanità come un bimbo alla madre che lo porta in grembo ... saperci figli amati, specchiarci nel Dio fragile e bambino in braccio alla Madre e vedere che l’umanità è cara e sacra al Signore. Perciò, servire la vita umana è servire Dio e ogni vita, da quella nel grembo della madre a quella anziana sofferente e malata scomoda  ...