CHIESA E NON PROFIT nel mirino: agevolazioni, ecco la verità

le mistificazioni, malignità, malafede su fiscalità, ICI/IMU, 8x1000 e opere

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 01/03/2024; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: false accuse; fisco su beni della chiesa; fisco su scuole non profit che vuolsi soffocare anche con referendum; quanto risparmia lo stato?

 

2011.08.21 Traggo da Avvenire 21/08/2011 pag 1 e 5

CHIESA E NON PROFIT nel mirino.

Agevolazioni, ecco la verità

Sulla stampa il tam tam relativo ai presunti privilegi fiscali della Chiesa era iniziato già da qualche giorno – alimentato sempre dallo stesso esponente radicale con stime spannometriche che variano da 2 a 3 a 4 miliardi – ma ieri si è fatto più intenso ed è definitivamente sbarcato sulla Rete. Dopo l’intervento del presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco, che ha toccato fra l’altro il tema delle «impressionanti cifre dell’evasione fiscale», alcuni quotidiani hanno dedicato altri articoli a descrivere i presunti privilegi, confondendo come al solito il Vaticano con la Chiesa italiana, le esenzioni previste per tutto il non-profit (non solo gli enti ecclesiastici) con l’8 per mille e via strumentalizzando. Su Facebook un informatico parmense ha creato una pagina intitolata 'Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria', che ieri sera aveva raccolto circa 40mila 'mi piace', e già ipotizza di organizzare una manifestazione di protesta a Roma.

  «Non ne sentivamo la mancanza, ma era prevedibile. Nel clima dell’antipolitica non poteva mancare l’attacco, puntuale e ricorrente, alla Chiesa cattolica e ai suoi 'privilegi'. La stampa laicista ha individuato il nemico di sempre», commenta Giorgio Merlo del Pd.

Stesso concetto lo esprime il ministro Gianfranco Rotondi, mentre il leader dell’Udc Pierferdinando Casini sottolinea «il grande aiuto che la Chiesa offre ai bisognosi».

Concorda Carmelo Briguglio (Fli) per il quale «i servizi animati dalle organizzazioni della Chiesa sono una ricchezza per l’Italia».

Infine, la presidente del Pd Rosi Bindi chiarisce: «Penso proprio che non l’appoggeremo», riferendosi a un emendamento radicale che vorrebbe colpire le agevolazioni sull’Ici previste per gli enti ecclesiastici come quelli non profit. «Penso che la Chiesa sia una grande ricchezza per la società italiana. Le sue opere di carità sono importanti soprattutto in una fase di crisi e la Chiesa farà la sua parte».

 

L’attacco

 

È partita, da più fronti, un’iniziativa mediatica che mette sotto accusa la Chiesa cattolica per presunti vantaggi fiscali. In realtà, come spieghiamo nuovamente in questa pagina, in Italia sono riconosciute una serie di agevolazioni a tutte le attività sociali senza scopo di lucro. Ed è per questo che anche gli enti ecclesiastici ne possono usufruire

 

le mistificazioni

 

Vaticano e Cei

 Uno degli errori più grossolani commessi è quello di confondere il Vaticano, che è uno Stato estero, con la Conferenza episcopale italiana (Cei), che invece è l’insieme dei Vescovi delle diocesi italiane. È come se un giornalista sportivo ritenesse Roma e Lazio la stessa squadra in quanto romane e composte entrambe da calciatori. Le agevolazioni riconosciute al Vaticano sono quelle previste per gli Stati esteri e le organizzazioni internazionali e sono regolate dal Concordato. L’8 per mille riguarda la Cei e non il Vaticano.

 

Ici, Ires e 8 per mille

 Chi argomenta contro la Chiesa Cattolica, mette in un sol conto l’imposta comunale sugli immobili, quella sulle società e le risorse della firma 8 per mille. Ma una cosa sono i regimi fiscali agevolati – concessi non solo alla Chiesa e in ogni caso esclusivamente per attività sociali o di assistenza e beneficenza – un’altra il meccanismo con cui, attraverso la scelta libera dei contribuenti, lo Stato ripartisce l’8 per mille dell’Irpef fra le diverse confessioni religiose e lo Stato. Il meccanismo, previsto dalla legge di revisione del Concordato, prevede che alle confessioni religiose (e allo Stato) siano assegnati fondi in proporzione alle firme ricevute, proiettando sul totale il dato dei 'votanti', così come avviene in un’elezione.

 

Aiuti ad hoc

 Una palese assurdità è la redazione di elenchi di attività sociali, educative, assistenziali, sanitarie, culturali riconducibili alla Chiesa cattolica, presentate come una fonte di ricchezza e come se beneficiassero di scandalose agevolazioni ad hoc.

 Niente di più falso. Se un ente ecclesiastico beneficia dell’agevolazione per il risparmio energetico, non si può parlare di un privilegio riservato alla Chiesa.

 Così come non ci sono in Italia aiuti specifici per la stampa cattolica, ma agevolazioni generali per l’editoria. O è partita la caccia al cattolico?

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IL FISCO E LE OPERE

Di Patrizia Clementi

   Ormai è purtroppo consuetudine che almeno un paio di volte l’anno parta una pressante campagna mediatica contro i presunti privilegi di cui godrebbe la Chiesa cattolica. Le occasioni vengono spesso create ad arte con riferimento ad uno specifico aspetto (molto spesso l’esenzione dall’Ici), ma sono poi lo spunto per trattare polemicamente questioni molto diverse tra loro (8 per mille, agevolazioni fiscali, contributi alle attività). In questo modo si fa certo molto clamore, ma sicuramente poca corretta informazione. Cerchiamo quindi di fare chiarezza sul tema delle agevolazioni fiscali, nello specifico l’esenzione dall’Ici e la riduzione dell’Ires.

   Prima di esaminare le norme agevolative va però denunziata la duplice scorrettezza che ancora una volta contraddistingue le critiche. Per un verso si insiste ad indicare tra i principali destinatari dei benefici 'il Vaticano' (che, tra l’altro, essendo uno Stato estero, non è soggetto all’ordinamento tributario italiano), o 'la Conferenza episcopale italiana' (che è solo uno tra le migliaia di enti ecclesiastici e non certo il più conosciuto, neanche presso i credenti), mentre non vengono quasi mai citati i tanti enti della Chiesa cattolica diffusi sul territorio che i cittadini – compresi molti non praticanti – conoscono e apprezzano (come, ad esempio, le parrocchie). Inoltre si presentano le agevolazioni come se riguardassero solo gli enti ecclesiastici e non anche un’ampia platea di enti appartenenti al mondo dei cosiddetti enti non profit.

   Va inoltre segnalato come le stime sugli importi che corrisponderebbero alle agevolazioni siano del tutto prive di dati dimostrativi e sospettosamente alte. Vediamo ora brevemente le agevolazioni in questione.

 

L’ESENZIONE ICI. La norma contestata è quella che esenta gli immobili nei quali gli enti non commerciali svolgono alcune specifiche e definite attività di rilevante valore sociale, cioè quelli «destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive, nonché delle attività di cui all’articolo 16, lettera a) della legge 20 maggio 1985. n. 222 [le attività di religione o di culto]» (art. 7, c. 1, lett. i, del D.Lgs. 30 dicembre 1992, n. 504). La norma, quindi, richiede il contestuale verificarsi di due condizioni: gli immobili sono esenti solo se utilizzati da enti non commerciali e se destinati totalmente all’esercizio esclusivo di una o più tra le attività individuate; inoltre, come stabilito dopo le modifiche apportate al testo originario, l’esenzione «si intende applicabile alle attività [...] che non abbiano esclusivamente natura commerciale» . (cfr. c. 2-bis dell’art. 7 del D.L.. n. 203/2005, come riformulato dall’art. 39 del D.L. 223/2006).

 Partendo dal dato normativo è facile verificare come una parte gran parte delle affermazioni riportate insistentemente sull’argomento siano del tutto errate. Non è vero che l’esenzione sia destinata a favorire solo gli enti appartenenti alla Chiesa cattolica, dal momento che si applica a tutti gli enti non commerciali, categoria nella quale gli enti ecclesiastici rientrano esattamente come molti altri soggetti del mondo del cosiddetto non profit come, ad esempio, le associazioni sportive dilettantistiche e quelle di promozione sociale, le organizzazioni di volontariato e le onlus, le fondazioni e le pro-loco, le organizzazioni non governative e gli enti pubblici territoriali, le aziende sanitarie e gli istituti previdenziali.

 Un’ulteriore inesattezza riguarda la delimitazione della tipologia di immobili oggetto di agevolazione: l’esenzione non riguarda tutti gli immobili di proprietà degli enti non commerciali, ma solo quelli destinati – per intero – allo svolgimento delle attività che la legge prevede. In tutti gli altri casi (librerie, ristoranti, hotel, negozi e per le abitazioni concesse in locazione) l’imposta è dovuta. Inoltre, esattamente all’opposto di quanto si continua a sostenere, per usufruire dell’esenzione tutto l’immobile deve essere utilizzato per lo svolgimento dell’attività esente; se in un’unità immobiliare si svolge un’attività rientrante nell’elenco unitamente ad un’attività che, invece, non vi figura, tutto l’immobile perde l’esenzione. Risulta così evidente l’assoluta falsità della denuncia che gli enti ecclesiastici 'estorcano' l’esenzione inserendo una cappellina in un immobile non esente. In questi casi, infatti, l’intero immobile va assoggettato all’imposta, compresa la cappellina che, autonomamente considerata, avrebbe invece diritto all’esenzione.

 

LO SCONTO IRES. Un analogo discorso può essere fatto a proposito della riduzione dell’Ires (l’imposta sui redditi delle persone giuridiche): si tratta di un’agevolazione che riguarda molti enti non profit; l’articolo 6 del D.P.R. 601 del 1973 la prevede infatti, oltre che per gli enti ecclesiastici, per:

1) gli enti di assistenza sociale, le società di mutuo soccorso, gli enti ospedalieri, gli enti di assistenza e beneficenza;

2) gli istituti di istruzione e gli istituti di studio e sperimentazione di interesse generale che non hanno fine di lucro, i corpi scientifici, le accademie, le fondazioni e associazioni storiche, letterarie, scientifiche, di esperienze e ricerche aventi scopi esclusivamente culturali.

3) gli istituti autonomi per le case popolari, comunque denominati, e loro consorzi.

Hanno inoltre diritto all’aliquota agevolata anche le ex Ipab, come prevede l’art. 4, comma 2 del D.Lgs. 207 del 2001.

Si può notare che si tratta di soggetti caratterizzati dalla rilevanza sociale delle loro attività in favore della collettività, circostanza che giustifica, anche sotto il profilo costituzionale, la previsione di agevolazioni fiscali.

 

IN CONCLUSIONE. Da ultimo una riflessione sulla necessità di risanare il bilancio pubblico anche ricorrendo all’eliminazione delle agevolazioni in questione che, come abbiamo visto, riguardano una vasta platea di soggetti non profit. Andrebbe considerato che la rinuncia al gettito da parte dello Stato (o dei comuni nel caso dell’Ici) non costituisce una privazione per la collettività, ma il sostegno ad una meritoria opera i cui benefici ricadono innanzitutto sulla stessa comunità e che i bisogni a cui gli enti non riuscirebbero più a dare risposta dovrebbero essere, in un modo o nell’altro soddisfatti dall’ente pubblico, con aggravio dei conti pubblici.

 Anche lo sconto Ires riguarda soggetti non profit impegnati in opere di beneficenza e assistenza. Non solo quelli di ispirazione cattolica L’esenzione Ici riguarda tutte le attività non commerciali di rilevante valore sociale, anche laiche, e non è costruita ad hoc per le istituzioni cattoliche

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intervista / Piero Ostellino

«Siamo in preda a una pericolosa demagogia Si mette in discussione la certezza del diritto»

DA MILANO

Il cardinale Bagnasco non può stigmatizzare l’evasione fiscale se prima non rinuncia alle agevolazioni sull’Ici che hanno alcuni edifici ecclesiastici? Da laico, dico che siamo in preda alla demagogia. Vedo molti parlare a sproposito, sollecitando la parte peggiore degli italiani, senza far capire i veri problemi. Si vogliono condurre i nostri concittadini verso qualche forma soft di autoritarismo...». Piero Ostellino, saggista, già direttore e ora commentatore di punta del Corriere della Sera, entra con decisione nel dibattito che sta crescendo, con numerose punte di intolleranza, sulla necessità che anche la Chiesa rinunci a presunti privilegi in tempi di crisi.

Qual è il suo giudizio su questa montante campagna?

Sono raccapricciato dal fatto che si tenda a minare la certezza del diritto. Se lo Stato ha fatto intese pubbliche e finora mai messe apertamente in discussione, non capisco perché qualche intellettuale (giornalisti compresi) possa pretendere di imporre un improvviso cambiamento. Ciò fa il paio con la proposta di Bersani, leader dell’opposizione, appoggiata poi peraltro anche da membri della maggioranza governativa, di tassare i capitali rientrati con lo scudo fiscale. Si era fatto un preciso e formale accordo (sul quale, beninteso, ognuno può avere il giudizio che crede), per cui i soldi rientravano in Italia con un certo prelievo fiscale. Pacta sunt servanda , non è possibile scardinare i fondamenti dello Stato di diritto. Mi sembrano mostruosità.

C’è anche il tentativo di creare un clima avvelenato contro la Chiesa in generale...

Devo premettere, da liberale, che, culturalmente, non possiamo prescindere dal messaggio cristiano. La dottrina delle libertà e dei diritti individuali è debitrice dell’insegnamento di Gesù, al di là della fede in Dio che ciascuno può avere. Detto questo, la Chiesa è una presenza importante anche dal punto di vista sociale e politico. Non c’è ragione per la quale non possa fare sentire la sua voce, come tutti hanno pieno diritto di esprimere le proprie opinioni. Anzi, direi che la Chiesa fa bene a farsi portavoce di principi che hanno un forte contenuto morale. In particolare, il cardinale Bagnasco ha ribadito un richiamo contro un reato – l’evasione fiscale – e un invito ai credenti a comportarsi secondo i dettami della dottrina sociale cristiana.

Chi ne attacca i 'privilegi' non dimentica che la Chiesa svolge un rilevante servizio alla società in termini di assistenza e istruzione?

Secondo il principio di sussidiarietà, la Chiesa come istituzione sociale svolge alcuni obblighi che competerebbero allo Stato, che altrimenti avrebbe dovuto sobbarcarsi, con i relativi costi, l’amministrazione pubblica. Bisogna quindi abbandonare i pregiudizi e fare i conti con la realtà.

All’origine di questa campagna sembrano esservi alcuni esponenti radicali, che riescono a incanalare i loro slogan in molta stampa...

I radicali erano e sono stati un’estremizzazione dei principi liberali, ma il liberalismo è anche dottrina della tolleranza e della moderazione. Altrimenti si assiste a una talebanizzazione dell’idea liberale, con forme di intolleranza inaccettabili. Inviterei coloro che parlano in questo modo a riflettere sul fatto che non si può pretendere di essere estranei agli schizzi di fango della storia, non si può dire qualunque cosa pretendendo di restare puri e immuni... ( A. Lav. )

 

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MALIGNITÀ, MALAFEDE E DISINFORMAZIONE. OH YES   (pag 1)

Quelli che l’Ici e la Chiesa cattolica (si legge anche qui)

UMBERTO FOLENA

- Quelli che. Quelli che la Chiesa cattolica torni a pagare l’Ici.

- Quelli che non sanno che la Chiesa paga già l’Ici, per gli immobili dati in affitto e le strutture alberghiere.

- Quelli che lo sanno benissimo ma fingono di non saperlo.

- Quelli che vorrebbero far pagare l’Ici a chi ancora non la paga, ossia alle mense Caritas, agli oratori, alle sacrestie, ai monasteri… perché sono soltanto loro che ancora non pagano.

- Quelli che sul loro giornalone scrivono in 500mila copie che Chiaravalle, alle porte di Milano, è un resort cinque stelle a 300 euro a botta.

Quelli che ci credono.

- Quelli che sanno bene che Chiaravalle è un normale monastero che per una celletta della foresteria e tre pasti frugali al dì chiede un’offerta di 30 euro, ma se uno non li ha, pazienza.

- Quelli che quando Avvenire smaschera la fandonia si guardano bene dal pubblicare una rettifica, così i loro lettori continuano a credere che Chiaravalle sia un resort, la Chiesa ci lucri e s’indignano.

- Quelli che sul loro giornalone da 500 mila copie denunciano con veemenza che la Chiesa italiana nasconde il rendiconto dell’8 per mille.

- Quelli che, e sono gli stessi, da 20 anni pubblicano il rendiconto in una loro pagina acquistata dalla Chiesa, incassano i soldi e, una volta smascherati, si guardano bene dal correggere la fandonia.

- Quelli che la Chiesa possiede il 30 per cento di tutti gli immobili in tutta Italia.

- Quelli che Luciano Moggi è il testimonial della Chiesa italiana.

- Quelli che revochiamo per cinque anni il Concordato.

- Quelli che sanno bene che 8 per mille, esenzione dall’Ici e dimezzamento dell’Ires non sono privilegi, ma lo scrivono ugualmente.

- Quelli che sanno bene che all’8 per mille concorrono altre sette confessioni religiose diverse e pure lo Stato, ma evitano di ricordarlo, come se concorresse soltanto la Chiesa cattolica, che riceve quanto i contribuenti italiani le attribuiscono, e se i contribuenti non firmassero più per lei non riceverebbe niente, quindi non ha alcuna garanzia.

- Quelli che sanno bene che l’esenzione Ici per gli immobili riguarda tutti, assolutamente tutti gli enti senza scopo di lucro, purché utilizzati per alcune attività di rilevanza sociale, non solo quelli religiosi.

- Quelli che sanno bene che la riduzione del 50 per cento sull’imposta sul reddito delle società (Ires) si applica agli enti religiosi in quanto questi sono equiparati agli enti aventi fine di beneficenza e di istruzione, e la riduzione non vale per le attività commerciali.

- Quelli che sanno tutto questo ma fanno il pesce in barile e lasciano che il popolo italiano se la beva.

- Quelli che su Facebook scrivono che il 97 per cento della quota 8 per mille dello Stato torna alla Chiesa cattolica.

- Quelli che più la spari grossa più sei credibile.

- Quelli che, non appena il cardinale Bagnasco denuncia la piaga dell’evasione fiscale, attaccano con virulenza la Chiesa cattolica.

- Quelli che quando scoppia la crisi e la gente mugugna e si agita, cercano un nemico, un mostro, il colpevole del disagio e lo additano alla rabbia popolare.

- Quelli che creano il 'mostro' verso cui indirizzare la rabbia popolare per poter governare il malcontento, come fanno tutte le dittature.

- Quelli che tante panzane messe in fila e ripetute ossessivamente diventano una verità. E infine quelli che, e siamo noi, troppe coincidenze non sono una coincidenza

 

2018.11.06 Fisco sui beni della Chiesa e scuole non profit <repubblica liberoq> La Corte di giustizia dell'Unione europea ha annullato la decisione della Commissione del 2012 e la successiva sentenza del Tribunale Ue del 2016 che aveva stabilito "l'impossibilità di recupero dell'aiuto a causa di difficoltà organizzative" nei confronti degli enti come scuole, cliniche e alberghi. I giudici hanno ribaltato il verdetto: queste circostanze sono semplici "difficoltà interne all'Italia". Accolto il ricorso di una scuola montessoriana  e di <yt> Pietro Ferracci gestore di un B&B <rep>. I Radicali: richiedere le somme fin dal 1992 può valere 13-14 miliardi di euro. <agensir> la Cei: attività commerciali devono pagare, ma evitare danni ai servizi.