Marco Tarquinio sul Congresso mondiale delle famiglie a VR 2019

sottolinea con diffidenza quasi astiosa che non sarà un raduno mondiale cattolico e che il congresso è promosso dalla International organization for the family (Iof), una rete di sigle e persone che dichiarano di appartenere a diverse denominazioni cristiane.

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2019.03.24 Ringrazio gli amici lettori per la fiducia e la schiettezza con cui si sono rivolti a me nella lunga e polemica vigilia dell’evento dedicato alla famiglia che si terrà negli ultimissimi giorni di marzo a Verona. Le loro lettere sono importanti per la varietà dei toni, le riflessioni che propongono, i chiarimenti che propiziano. Mi concentro su questi, anche perché penso che aiuteranno le valutazioni a cominciare da quella che faccio subito, a scanso di equivoci: un Congresso mondiale delle famiglie non può che avere al centro tutte le famiglie del mondo, che sono parte della stessa famiglia umana, e lo stesso amore per la vita umana, qualunque condizione essa sperimenti: nascente, morente, povera, migrante...

Detto questo, a Verona a fine mese non ci sarà un raduno mondiale cattolico (quello – come si sa – c’è appena stato, nell’agosto 2018, in Irlanda insieme e attorno a papa Francesco, e si riunirà di nuovo a Roma nel 2021). A Verona c’è un congresso promosso dalla International organization for the family (Iof) che tesse da qualche anno una rete composto soprattutto da sigle e persone che dichiarano di appartenere a diverse denominazioni cristiane. Il Forum delle associazioni familiari (italiano ed europeo), evocato da uno dei lettori, non c’entra nulla e non parteciperà in quanto tale. “Avvenire” ha informato con precisione e continuità su questa iniziativa e sulle reazioni che sta suscitando, a partire (nell’ottobre 2018) da un’intervista con il presidente della Iof, Brian Brown. Un’intervista tutta in positivo, pro–famiglia, a differenza delle posizioni soprattutto “contro” da lui assunte e/o a lui attribuite in altre occasioni.

A qualche supporter italiano della Iof l’intervista non piacque proprio per questo, e ce lo fece sapere con veemenza... Nulla di sorprendente: ci sono persone – lo dico con sommesso rispetto per chi ne sa più di me – che interpretano la «spada» della parola di Cristo, che nelle coscienze guida a distinguere il bene e il male, come una mazza ferrata da sbattere in testa all’interlocutore. Io credo invece che l’approccio scelto nell’intervista con noi dal «non cattolico» Brown sia una buona modalità, certo migliore di altre (e frequenti) che hanno motivato scontri al calor bianco e anche l’autorevolissima perplessità espressa nei giorni scorsi dal cardinale Pietro Parolin. Mi auguro che a Verona i lavori, nella chiarezza della visione di persona e famiglia (senza cedimenti alla “fluidità” delle cosiddette teorie gender, senza rifiuti insultanti delle diversità di origine e di condizione personale), siano sotto un segno propositivo e dialogico, e che così si sciolgano al sole le polemiche che sono state ripescate e/o alimentate. Ho sentito personalmente il presidente del Congresso Toni Brandi e il vicepresidente Jacopo Coghe assicurare che sarà così. Lo spero davvero, ma non ne sono certo. Un po’ per le caratteristiche di alcuni relatori e “moderatori”, e parecchio per il fatto che nella città scaligera, salvo benvenute sorprese, arriveranno ospiti politicamente (quasi) “monocolori” e pioveranno contestazioni e, forse, provocazioni. Colpa di chi si è sottratto pregiudizialmente all’incontro, ma anche di chi ha lasciato (o lavorato) perché lo spazio utile fosse impraticabile per alcuni e sbranabile da opposte propagande.

La famiglia con figli ha bisogno di tante risposte politiche, e in Italia quasi di tutte, non di nuovi furiosi e inutili comizi. Qualcuno, pochi o tanti non so, di volta in volta si ricorderà anche di votare “contro” qualcun altro, ma è un fatto che lorsignori si dimenticano regolarmente di “fare”. La famiglia è un bene grande, e pretende visioni e azioni grandi perché capaci di futuro. Personalmente, ma so di non essere il solo, mi sento di dire che di chiacchiere altisonanti, ideologiche, vendicative, ostili e inesorabilmente vuote non ne posso più.

Marco Tarquinio, direttore di Avvenire 24 marzo 2019

 

Più aiuti economici. Basta contrapposizioni per sostenere la famiglia

Basta contrapposizioni per sostenere la famiglia

 

Caro direttore,

dovremmo fare tutti tesoro delle parole del cardinale Gualtiero Bassetti quando afferma che un tema prioritario come quello della famiglia, sul quale paghiamo ritardi ingiustificabili, dovrebbe vederci uniti, senza contrapposizioni ideologiche, posizioni radicali o strumentalizzazioni politiche.

Da questo punto di vista, Verona è stata una occasione sprecata, visto che da quella riunione internazionale non è arrivata alcuna proposta condivisa e concreta per sostenere nel nostro Paese quella forza inesauribile rappresentata dalla famiglia, che, come ha ancora ricordato il presidente della Cei, ha saputo attutire in questi lunghi anni i colpi di una crisi economica dura e senza precedenti. È giusto rilanciare la centralità della maternità nella società attuale, ma tutto questo non si fa ponendo nuovi steccati in una logica di contrarietà. La famiglia non è mai in antitesi a qualcuno. Occorre invece far prevalere le ragioni del dialogo, più volte richiamato da papa Francesco, in una alleanza tra le istituzioni, la politica, le espressioni responsabili della società civile. Ecco perché non servono gli slogan o le fughe in avanti.

Il Governo dovrebbe aprire un confronto serio con gli attori sociali, per concordare insieme un vera e strategica 'Politica' in favore della famiglia e della maternità, a partire dalla leva fiscale, dal rilancio dell’occupazione femminile, dagli incentivi alla conciliazione vita/ lavoro, su cui come sindacato ci stiamo spendendo molto, e soprattutto dalla riorganizzazione di servizi di welfare concreti e adeguati alle esigenze familiari. L’obiettivo dovrebbe essere quello di sostenere le famiglie per tornare finalmente a crescere. Il lavoro è lo strumento principale per aiutare concretamente la formazione dei nuclei familiari. Basta vedere i dati relativi alla disoccupazione femminile secondo cui le donne, soprattutto nelle regioni meridionali, sono escluse da ogni possibilità di riscatto e partecipazione alla vita economica del Paese. E sappiamo bene che tante donne sono costrette ad abbandonare la propria carriera nel momento in cui scelgono di essere anche delle mamme. In Italia solo il 18% dei bambini trova posto negli asili nido pubblici. I costi delle rette sono ancora molto alti come dimostra il fatto che il 13,3% delle famiglie rinuncia al nido ancor prima di entrare e il 6% si dimette nei primi tre mesi. I bonus 'una tantum' non sono sufficienti anche perché esistono divari territoriali profondi che si riverberano sull’offerta dei servizi.

Anche il tempo pieno nelle scuole è diffuso, purtroppo, a macchia di leopardo, soprattutto nel Sud. Anche questo resta un tema cruciale di inclusione, di tutela dei diritti, il riconoscimento di una eguale educazione socio-sanitaria, fin dai primi anni di infanzia. Ma bisognerebbe anche definire livelli essenziali delle prestazioni sociali e sanitarie, introdurre un set di permessi genitoriali meglio remunerati, non solo in occasione della nascita, ma anche per la malattia dei figli. Da tempo la Cisl ha proposto un nuovo assegno familiare che unisca detrazioni per figli ed assegno al nucleo familiare, che cresca con la dimensione della famiglia e alla presenza di componenti con invalidità o non autosufficienti. La riforma fiscale deve partire proprio dalla centralità del ruolo della famiglia, anche per contrastare il rischio di povertà economica e di esclusione sociale che colpisce oggi il 34% dei bambini e adolescenti italiani, oltre tre milioni e mezzo di minori, un problema enorme di cui (quasi) nessuno parla. Su questi temi la Cisl è pronta a dare il proprio contributo propositivo, uscendo da questo «gioco delle parti contrapposte» e dai comizi di partito, così ben stigmatizzati da lei, direttore, nel suo editoriale di domenica. Vogliamo un Paese che riparta dai valori dell’integrazione e dell’inclusione sociale, che rimetta al centro il rispetto delle persone e di una istituzione come la famiglia il cui ruolo, tutelato dalla Costituzione, è oggi più che mai indispensabile per una maggiore coesione sociale ed economica.

 

Annamaria Furlan, Segretaria generale della Cisl                                                   3 aprile 2019