modificato 16/05/2016

 

A VT/dialogo propongo 3 riflessioni su ...

Correlati: cani e gatti, disoccupazione giovanile, referendum abrogativo della Cirinnà

Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

cani e gatti, disoccupazione giovanile, referendum abrogativo della Cirinnà. A scelta anche ignorabile

 

 

Da: CzzC Inviato: lunedì 16 maggio 2016 19:27
A: 'dialogo@VT'
Oggetto: Propongo a dialogo.VT alcune riflessioni

Buongiorno,

    senza ridurre lo spazio dedicato in pagina dialogo dalle lucide analisi di Cattani, se ne residuasse e vi paresse utile riempirlo anche con una di queste mie, ecco liberamente ignorabile qualche mia riflessione

 

Cani e gatti.

Il paradosso del Papa «Attaccati a gatti e cani senza aiutare il vicino» è spiegato così dal teologo degli animali Paolo De Benedetti <corriere> «Sono pienamente d’accordo con Francesco, è chiaro. Il paradosso, in questo caso, si vede nel rifiuto che la coscienza oppone alla chiamata di comunione, di affetto e di sensibilità tra tutto ciò che ha la vita, uomo, animale o albero». Al caro teologo degli animali direi che condivido la chiamata di comunione con la vita e l’ambiente naturale (Laudato si’), senza dimenticare che Dio, amando certamente tutto il creato e volendo che lo rispettiamo, ha operato discernimento con gerarchia di attenzione, dignità, valore e preferenza tra l’uomo e gli altri esseri viventi: per Dio non è indifferente che l’uomo si cibi di un animale o che un animale si cibi di un uomo e chiederei a De Benedetti se sia dello stesso parere. Qualche ideologo dell’animalismo cui oso far osservare quanto additato dal Papa, mi redarguisce così: «agli umani c’è già abbastanza chi bada, mentre gli animali sono meno badati dallo stato, quindi occorre compensare la discriminazione». Non replico perché sarei accusato di polemica se parlassi dell’uguaglianza ingannatrice spiegata da Erich Fromm, se confutassi i fanatici dell’antispecismo che vorrebbero gli animali domestici nello stato famiglia, o la Sangalli che sentenzia «ciò che non è uguale è discriminatorio».

 

Disoccupazione giovanile

«La disoccupazione giovanile è una malattia sociale ... la nostra gioventù viene derubata della speranza ...» odo da Papa Francesco. Come non condividere? Come non vedere in questa accorata denuncia un appello a fare di più per dare lavoro ai nostri giovani, costasse correggere qualche errore imputabile alle responsabilità delle generazioni dei loro padri e nonni? E’ difficile non vedere un latrocinio generazionale, ancorché imprevisto dagli autori, a fronte della strenua difesa di privilegi acquisiti da quelle generazioni che produssero un immane debito pubblico attualmente strozzante le possibilità dello stato di fronteggiare l’attuale periodo di vacche magre, intervento che, con meno debito, si potrebbe fare allargando le maglie di spesa e investimenti come avviene in altri stati. È difficile non vedere un prevalere del diritto della forza sulla forza del diritto se ci chiediamo con quale diritto abbiamo imposto ai giovani, senza perequatore generazionale, un criterio pensionistico che, se applicato a molti degli attuali pensionati per entità di contributi ed età pensionabile, vedrebbe ridotte anche del 50% tante generose pensioni: la legge non è uguale per tutti? Non si poteva chiedere qualche graduale sacrificio, oltre che agli attuali giovani, anche ai vecchi che con il criterio imposto ai giovani avessero gli importi pensionistici più elevati e immeritati?

 

Referendum abrogativo della Cirinnà?

Leggo che qualche cattolico starebbe scaldando i motori per un referendum abrogativo della legge Cirinnà e penso che, solo se la Cirinnà avesse sdoganato le adozioni gay un tale referendum abrogativo avrebbe probabilità di essere vinto, altrimenti farebbe la fine di quelli su divorzio e aborto; attenzione alle nostre responsabilità su un’eventuale spaccatura del paese, sul favorire il pregiudizio che cattolico significhi intollerante e sul pericolo che il cattolico sia strumentalizzato da destre che peccano contro 5° e 6° comandamento non meno delle sinistre. Stiamo ancora pagando lo scotto delle sconfitte sui referendum divorzio e aborto, e, in caso di fallimento del terzo in materia, i laicisti ingalluzziti azionerebbero l'attacco finale al diritto all'obiezione di coscienza su aborto, questa sì una linea del Piave da difendere con tutte le forze, e non solo come cattolici, ma come normali cittadini cui stanno a cuore i diritti sanciti della dichiarazione universale dei diritti umani. Attenzione a non fare il gioco del nemico con mosse sbagliate: mi par già di sentirli i laicisti soffiare sul fuoco della proposta di referendum abrogativo della Cirinnà con ghigno beffardo pregustandosi il tre a zero e i susseguenti sfottò agli intolleranti cattolici: Gesù ci direbbe di usare meglio la testa, per non intralciare la sua possibilità di incontrare il cuore degli uomini anche lgbt e per non pregiudicare la difesa di valori prioritari.

 

Se riteneste utile pubblicare qualcosa di mio su VT/dialogo, vi pregherei di sostituire il mio nome in chiaro con la sigla CzzC o altra da voi preferita non esplicitante il mio riferimento.

Grazie a prescindere dall’esito. Cordiali saluti. CzzC