ultima modifica il 31/12/2017

 

Multinazionali e alta finanza: pongo domande a Ciaghi

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Traggo da Cooperazione tra consumatori Gen 2012 pag 5

e scrivo all’autore ponendogli domande ed ottenendo risposta

Precarietà del nostro sistema economico, incapacità della politica ad organizzare le istituzioni, irresponsabilità delle multinazionali e dell’ “alta” finanza, con cui il mondo politico è colluso, a perseguire obiettivi di accaparramento di ricchezza sulla pelle di tutti.

 

 

Buon 2012 - Da dove ripartire

di Giuseppe Ciaghi

Quello appena concluso è stato un anno sul quale val la pena di riflettere. Pieno di difficoltà e di imprevisti in tutti i campi, di eventi sorprendenti per la rapidità con cui si sono originati, sviluppati e accavallati fra di loro, e per le loro conseguenze. Hanno modificato profondamente sistemi di vita, rapporti individuali e relazioni sociali, messo in crisi l’economia, ribaltato governi e regimi, ferito gli equilibri naturali del pianeta sull’altare di un egoismo, di un’avidità e di un desiderio di potere e di potenza senza limiti. Che hanno prodotto macerie immani, reso insensibili le creature, devastato le coscienze.

È da qui, da questo stato di cose che dobbiamo ripartire, ancora una volta... Da esso emergono alcune certezze, purtroppo amare, cui occorre por rimedio: da un lato la constatazione che nella nostra società a pagare sono sempre i più poveri, i meno provveduti, insieme alla fragilità e alla precarietà del nostro sistema economico; dall’altro l’incapacità della politica ad organizzare le istituzioni e la pervicacia irresponsabile delle multinazionali e dell’ “alta” finanza, con cui il mondo politico è colluso, a perseguire obiettivi di accaparramento di ricchezza sulla pelle di tutti.

Mi ha colpito come nella nostra regione, terra invidiata per il suo benessere, la semplice mancanza di neve a dicembre abbia messo in ginocchio il turismo invernale, settore trainante della sua economia, e le attività commerciali ed artigianali ad esso collegate. Ed anche in questa congiuntura, come a subirne le conseguenze in maniera pesante non siano stati tanto gli imprenditori, i datori di lavoro - quelli bene o male se la cavano e possono spargere utili di bilancio su più anni - quanto i dipendenti a tempo determinato e gli stagionali che vivono del quotidiano, anzi “tirano avanti” sui magri compensi di impieghi sempre più brevi ed aleatori, costretti a sacrifici di ogni sorta, spesso in situazioni di estrema precarietà. Sono tanti, più di quanti crediamo e di quanti appaiano, sono padri di famiglia, donne, giovani che tengono dentro di sé per pudore e per dignità il loro dramma... in attesa di un futuro migliore. Che il 2012, date le premesse e i provvedimenti governativi in atto, non sembra certo promettere loro.

Solo un cambio di cultura, basato sui valori della solidarietà e della fratellanza, potrà fermare l’umanità dal baratro in cui sembra destinata a precipitare. E questa sterzata dipende solo da noi, da ognuno di noi, dalla sensibilità e dalla capacità dei singoli di organizzarsi e di tornare ad essere artefici del proprio destino. Delegarlo ad altri, come è accaduto sin qui, non è solo da irresponsabili, ma è colpevole nei confronti delle generazioni che verranno (se verranno), e mostruoso. Ci resta questa carta in mano, forse l’ultima carta che ci rimane... Giochiamocela nel 2012!