Referendum 2016: approccio con un criterio semplificativo che in parte trovo valido anche per il referendum 2026
Votare sì o votare no? Approccerei il dilemma con un criterio semplificativo, che adottai anche in altre occasioni di scelta su materia complessa rispetto alla mia competenza specifica: ponderare da che parte stanno (e diffidarne) coloro che più abbiano insidiato (in parole e opere) quelli che a me paiono i pilastri (libertà di coscienza, espressione, educazione) su cui costruire il bene comune in civile convivenza rispettosa della libertà e dignità delle persone, a partire dalle più indifese.
Qualche volta gli insidianti della specie sono tanto mischiati tra le due parti in dilemma, che non riusciamo a ponderarne la densità differenziale; altre volte questa ponderazione è più plausibile, come quando non diedi retta a chi fracassò l’esperienza popolare del partito che più governò la nostra libertà e democrazia nel secondo dopoguerra; a distanza di qualche lustro quel criterio si sta confermando buono; mal che vada potrò dire di non aver votato in compagnia di stelle pentapuntate, di comici pentastellati, di vendoliani tifosi di nolo uteri.
Nel 2016 aggiungevo anche che, mal che vada, avrei potuto dire di non aver votato in compagnia dei tifosi di un processato per sospette illegalità con minorenni, o in compagnia di chi vorrebbe tentare un altro referendum abrogativo della 194: che irosa armata di opposti estremismi! Ma nel 2026 non sono più sicuro che qualcuno di quelli, eventualmente sopravvissuto, voti diversamente da me; poco importa, perché il mio criterio di vero-bene-giusto va oltre gli schieramenti ideologico-partitici.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 2016.12.02; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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