Il presidente israeliano ISAAC HERZOG è accolto da PAPA LEONE, ma la versione israeliana falsifica il contenuto della visita
A chiedere l’incontro è stato il Herzog, non il papa; non si è parlato solo degli ostaggi, ma anche della tragica situazione a Gaza, dell’urgente cessate-il-fuoco permanente, di doversi facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari, delle legittime aspirazioni dei due popoli con la soluzione dei due Stati; si è parlato del colonialismo in Cisgiordania e della questione Gerusalemme.
[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 2025.09.05; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]
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↑2025.09.04 <google> Herzog accolto da Papa Leone. Mi perdoni Agnoli se trascrivo qui il suo commento: troppo bello e chiarificatore.
L’operazione di falsificazione del presidente di Israele Herzog, per fiancheggiare il criminale Netanyahu, è stata da manuale.
Vediamo come è andata. Herzog sa che per Bergoglio quello che si sta compiendo è un “genocidio”. Sostanzialmente identica la posizione del patriarca Pizzaballa, che pure è, dottrinalmente ed ecclesialmente parlando, uomo diversissimo dal pontefice defunto (un conservatore a tutto tondo, per intenderci). Medesimo il sentire di Padre Patton, custode della Terra Santa e di tutti i cristiani che vi abitano. Questa compattezza del mondo cattolico e cristiano è pericolosa per la narrativa di Israele, che vuole presentare lo scontro in atto, non per quello che è (lotta per un territorio), ma come una sorta di guerra religiosa tra i buoni sionisti (per lo più atei, ma questo di solito non si sa) e i cattivi islamici.
Bisogna incastrare il papa, basta poco: un incontro,
una foto insieme da far girare in tutto il mondo. Così si potrà separare la
posizione di Leone da quella di Pizzaballa, secondo una retorica già in atto.
Herzog chiede l’incontro al papa, che forse lo concede, come si può immaginare,
controvoglia: non può dire di no, ma quello che doveva dire su Gaza lo ha già
detto molte volte. Che ci sia spazio per il dialogo?
Nessuno. Herzog detta subito, prima dell’incontro, la linea ai giornali di tutto il mondo: è il papa che gli ha chiesto l’incontro, per parlare degli ostaggi e dell’antisemitismo nel mondo. Detta così è mettere il carro davanti ai buoi. È come dire: parleremo di quanto noi israeliani siamo, ancora una volta, le vittime. Dopo l’incontro, Herzog detta ancora la linea: "Ringrazio il pontefice per l'accoglienza calorosa. Israele vuole la pace e sta facendo il possibile per restituire tutti gli ostaggi tenuti nella crudele prigionia da Hamas".
A questo punto il papa e il Vaticano reagiscono,
smentendo tutto: a chiedere l’incontro è stato il Herzog, non il papa! E già
questo non è poco. Inoltre non si è parlato solo degli ostaggi, ma, così recita
il comunicato ufficiale, “è stata affrontata la situazione politica e sociale
del Medio Oriente, dove persistono numerosi conflitti, con particolare
attenzione alla tragica situazione a Gaza. Si è auspicata una pronta ripresa
dei negoziati affinché, con disponibilità e decisioni coraggiose, nonché con il
sostegno della comunità internazionale, si possa ottenere la liberazione di
tutti gli ostaggi, raggiungere con urgenza un cessate-il-fuoco permanente,
facilitare l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari nelle zone più colpite e
garantire il pieno rispetto del diritto umanitario, come pure le legittime
aspirazioni dei due popoli. Si è parlato di come garantire un futuro al popolo
palestinese e della pace e stabilità della Regione, ribadendo da parte della
Santa Sede la soluzione dei due Stati, come unica via d’uscita dalla guerra in
corso. Non è mancato un riferimento a quanto accade in Cisgiordania e
all’importante questione della Città di Gerusalemme”.
Dunque Leone non ha affatto parlato dell’antisemitismo nel mondo, dal momento
che la critica al governo israeliano non ha nulla a che vedere con
l’antisemitismo; ha messo a tema anzitutto la situazione di Gaza, poi, oltre
ovviamente agli ostaggi (le cui famiglie, va ricordato, spingono per una
soluzione negoziale e avversano la guerra di Netanyahu), ha toccato almeno
altri 5 punti dolenti per Israele:
1) la ripresa dei negoziati che Netanyahu continua a rifiutare, nonostante le pressioni di buona parte della sua opinione pubblica e di molti militari;
2) l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari (la Santa Sede ha fatto capire più volte di non credere alla narrazione secondo cui la morte per fame dei gazawi è responsabilità di altri, o, addirittura, un falso);
3) “il futuro del popolo palestinese” e i due stati;
4) la questione della Cisgiordania, sotto attacco nonostante non vi sia Hamas, e con attacchi violenti anche ai cristiani;
5) la questione di Gerusalemme, che per la santa Sede, dai tempi di pio XII, dovrebbe essere a statuto internazionale e non possesso degli israeliani.
Quanto infine alla “calorosa accoglienza” dichiarata da Herzog e rilanciata da giornali come il Foglio adusi alla falsificazione [CzzC: scagionerei qui il Foglio: scrive che la visita non è andata bene: comunicati divergenti], bastino le immagini delle foto ufficiali:
→Leone tiene sempre un volto scuro e una distanza di sicurezza. Non apprezza affatto né le menzogne né l’imboscata. Davanti alle telecamere, di solito si sorride: Leone non lo ha fatto neppure una volta.
[CzzC: un bell’aiuto al discernimento è fornito dal suddetto commento di Agnoli! Convengo che basterebbe il volto del Papa, anche senza parole, a far capire la verità di quello che il Papa ha detto sul conflitto in Palestina e che l'altro non ha riferito, anzi, ha cercato di falsificare; ma non dovrebbero anche quelli del Vecchio Testamento osservare l'8° comandamento? Per il 5° comandamento verso inermi parrebbe, purtroppo, che ci abbiano fatto il callo].