modificato 27/01/2017

 

Te Deum laudamus per il gigante Benedetto

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Cosa ricordare del 2012? Io trattengo come ricordo primario la mite grandezza del nostro Papa, chiaro forte eroico nell’illuminare la strada del BENE per ogni umana creatura.

 

 

[CzzC: estraggo dai Te Deum del settimanale Tempi e dal discorso del Papa al corpo diplomatico]

 

1)     di Luigi Negri (Tempi 52/1 pag 20)

Così nella testimonianza «fortissima» del Papa il rapporto con Gesù ritorna ad essere vita e cultura. E scuote una Chiesa che corre il pericolo di sottomettersi al criterio del mondo

... Il primo grazie a Dio è per la presenza di Benedetto XVI, questo gigante mite e fortissimo che sostiene il cammino della Chiesa infondendole luce ed energia e quella novità che rende il cristiano un uomo “grande”. ... Questa sua gigantesca testimonianza diviene offerta per l’Anno della Fede in cui sarà ancora possibile, seguendo il Papa, ritornare alla fede nella sua esperienza originale: incontro con Gesù Cristo, Figlio di Dio, che ci viene incontro nel mistero della sua Chiesa e che ci coinvolge in un cammino di sequela di Lui che ci conduce più vicino al cambiamento totale della vita: «Quello stupore di una vita rinnovata», di cui il beato Giovanni Paolo II continua ad essere immagine per il cristianesimo di ogni tempo e quindi anche del nostro.

La grandezza testimoniata dal Papa incontra una Chiesa che in più occasioni ha dimostrato una debolezza che non è innanzitutto di carattere morale (debolezza che pure esiste, e di cui parlano e sparlano i mezzi di comunicazione sociale). La debolezza fondamentale della Chiesa nasce dal rifiuto, più o meno consapevole, di ragionare e vivere secondo la cultura che nasce dalla fede. Jacques Maritain aveva detto dopo il Concilio Vaticano II che il pericolo della Chiesa era di inginocchiarsi di fronte al mondo. Siamo deboli perché il fondamento del nostro agire e conoscere non è più la fede, ma il criterio del mondo. Questa mancanza di una cultura cristiana umile e certa è anche la ragione della mancanza di quel coraggio che ci è stato testimoniato dai martiri cristiani che in Asia, Africa e Medio Oriente hanno potuto dire, come Asia Bibi: «Se tu mi condanni perché sono cristiana sono contenta». Bisogna pregare molto perché la fede diventi cultura e concezione di vita e realtà che diventa impeto di comunicazione e missione ai nostri fratelli uomini. ...

Questo mondo, in cui la Chiesa di Dio è chiamata ad essere presente con quella carica di umanità nuova, sta vivendo una tragedia di proporzioni cosmiche, le cui vicende socio-politiche fanno solo da contrappunto alla vastità del dramma in cui il nostro popolo è chiamato a vivere.

E qui il Te Deum si fa preghiera sommessa e certa che Dio ci conceda la sua protezione e renda in nostri fratelli uomini leali con loro stessi e capaci di una rinnovata responsabilità umana.

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2)     di Pippo Corigliano (Tempi 52/1 pag 23)

... Tutta la vita di Joseph Ratzinger è come una freccia che ha come bersaglio finale l’Anno della Fede. Da giovane esperto al Concilio Vaticano II Ratzinger si era impegnato per avvicinare con la liturgia il popolo cristiano alla fede e meritò l’appellativo di “progressista”. Quando tornò a casa dopo il Concilio si rese conto che le categorie marxiste stavano entrando nelle aule di teologia: la religione veniva ridotta a pratica politica. Alcuni studenti tedeschi di teologia manifestavano gridando che la Croce di Gesù era masochismo. ...

... Tante sono le pubblicazioni di Ratzinger e tutte hanno un tratto comune: chiarezza di linguaggio, radicamento nella Sacra Scrittura e uno spirito d’amore che trasforma la teologia in preghiera. Abbiamo sottomano le sue encicliche, così importanti, e i suoi libri su Gesù. L’ultimo dono è il libro sull’infanzia di Gesù che c’introduce al Natale e ai Natali che verranno.

Qualcuno potrebbe dire che, in un momento di crisi economica e politica, parlare di fede e di Anno della Fede è un’occupazione astratta. Non c’è occupazione più concreta di questa. La crisi che viviamo non è dovuta ad una congiuntura passeggera ma a una crisi di civiltà, a una crisi di cultura e, a ben guardare, ad una crisi di fede. Senza la visione cristiana, cattolica, dell’uomo il profitto diventa un idolo e il potere una prepotenza. E’ una verità lampante sotto gli occhi di tutti.

... Nel suo ultimo libro Benedetto XVI ricorda la frase di Gesù a Pilato: “Il mio regno non è di quaggiù” (Gv 18,36). Il Papa osserva: “A volte, nel corso della storia, i potenti di questo mondo lo  attraggono a sé (il regno di Gesù); ma proprio allora esso è in pericolo: essi vogliono collegare il loro potere col potere di Gesù, e proprio così deformano il suo regno, lo minacciano.” Viene da ricordare De Gasperi che non voleva chiamare il suo partito “Democrazia cristiana” per evitare il pericolo di cui il Papa parla, ma cedette, data la gravità della minaccia comunista. Ma, aggiunge il Papa: “Oppure esso è sottoposto all’insistente persecuzione da parte dei dominatori che non tollerano alcun altro regno e desiderano eliminare il re senza potere, il cui potere misterioso, tuttavia, essi temono”. Ed è la situazione in cui ci troviamo adesso: una persecuzione mediatica e politica è in corso contro la Chiesa. ...

 

3)     dal Papa Benedetto XVI al Corpo diplomatico 07/01/2013

«Continuando la nostra odierna conversazione, vorrei aggiungere che la pace sociale è messa in pericolo anche da alcuni attentati alla libertà religiosa: talvolta si tratta di marginalizzazioni della religione nella vita sociale; in altri casi di intolleranza, o persino di violenza nei confronti di persone, di simboli identitari e di istituzioni religiose. Capita anche che ai credenti - e ai cristiani in modo particolare - sia impedito di contribuire al bene comune con le loro istituzioni educative ed assistenziali. Per salvaguardare effettivamente l’esercizio della libertà religiosa è poi essenziale rispettare il diritto all’obiezione di coscienza. Questa “frontiera” della libertà tocca dei principi di grande importanza, di carattere etico e religioso, radicati nella dignità stessa della persona umana. Essi sono come i “muri portanti” di ogni società che voglia essere veramente libera e democratica. Pertanto, vietare l’obiezione di coscienza individuale ed istituzionale, in nome della libertà e del pluralismo, paradossalmente aprirebbe invece le porte proprio all’intolleranza e al livellamento forzato.»