2010.09.26 VT#37 Pag 46: dialogo aperto                       precedente: il triplice inno alla TdL

di Vittorio Cristelli

Verso una Chiesa dei poveri                   + commenti prefissati da [CzzC: terzo inno alla TdL di questo numero di VT (clicca qui per il primo dei 3):

Cristelli (è lui che si omette il don) riesce ad unirsi al coro Vita-Trentino inneggiante alla TdL perfino scrivendo un articolo bonario sul viaggio del papa in GB; facendosi aiutare da quel Zizola, di cui vedi qui alla data 24/01/90, schizza il solito "in cauda venenum" con «siamo ancora lontani da quella "Chiesa dei poveri" auspicata dal Concilio e prefigurata dalla TdL in America Latina. Stridono fortemente ancora in IT la permanenza del Vaticano come Stato con tutti i suoi poteri ...»]

 

   C'è un filo rosso che lega la visita del Papa al Regno Unito e la presenza del segretario di Stato Vaticano a Porta Pia per la commemorazione della breccia che ha segnato l'inizio del Regno d'Italia. E questo filo consiste nell'ottica con cui la Chiesa deve guardare alle cose del mondo e in particolare ai drammi che vi si consumano.

   La novità nei discorsi di Benedetto XVI, balenata già nel colloquio del Papa con i giornalisti sull'aereo che lo portava in Inghilterrra e poi ripetuta nelle omelie pronunciate lungo la visita stessa è nell'approccio al tormentato e tormentoso fenomeno della pedofilia che ha sporcato la Chiesa ad opera dei suoi stessi prelati, preti e religiosi. Osservatori capaci di andare in profondità, come il vaticanista Giancarlo Zizola, hanno rilevato che il Papa ha messo al centro della scena non gli orchi in veste talare, ma le vittime, con alcune delle quali si è pure incontrato e parlando con loro si è commosso fino al pianto. Si è verificata l'adozione di quell'ottica che André Girard nei suoi scritti teorizza come “guardare alle cose del mondo e i suoi drammi con l'occhio delle vittime”. Ne è derivato che Benedetto XVI ha pubblicamente assimilato le vittime della pedofilia ai martiri che onorano la storia della Chiesa. Non per nulla l'elenco dei suoi santi viene chiamato “Martirologio”. Sono tanti, schiere immense i martiri. Primi senza dubbio quelli che hanno perso la vita ad opera di carnefici, ma poi anche i martiri della coscienza come gli inglesi Tommaso Moro e lo stesso John Henry Newman, che Benedetto XVI ha beatificato a Birmingham proprio in questa occasione. Newman infatti è il teologo del “primato della coscienza”. Ma poi anche quelli che Paolo VI ha ribattezzato come “martiri della carità”. Ora si sono aggiunti per definizione di Papa Ratzinger anche i martiri della pedofilia. Tutti testimoni (“martyrion” in greco significa appunto “testimone”) di Cristo, crocifisso dalla combutta tra potere religioso e potere politico. Che cosa c'entra il potere nei casi della pedofilia? C'entra eccome! Si tratta sempre di dominio su innocenti e inermi e – orrore nell'orrore – perpetrato talvolta in nome di una supremazia e superiorità religiosa. Per cui ha ragione Giancarlo Zizola quando vede in questa “investitura teologale” della elevazione delle vittime a martiri un invito che si fa monito alla Chiesa ad una radicale conversione. Il Papa ha parlato esplicitamente di “purificazione della Chiesa”, nel senso che deve ridiventare profetica e, come ha scritto ai cattolici d'Irlanda, cessare di considerarsi potenza arroccata in se stessa e autosufficiente per prendere il posto della debolezza del Cristo crocifisso. “Sono venuto non per essere servito, ma per servire”, diceva Gesù all'ultima cena. E don Tonino Bello, vescovo di Molfetta e profeta dei nostri tempi, ne deduceva che anche la Chiesa deve diventare “Chiesa del grembiule”.

   Ecco il filo rosso che lega la visita del Papa al Regno Unito con la celebrazione svoltasi a Porta Pia a Roma il giorno dopo. Tutti i giornali e le televisioni hanno rilevato e sottolineato la novità della presenza del segretario di Stato Vaticano card. Bertone a Porta Pia. E' la prima volta dopo 140 anni da quella breccia che ha segnato la fine del potere temporale della Chiesa e del Papa-Re. Quella breccia ha storicamente segnato l'inizio della “questione romana” che ha visto per decenni la contrapposizione tra Stato italiano e Vaticano fino alla Conciliazione del 1929. Volutamente e significativamente il cardinale a Porta Pia ha parlato di “segno di riconciliazione”. Ma perché non significhi accordo tra poteri, sarà bene ricordare quello che ebbe a dire Paolo VI quando salutò la breccia di Porta Pia come “provvidenziale”, perché ha permesso o imposto alla Chiesa di spogliarsi del potere temporale e ridiventare povera.

   Certo, siamo ancora lontani da quella “Chiesa dei poveri” auspicata dal Concilio e prefigurata dalla teologia della liberazione in America Latina. Stridono fortemente ancora in Italia la permanenza del Vaticano come Stato con tutti i suoi poteri e le questioni con relativi scandali legate, proprio a Roma, al possesso di interi complessi edificiali di proprietà di “Propaganda Fide”. Ma la strada indicata ora dal Papa anche in tema di pedofilia è quella della “Chiesa dei poveri” [CzzC: il profilo del viaggio papale è tanto più alto della riduzione TdLlina che ne fa Cristelli, che benevolmente potremmo aggiungere “non solo”, ma solo benevolmente]