Botta e risposta con Cavalcoli sull’esistenza di extraterrestri

Convengo che sia «possibile che esistano altri soggetti intelligenti in altri pianeti», ma, anche se non fossimo soli nell’universo, praticamente per noi sarebbe come se lo fossimo finché non riuscissimo a comunicare con loro.

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 2025.09.06; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: astrofisica, misure astronomiche, raggio di solitudine, 10 enigmi, scienza e fede, a che tante facelle?

 

 

2025.09.02 <wikipedia> il paradosso attribuito a Enrico Fermi sorge riguardo alla probabilità di entrare in contatto con forme di vita intelligente extraterrestre: le stime derivate dalla equazione di Drake proporrebbero un universo ricco di pianeti con civiltà avanzate, ma non osserviamo comunicazioni radio intelligenti: dove sono? Perché non ne abbiamo ancora ricevuto le prove? Peraltro i parametri della equazione di Drake sono tutt'altro che definiti.

 

2025.08.27 <Cavalcoli.fb> È possibile che esistano altri soggetti umani in altri pianeti?

Che cosa dice la ragione.

   Quando ci poniamo la questione se una data cosa è possibile, dobbiamo tener presente che esistono due tipi di possibilità: la possibilità ideale o concepibilità, che riguarda l’essenza della cosa e la possibilità reale, che riguarda l’esistenza, ossia se la cosa può effettivamente esistere. E poi bisogna aver chiarito di che cosa stiamo parlando, cioè occorre dare una definizione della cosa della cui possibilità ci stiamo occupando.

   Così, quando si parla di «extraterrestri» o di «alieni» a che cosa pensiamo? Che idea ce ne facciamo? Facciamo un discorso razionale, scientifico o filosofico o lavoriamo con la fantasia o la mitologia, pensiamo ai personaggi dei film di fantascienza americani?

   Continua a leggere:

https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/e-possibile-che-esistano-altri-soggetti.html

 

30Ago [CzzC: anche se non fossimo soli nell’universo, praticamente per noi sarebbe come se lo fossimo, stando alla stima della probabilità di poter comunicare con eventuali altre civiltà tecnologiche che fossero presenti nella nostra galassia che ha diametro di 100.000 anni luce; figurarsi la stima della probabilità di poter comunicare con alieni di altre galassie (la più vicina dista da noi 2,5 milioni di anni luce)

E, intanto, sta aumentando il nostro accertato raggio di solitudine]

 

31Ago Giovanni Cavalcoli

Caro CzzC, certamente queste distanze immense, che ci separano dagli altri corpi celesti, non ci incoraggiano nella prospettiva di poterle coprire, per comunicare con altri eventuali soggetti corporeospirituali come noi.

Certamente questa nostra solitudine è impressionante oggi più che mai, perché mai come oggi, con gli strumenti avanzati che abbiamo, stiamo scoprendo la sconfinata vastità dell’universo nel quale ci troviamo.

Su questo punto ci dà molta luce la fede, che ci parla del peccato originale e delle sue conseguenze. Infatti l’uomo originariamente era stato creato per poter dominare su tutto l’universo.      Purtroppo invece, a causa del peccato dei Progenitori, siamo come bloccati su questa terra, che è un infimo granello di polvere sperduto in un universo sconfinato, che non ci appartiene più e che siamo lontanissimi dal poter dominare.

Questo fatto però non ci deve scoraggiare, perché la storia della scienza, soprattutto a partire da Galileo, ci insegna a risalire la china, dalla quale siamo precipitati. Il vertiginoso progresso tecnologico ci incoraggia a sperare che un giorno potremo tornare a riempire quegli spazi, che a causa del peccato abbiamo perduto.

La grazia di Cristo è una potenza che guarisce e rafforza la natura umana e le consente di raggiungere una vita divina di figli di Dio, lanciati alla riconquista di quello che avevamo perduto, per non parlare della speranza escatologica dei nuovi cieli e della nuova terra.

 

31Ago [CzzC: interpreto come provocazione più che come catechesi teologica l'argomentazione che si aggancia alla Genesi per sciorinare la prospettiva-auspicio di «dominare altri corpi celesti, di riempire quegli sterminati spazi, lanciati alla riconquista di quello che abbiamo perduto»; un tale obiettivo mi pare che non appartenga a quelli che più stavano al cuore di Gesù e dei primi cristiani (semmai, per analogia di colonizzazione, potrebbe appartenere di più a quei coloni che stanno massacrando e diasporando migliaia di inermi per occupare tutta la terra di Canaan).

Ma il suddetto obiettivo non appartiene nemmeno ai veri uomini di scienza, i quali quelle immense distanze sanno di non «poterle coprire, per comunicare con altri»; sanno che nessun essere vivente potrebbe viaggiare alla velocità della luce; il loro obiettivo è poter comunicare con esseri intelligenti extraterrestri mediante onde elettromagnetiche, senza bisogno di coprire quelle distanze con corpi viventi, sapendo ciò impossibile.

Nel 1974 è stato lanciato dalla baia di Arecibo un messaggio con onde elettromagnetiche che finora ha percorso 51 anni luce, un'inezia rispetto ai 50.000 anni luce del raggio della nostra galassia; se oggi ricevessimo una risposta, potremmo dire che esiste un essere vivente (intelligente almeno come noi) distante da noi non più di 26 anni luce; se non riceviamo nulla, significa che nel raggio di 26 anni luce attorno alla Terra non ci sono esseri viventi capaci di ascoltare quel messaggio e di rispondervi; ciò spiego meglio con i miei appunti sul raggio di solitudine.

Coprire quella distanza con un corpo vivente sarebbe pura fantascienza: lei dirà che è fantascienza oggi, ma potrebbe divenire realtà fra decenni o secoli? Chi vivrà, vedrà, ma per ora la scienza ritiene purtroppo ben più probabile che l'umanità si distrugga con le sue mani prima di poter traslocare qualche umano a continuare la specie umana su altri corpi celesti.

Marte dista da noi dai 12 ai 22 minuti luce: questa è una distanza abbastanza "breve" da rendere plausibile che un uomo possa coprirla vivente, ma son certo che Lei, come me, non si fa illudere dall'Elon Musk che millanta di far arrivare un milione di uomini su Marte entro il 2044: non dice quanti potrebbero tornare sulla Terra sani e salvi, né per quanti anni potrebbero sopravvivere su Marte.]

 

Giovanni Cavalcoli

nel precetto genesiaco “riempite la terra” (Gen 1,28), c’è evidentemente il comando di dominare tutto l’universo e di impadronirsi di tutto l’universo. Certo non si può pretendere dall’agiografo che conoscesse le galassie. Ma è chiaro che la realtà delle galassie è implicita nel concetto di terra.

L’impossibilità nella quale ci troviamo oggi di coprire le immense distanze che ci separano da altri pianeti, non era prevista nello stato edenico, ma è una conseguenza del peccato originale.

La scienza è in continuo progresso per recuperare quello che l’uomo ha perduto a seguito della colpa originale. Questo programma di riconquista dell’universo non è affatto escluso dalla prospettiva cristiana, se è vero che Cristo è il Re dell’universo e noi un giorno siamo chiamati a regnare con Lui nei cieli nuovi e nella terra nuova.

Per quanto riguarda la conquista che gli Ebrei fecero della terra di Canaan, la violenza con la quale essi compirono l’operazione non ha nulla a che vedere con la volontà di Dio, anche se allora gli Ebrei in buona fede credevano di compiere la volontà di Dio. Ciò non toglie che Dio abbia assegnato agli Ebrei la terra di Canaan.

 

01Sett [CzzC: non so dove sia documentata la teologia cattolica che «fa derivare come conseguenza del peccato originale l'impossibilità della odierna umanità di coprire le immense distanze che ci separano da altri pianeti».

La teologia cattolica non esclude l'esistenza di esseri intelligenti extraterrestri, i quali possono esistere anche se non fosse possibile «coprire le immense distanze che ci separano da loro» e perfino se non fosse possibile comunicare con loro; in questo secondo caso per noi sarebbe indifferente che ci siano o che non ci siano, come dissi all'inizio di questa chiacchierata.

Perché così tanto accanimento sulla prospettiva-auspicio di voler «coprire quella distanze» come se il non poterlo fare fosse un minus, una privazione, conseguenza del peccato originale?

Forse non intendo come Lei il significato di «coprire»: a me basterebbe poter comunicare, ritenendo fantascienza il coprire se inteso fisicamente come trasferimento di umani che proseguissero la specie umana su altri pianeti distanti centinaia di anni luce dalla Terra.

«La scienza è in continuo progresso per recuperare quello che l’uomo ha perduto a seguito della colpa originale»? Ritengo che progredisca per conoscere l'essenza e le dinamiche di ciò che esisteva anche miliardi di anni prima che l'uomo comparisse.

Non vorrei che il pretendere di intersecare in questo modo "recuperatorio" il progresso scientifico col peccato originale finisca per nuocere anziché giovare al buon rapporto fede-ragione.

Quanto ai coloni israeliani: alla stragrande maggioranza dei cattolici non interessa se nell’Antico Testamento c’è scritto che «Dio ha assegnato agli Ebrei la terra di Canaan»: ritengo che Gesù non approverebbe che spetti loro tutta intera oggi (non s’era battuto perché spettasse loro quando era occupata dai Romani) e men che meno approverebbe che se la riconquistino con quella violenza che i coloni azionano perfino contro i villaggi cristiani: si accontentino della terra riconosciuta loro nel dopoguerra da una parte (163/193) degli stati del mondo.

Stante la divergenza dei nostri due linguaggi, forse è meglio che dedichiamo il nostro tempo ad attività più proficue per l'annuncio del Vangelo e per il Bene comune]

 

02Sett~h17 Giovanni Cavalcoli:

secondo la rivelazione cristiana, nello stato edenico l’uomo possedeva doni preternaturali (immortalità, agilità, impassibilità, scienza infusa, dominio dello spirito sul corpo, innocenza), che gli consentivano progressivamente di spostarsi nello spazio per la conquista di nuovi mondi.

Questo bisogno è rimasto anche adesso, solo che nell’attuale condizione di natura decaduta, l’uomo, avendo perduto quei doni, si ritrova con delle forze immensamente inferiori a quelle che aveva prima.

In questo senso è bene concepire il progresso umano come ricupero di queste forze. Se per esempio ancora nel Medioevo si viaggiava a piedi o a cavallo, oggi viaggiamo con l’auto e con l’aereo, e abbiamo inventato anche l’astronave per arrivare sulla luna.

Io, come teologo, già da molto tempo ho più volte trattato questa questione se si possa ammettere l’esistenza di altri esseri umani in altri pianeti, e sono giunto alla conclusione che, in base alla fede, non possiamo ammettere l’esistenza di simili creature.

 

[CzzC: non ho tempo di approfondire tutta la "rivelazione cristiana", e quindi non saprei in quali testi approvati dall’odierno Magistero petrino si stabilisca doversi credere per fede che «nello stato edenico l’uomo possedeva doni preternaturali (immortalità, agilità, impassibilità, scienza infusa, dominio dello spirito sul corpo, innocenza), che gli consentivano progressivamente di spostarsi nello spazio per la conquista di nuovi mondi»: se me ne fornisse link, Le sarei grato.

Al seguente link

https://clubtheologicum.com/2023/09/22/alieni-una-ipotesi-teologica-da-scartare-lanternadelcercatore/

leggo di teologi che hanno interloquito con Lei sulla questione “se l’esistenza degli alieni sia una ipotesi teologica da scartare”: traggo dal suddetto link alcune considerazioni in merito, formulate da teologi e scienziati cristiani.

L’Humani Generis (1950) parrebbe invitare a scartare la suddetta ipotesi, ma, a detta di quasi tutti i teologi che si sono occupati della questione, tale enciclica non costituisce magistero infallibile sull’esistenza degli alieni

- sia perché il linguaggio usato della Humani Generis sulla questione non è quello usato per i dogmi

- sia perché la tradizione cristiana non è univoca al riguardo:
estraggo alcuni esempi

   -  Sant’Alberto Magno e Guglielmo da Occam affermano la possibilità dell’esistenza di più mondi;

   - il vescovo Tempier nel famoso documento del 1277 condanna l’idea che Dio non avrebbe potuto creare più mondi;

   - San Tommaso d’Aquino aveva negato la possibilità di più mondi (I, q.47, a.3), ma aveva usato la parola “mondo” in modo diverso da Tempier, intendendo qualcosa di più simile a “universo” che a “pianeta;

   - Sant’Eraclio difese l’dea dell’esistenza di più pianeti abitati come un modo per attaccare i protestanti e rispondere al giansenista Giovanni Cadonici, che la negavano;

   - tanti scienziati cristiani e teologi hanno sostenuto la compatibilità della vita extraterrestre con la fede: Angelo Secchi, Francesco Denza, Dwight con “Theology Explained in a Series of Sermons”, Chalmers con “Astronomical Discourses”, S. J. Dick con “The Christian Philosopher”, Joseph Pohle con “Die Sternenwelten un ihre Bewohner”, contenente una dimostrazione della suddetta compatibilità che viene insegnata agli studenti di teologia come standard;

   - di recente si sono espressi a favore della possibilità di vita extraterrestre pressoché tutti i direttori della Specola Vaticana, tutti i sacerdoti astrofisici: George Coyne, José Funes, Guy Consolmagno; anche Tanzella-Nitti, sacerdote e fisico, ha trattato bene la questione in questo articolo; in America il Thomistic Institute ha preso posizione in favore della compatibilità della vita extraterrestre con la fede: Karin Öberg, astrochimica cattolica che per prima ha osservato complesse biomolecole in dischi protoplanetari, in questa conferenza spiega perché ritiene probabile l’esistenza di vita extraterrestre.

Ovviamente la questione si pone per vita extraterrestre del tipo umanoide.

Comunque stiamo sereni! Possiamo dedicarci a maggiori priorità, rimandando la questione a quando scopriremo il primo messaggio radio intelligente proveniente da alieni: finché non ne ricevessimo, potremmo supporre che gli alieni di intelligenza analoga alla nostra non esistono: vedi anche il paradosso di Enrico Fermi.

 

05Sett~h13 Giovanni Cavalcoli

il punto centrale dei doni preternaturali è il dono dell’immortalità.

Ora, questa condizione nobilissima non appartiene in proprio alla natura umana come tale, la quale di per sé è mortale, sebbene però l’anima sia immortale. Stando così le cose, Adamo ed Eva erano immortali non per natura, ma per grazia. Per cui, avendo peccato, hanno perduto questa grazia e la morte è entrata nel mondo.

Per quanto riguarda l’espressione “doni preternaturali”, tale espressione corrisponde a ciò che nel Catechismo della Chiesa Cattolica (https://www.vatican.va/archive/ccc/index_it.htm), dai numeri 374 a 379, è designato come santità, giustizia originale, stato di grazia, amicizia con Dio, dominio dello spirito sul corpo, comunione tra uomo e donna, dominio sul cosmo. https://www.vatican.va/archive/catechism_it/p1s2c1p6_it.htm

Il desiderio di raggiungere altri pianeti si deduce facilmente dalla facoltà, che Dio aveva dato all’uomo nell’eden, di dominare l’intero spazio cosmico. È chiaro che l’agiografo del Genesi aveva una conoscenza del mondo estremamente arretrata rispetto a quella che noi abbiamo oggi, valendoci del progresso dell’astrofisica. Quindi non possiamo pretendere dall’agiografo quelle precisazioni che possiamo fare noi oggi circa la quantità dei corpi celesti. Ma non dobbiamo scambiare la limitatezza delle conoscenze di allora con il senso autentico della rivelazione.

Per questo la giusta interpretazione che dobbiamo dare del dominio sulla terra, del quale parla la Genesi, dobbiamo guardare con favore a tutto lo sviluppo delle esplorazioni umane prima su questa terra (pensiamo per esempio a Cristoforo Colombo) e poi adesso nei confronti dello spazio (pensiamo per esempio alla conquista di Marte).

È vero che ci troviamo davanti a degli spazi incommensurabili. Tuttavia, se nel piano divino originario c’è che l’uomo debba essere il signore dell’universo, dobbiamo pensare che col progresso dei mezzi di trasporto un domani potremo essere in grado di coprire delle distanze, che oggi come oggi ci sembrano assolutamente invalicabili.

C’è inoltre da considerare che se per adesso, nella nostra vita mortale, una meta del genere appare assolutamente utopica, alla Parusia, cioè alla resurrezione dei morti, i giusti potranno realizzare in pienezza il progetto originario divino, che viene espresso nella Genesi.

 

05Sett~h16 Giovanni Cavalcoli

ho letto l’articolo, che non conoscevo e che critica le mie posizioni. Mi sono fermato solamente sulla questione del poligenismo e sulla questione dell’autorità dell’Humani Generis. Il Papa non fa che riferirsi alla famosa definizione del dogma del peccato originale, dal quale riprende queste parole che riguardano direttamente la nostra questione:

“Se qualcuno afferma che la prevaricazione di Adamo ha nuociuto soltanto a lui e non alla sua discendenza e si è trasfuso a tutti per imitazione e non per propagazione essendo proprio a tutti e a ciascuno ed ha trasmesso la morte e le pene corporali a tutto il genere umano, sia anàtema”. Denz.1512-1513.

Pio XII non fa che ribadire l'insegnamento del Concilio secondo il quale la colpa originale si è trasmessa di padre in figlio a tutta l'umanità. Se esistesse un'altra umanità originata da un'altra coppia su questa terra o in altri pianeti, sarebbe esente dalla colpa originale, cosa che andrebbe contro il dogma, per il quale la colpa si trasmette per generazione a tutta l'umanità. L'insegnamento del Papa non è una definizione dogmatica e tuttavia non può essere sbagliato perchè qui il Papa spiega il dogma.

Questo insegnamento è sempre impartito ex cathedra Petri, cioè il Papa parla come Successore di Pietro.

C’è da notare infatti che il poligenismo verrebbe a creare un'altra o altre umanità non infette dal peccato. Il che è chiaramente eretico. Quindi quando Rahner ammette il poligenismo, chi sbaglia non è il Papa, ma è Rahner.

La Lettera apostolica Ad tuendam fidem di S. Giovanni Paolo II del 1998 ( https://www.vatican.va/.../rc_con_cfaith_doc_1998... ) dichiara che gli insegnamenti ufficiali pontifici che toccano materia di fede sono veraci non solo quando definiscono solennemente un dogma, ma anche quando trattano materia di fede senza l'intenzione di definire.

Nota dottrinale Professio Fidei, 1998 - Congregazione per la Dottrina della Fede.

 

05Sett~h16 Giovanni Cavalcoli

La ringrazio per questa ricca documentazione storica.

Le dico subito però che in questa questione, che tocca la dignità della persona umana, lo scienziato sperimentale, che si occupa della natura fisica, non dispone delle nozioni sufficienti per definire e riconoscere questa dignità, ma la scienza deputata a questo fine è l’antropologia filosofica e quella teologica, che fa riferimento alla Rivelazione.

Al riguardo vorrei osservare che, come ho già detto più volte, la nozione di natura umana non è una nozione analogica, ma è una nozione univoca: animale ragionevole.

Quindi non ha senso parlare della possibilità di una intelligenza corporea analoga alla nostra. Nel creato esistono bensì intelligenze analoghe alla nostra, ma queste sono gli angeli, che sono puri spiriti. E poi esiste il supremo analogato dell’intelligenza, che è la stessa intelligenza divina.

Dal punto di vista metafisico e cristiano non esistono altre forme di intelligenza.

Per quanto riguarda l’ipotesi della pluralità dei mondi, supponendo che siano abitati, è chiaro che anch’essa è da scartare, non solo in base alla scienza, ma anche alla fede.

Oggi è facile incontrare filosofi e teologi che ammettono la possibilità di extraterrestri, perché partono da visuali metafisiche o da false visuali della rivelazione di orientamento evoluzionistico, panteistico o induista.

 

[CzzC: 5Sett.h23:02 la ringrazio per la Sua abbondante risposta, e mi dispiace che mi abbia dedicato così tanto tempo, perché so che Lei è ben più carico di me in termini di responsabilità catechetica e sacerdotale.

Terrò in debita considerazione le Sue precisazioni, ma ora, davvero, fermiamo qui la discussione su questo argomento: torno a ribadire che non è un problema urgente, perché, anche se non fossimo soli nell’universo, praticamente per noi sarebbe come se lo fossimo finché non riuscissimo a comunicare con loro; in altre parole, fino a “quel finché” è la realtà osservabile, non solo il ragionamento teologico, a decretare che “non esistono altre forme di intelligenza né altri mondi abitati”, ancorché la scienza dica che l’assenza della prova non è la prova dell’assenza.

Un caro saluto, ricordandoci nelle preghiere].

 

06Sett~h18 Giovanni Cavalcoli

il problema dell’eventuale esistenza degli extraterrestri riguarda la scienza, l’antropologia e la fede, perché c’è in gioco la verifica o prova sperimentale, che è di competenza del fisico; c’è in gioco la competenza dell’antropologo, al quale spetta dare una definizione dell’uomo, eventualmente presente in altri pianeti; se poi lo scienziato o il filosofo è un uomo di fede, è bene che tenga conto, come sentenza definitiva, della dottrina della fede.

Ora mi permetto di ricordarle che appunto in base alla fede dobbiamo escludere la presenza di altri esseri umani in altri pianeti. Se tuttavia noi credenti abbiamo a che fare con uno scienziato non credente, in questo caso dobbiamo comprendere l’ipotesi che egli fa della possibilità di altri esseri umani in altri pianeti.

 

[CzzC: ora, davvero, fermiamo qui la discussione su questo argomento].