CHIESA S.GIUSEPPE a Rovereto (Trento): tra le righe del progetto

Traggo da dibaio progetto chiesa San Giuseppe Rovereto e commento con amarcord; banchi senza inginocchiatoio, ma comperati dalla ditta Genuflex (pro allineamento con i protestanti?).

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 2025.08.12; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

Pagine correlate: con cautela correlerei Arte sacra; Genuflex

 

2023.08.26 <l'Adige.pdf, Rai, Dolomiti, google> l'arch. Fabio Andreatta 71 anni è deceduto al Pont Del Diaol nella forra del torrente Sorna. [CzzC: ricordo quando presentò la nuova chiesa di San Giuseppe]

 

2014.02.09 cliccando a questo link http://www.dibaio.com/chiesaoggi/chiesaoggi064-065/CH-064-065-44.htm potresti trovare un contenuto diverso da quello che il 09/02/2014 vidi come segue

 

Un grande complesso, progettato da Fabio Andreatta, racchiude luoghi per la vita civile e religiosa: un centro sociale, la chiesa e le opere parrocchiali. Elemento baricentrico, la chiesa acquisisce rilevanza grazie alla presenza di un sagrato, definito da due costoloni laterali. L'adeguamento liturgico dell'aula è di Michele Anderle.

Realizzato per la Provincia Autonoma di Trento dall'Istituto Trentino Edilizia Abitativa (ITEA), su progetto dell'architetto Fabio Andreatta, questo complesso nasce con lo scopo di sopperire alle carenze del quartiere residenziale del Brione, realizzato negli anni '70.
La progettazione quindi prende le mosse dalla necessità di facilitare lo svolgimento del traffico veicolare e la sistemazione dell'area verde, per fornire inoltre servizi adeguati al quartiere. La chiesa, con i suoi spazi di supporto, è stata concepita come parte di un edificio che la ingloba e che include anche un centro sociale. Come scrive il progettista, la concezione dell'edificio "si fonda sulla volontà di non creare piccoli poli all'interno di un'area già per
molti versi frammentaria. Si ottengono così, oltre a evidenti economie di scala, anche un più ampio e flessibile uso dello spazio pubblico con auspicabili benefici riflessi nella socializzazione dei residenti". Un lungo parallelepipedo in mattoni è aperto da ampi portali, tre sui lati lunghi e uno sui lati brevi. Da questi varchi fuoriescono volumi semicilindrici rivestiti
a corsi alternati di pietra e mattone, raccordati da finestrature al volume principale. Uno spazio vuoto - una piazza interna - costituisce la separazione tra la parte dell'edificio destinato a uso civile, e quella, maggiore, dedicata alla chiesa e agli ambienti a questa correlati. La forma esterna comunica solidità e funzionalità. Per quanto costituisca la parte preponderante del complesso, la chiesa resta alquanto nascosta entro la dimensione del costruito. Aspetto cruciale per la sua riconoscibilità è il sagratello, entro il quale risaltano la croce posta in alto sul fronte e il portale demarcato da due colonne metalliche binate e da una tettoia di cristallo. Sono elementi che, connotando l'ingresso dell'aula, danno il senso di sagrato allo spiazzo; questo è anche l'unica apertura che trapassa il volume dell'edificio.

Alle spalle della chiesa si apre un chiostro attorno al quale si raccolgono su più livelli le aule per la catechesi e le abitazioni dei sacerdoti.

L'accesso principale al complesso, con una piazza ribassata dal qual si accede a una sala polivalente.

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Al centro del complesso, coperta con tetto a doppio spiovente, la chiesa

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Dietro il centro sociale, il sagrato il sagrato che separa chiesa dal centro civico.

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La planimetria.

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1. Il fronte Ovest

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2. Il chiostro

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3. L'aula celebrativa

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4. L’ingresso della chiesa

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5. Il sagrato

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6. Ingresso del centro sociale

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7. Vista da via Comel

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L'omogeneità materica e grafica del complesso fa sì che dall'esterno difficilmente si distingua l'aula ecclesiastica dal resto: ogni gerarchia di valori resta annullata nella linearità del disegno e nella assenza di segni che manifestino esternamente la presenza del luogo di culto, la cui croce absidale, per esempio, è visibile dal chiostro, ma non dalla strada.

[CzzC: c'ero alla presentazione del progetto che l’Architetto fece davanti ad oltre 100 persone della Parrocchia di S. Giuseppe: tra l’altro egli sottolineò:

la prima cosa che uno deve vedere entrando in chiesa debbono essere le vie di uscita;

- l’altare ed altri simboli sacro-liturgici devono essere facilmente rimuovibili o mimetizzabili nel caso che l’aula venisse impiegata per usi non strettamente liturgici: trattandosi di un edificio di proprietà pubblica occorre salvaguardarne la sua fruibilità polifunzionale;

gli ispiratori innescarono e trascinarono applausi, ma ci fu anche qualche intervento perplesso da parte di alcuni ascoltatori, tra cui quello di RC, che senza esplicitare l’aggettivo, cercò di sgamare l’intento dissacratore sotteso a tale spiegazione, ad esempio

- vedere subito l’uscita significherebbe che l’ingresso è una pausa avulsa dalla realtà da chiudere in fretta per tornare fuori alla vita vera,

- il nascondimento delle evidenze sacro-liturgiche si ispirerebbe più al protestantesimo che al cattolicesimo.

Andreatta rispose che non condivideva l’accentuazione religiosa espressa da quel signore, ma si complimentò con lui dicendogli che aveva capito perfettamente il nocciolo della questione; se Rogger, esimio estimatore del progetto, lo avesse sentito replicare così, lo avrebbe probabilmente ri-applaudito. Col senno di poi in relazione a certe matrici di cultura dominante (allora ero ingenuo in tema) mi parrebbe oggi di percepire qualche correlazione con grembiulate influenze piramidali, riscontrate da un esperto stando a quanto riferitomi da NC, comunque in linea genuflessa al processo di protestantizzazione].

Per quanto di dimensioni relativamente ridotte, il centro sociale risulta caratterizzato con maggiore evidenza, grazie alla presenza di due passerelle di legno che superano una piazza ribassata per raccordarsi al piano stradale. Il centro sociale è disposto su cinque piani: il parcheggio (quale? Non lo vedo) e una sala polivalente a livello interrato, al secondo livello l'ufficio postale e l'ambulatorio medico, al terzo livello la sede della circoscrizione, al livello più alto alcune sale per associazioni. L'aspetto da "casa comune" del complesso, specie di moderna domus ecclesiae civica, dà luogo, entro l'aula, a una sistemazione dignitosa.

 

L'aula eucaristica

A pianta centrale a croce greca, la chiesa è caratterizzata dai portali con archi ribassati sui quattro lati entro i quali si aprono, al modo di cornici per i diversi luoghi liturgici, gli ambienti definiti dalle pareti semicircolari in corsi alternati di pietra e mattoni. Questi ospitano presbiterio, battistero e custodia eucaristica. Particolarmente efficace risulta l'abside, entro la quale la croce di cristallo spicca nel tondo in cotto (il cristallo della croce e le finestre delle parteti laterali semicircolari sono state poi sostituite con vetrate artistiche con colori vivaci).

La semicircolarità degli ambienti laterali consente di mantenere il senso del raccoglimento e la centralità dell'aula, pur mentre questa si espande nelle quattro direzioni.

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Nelle vetrature che raccordano le pareti di andamento circolare alla struttura dell'aula, si manifesta una certa cesura dell'ambiente, quasi che i poli liturgici ivi contenuti avessero un carattere accessorio: ma la copertura tradizionale in travi di legno a vista recupera l'unitarietà dello spazio.

A due anni di distanza dal completamento del centro, l'Ufficio Diocesano per l'Arte Sacra di Trento ha incaricato l'arch. Michele Anderle di ridefinire lo spazio per il culto: operazione che ha assunto i connotati di un "adeguamento liturgico".

La pianta dopo l’adeguamento

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Mantenendo l'involucro e la disposizione spaziale, sono stati operati alcuni cambiamenti che hanno riguardato la qualità di presenza dei poli celebrativi, apportando una connotazione più marcata. L'attenzione principale è stata posta nell'organizzazione globale dello spazio, all'interno del quale l'altare è collocato in isola per rafforzarne la presenza: di centro in cui si riassume l'ambiente e verso il quale confluiscono i percorsi interni.

Sul piano presbiteriale sono posizionati l'ambone, proteso verso l'assemblea e la sede del celebrante, correlati per forma e materia all'altare. L'evidente somiglianza dell'altare e dell'ambone, pone in evidenza la loro stretta relazione, il loro essere mensa dell'Eucaristia e mensa della Parola.

Ambone

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e altare

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Realizzato in pietra arenaria, l'arredo liturgico è caratterizzato da un disegno geometrico in piani disposti su livelli decrescenti per ottenere un effetto chiaroscurale.

Negli ampi ambienti laterali sono stati ubicati, come previsto dal progetto originario, la cappella del Santissimo e il battistero.

Il battistero

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Quest'ultimo è posto sul lato meridionale, per godere di un miglior livello di illuminazione naturale. La vasca ottagonale costituisce un elemento simbolico forte, ed è adatta al battesimo in immersione. La custodia eucaristica è posta su un piedistallo a torre, secondo la tradizione medievale: due serie di sedute convergenti ne sottolineano la centralità. Interventi artistici di Luciano Cassinelli hanno riguardato la porticina della custodia e le quattro croci coi simboli degli evangelisti, poste sugli elementi strutturali. (L.S.)

 

Chiesa di S. Giuseppe a Rovereto

Indirizzo: Via Perosi, 10, Rovereto (TN)
Committente: Provincia Autonoma di Trento
Progetto architettonico e d.l.: Arch.
Fabio Andreatta, Rovereto
Progetto strutture: Ing. Aldo Tamanini
Spazio liturgico: Arch.Michele Anderle, Rovereto
Mattoni: San Marco Laterizi,Valenza Po (AL)
Panche: ditta Genuflex, Maser (TV)
[CzzC: ma panche prive di inginocchiatoi]
Serramenti tagliafuoco: Ninz, Ala (TN)
Ascensore: Pedrini & C., Rovereto (TN)
Foto: Courtesy Fabio Andreatta (esterno), Andrea Nadalini (aula liturgica)
Vetrate artistiche: Prof. Silvio Cattani
Cronologia: 1991-1997 (inizio e fine lavori)