Padre Josef e il MIRACOLO “ANTICOMUNISTA” della croce di Cihost

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2013.12.12 Traggo da Tempi. Angelo Bonaguro.

La terza domenica d’avvento del 1949 don Josef Toufar, parroco di Číhošť, un paesino sperduto della campagna boema, salì sul pulpito a commentare la frase di san Giovanni: «In mezzo a voi sta Uno che non conoscete». Disse che non era necessario cercare Gesù chissà dove, perché era lì presente, e indicò con la mano il tabernacolo. Lui, che dal pulpito volgeva le spalle all’altare, non si accorse di nulla, ma i suoi parrocchiani videro stupiti che la croce posta sopra il tabernacolo si inclinava dapprima a destra, poi a sinistra per rimanere infine leggermente piegata.

Nei giorni successivi a quell’11 dicembre ‘49, la parrocchia fu visitata da vari responsabili della curia nonché della polizia politica (StB) perché la notizia sul «miracolo» della croce cominciò ad attirarvi molti fedeli. Il caso arrivò sulla scrivania del compagno Gottwald, lo Stalin cecoslovacco, nel bel mezzo dei preparativi per una massiccia campagna antireligiosa: già a ottobre erano state approvate le leggi che istituivano l’Ufficio per gli affari religiosi e stabilivano la copertura economica delle Chiese (il sacerdote era diventato un impiegato statale). Il regime cercava qualsiasi opportunità per liquidare la Chiesa cattolica e separarla da Roma, senza peraltro riuscirci: le varie associazioni filo-governative per il clero, infatti, non avrebbero mai costituito una «chiesa nazionale».

... omissis ...

Il 28 gennaio 1950 la StB arrestò don Josef e lo rinchiuse nel carcere di Valdice. Dal verbale del primo interrogatorio, quando era ancora in grado di intendere e di volere, emerge la sua grande prudenza e l’assoluta aderenza alla realtà dei fatti, ribadita dai numerosi testimoni. Il sacerdote aveva ripetuto ai fedeli di «non scorgere nell’accaduto né un miracolo, né un segno positivo o negativo… Sappiamo solamente che la croce si è mossa… Il Signore ci ha mostrato che è realmente in mezzo a noi, nel tabernacolo». Ma le istruzioni da Praga erano chiare: estorcergli a ogni costo la confessione che era stato lui a muovere la croce grazie a un meccanismo. Nei giorni a seguire, don Josef venne ripetutamente picchiato e seviziato dagli aguzzini comandati da Ladislav Mácha. Il 22 febbraio, ormai ridotto allo stremo e semi-incosciente, firmò una «deposizione» costruita dalla polizia in cui si riconosceva colpevole di aver inscenato il miracolo. Il 23 febbraio fu trascinato nottetempo nella chiesina di Číhošť dove la polizia intendeva filmare una ricostruzione del miracolo a scopi propagandistici: il documentario Guai a quell’uomo per mezzo del quale, sarebbe poi stato trasmesso nei cinema come prova della «cospirazione vaticana contro il regime popolare-democratico». Ma don Josef non si reggeva in piedi, svenne e dovettero portarlo in ospedale. Fu operato e il 25 febbraio morì per «peritonite».

... omissis ...

Il 6 marzo 1950 il ministro degli interni Nosek chiese alla stampa di «collaborare a spiegare al popolo invenzioni e menzogne di questo tipo». Seguirono settimane di articoli diffamatori, fotomontaggi e caricature. Anche L’unità non si tirò indietro e il 7 marzo, a firma C. De Lipsis, si lanciò in una tirata ideologica sulla «grottesca mistificazione» non dovuta «all’opera dello Spirito Santo, bensì all’opera di padre Josef Toufar, il quale, stando sul pulpito manovrava un complicato sistema di spaghi e di elastici. La tecnica del “miracolo” è stata ora ampiamente descritta dallo stesso sacerdote, il quale ha confessato la mistificazione», e il quale nel frattempo era già morto per le percosse subite.

...omissis ...

Intanto nell’aprile scorso è stata avviata la causa di beatificazione di questo sacerdote martire, fedele a Cristo e alla Chiesa che, sulla scia di san Giovanni Bosco, è vissuto «come se dovessimo morire in questo giorno».