Ad inizio estate il capo del governo italiano, Berlusconi, fu deriso sui giornali di tutto il mondo perché una giovane donna (in gergo una escort), prestatagli a festa/letto da un amico compiacente, registrò le loro conversazioni amorose e le consegnò alla stampa per il pubblico ludibrio.

   Per quanto le faccende private di un capo di governo non riflettano necessariamente la sua attività governativa (contano i risultati politici di un governante più della sua vita sotto le lenzuola), mentre il mondo rideva di Berlusconi i cattolici, molti dei quali lo avevano votato, furono turbati dal suo comportamento, scrissero di «disagio», di «desolazione», di comprensibile «sofferenza».

   Anche Avvenire, quotidiano cattolico diretto da Dino Boffo in sintonia con la Conferenza Episcopale Italiana, parlò di sofferenza, quella sofferenza «che la tracotante messa in mora di uno stile sobrio ci ha causato» scrisse Dino Boffo il 12/08/2009.

 

   Venerdì 28 agosto 2009 il Giornale, di proprietà di Berlusconi e diretto da Feltri, pubblicò la notizia che Dino Boffo, censore del Berlusconi che era stato con certe signore, per la verità molto disponibili, proprio quel Dino Boffo era stato condannato anni prima per molestie: «...Il Boffo - si legge - è stato a suo tempo querelato da una signora di Terni destinataria di telefonate sconce e offensive e di pedinamenti volti a intimidirla, onde lasciasse libero il marito con il quale il Boffo, noto omosessuale già attenzionato dalla Polizia di Stato per questo genere di frequentazioni, aveva una relazione. Rinviato a giudizio il Boffo chiedeva il patteggiamento e, in data 7 settembre del 2004, pagava un’ammenda di 516 euro, alternativa ai sei mesi di reclusione...».

 

   Il giorno seguente si mosse un fiume di solidarietà dell’associazionismo cattolico verso il direttore di Avvenire, ma Feltri sapeva di aver colpito pesantemente con mossa e colpo in canna ben preparati: il tribunale di Terni confermò l’esistenza della condanna, anche se la Polizia negò la sussistenza di documenti inerenti le inclinazioni sessuali di Dino Boffo.

 

[CzzC: Boffo dice che patteggiò la pena perché effettivamente le telefonate moleste erano partite dal suo telefono che egli non aveva cautamente custodito. Io non so se si sia trattato solo di incauta custodia del telefono o di maggiore responsabilità di Dino Boffo: certo è che, mentre il cristiano soffre per i peccati propri e di chiunque, e conosce la  misericordia ed il perdono, di Dio per l’uomo e del cristiano per il prossimo (vedi il Papa “Dio persegue le colpe ma protegge i peccatori”), chi osteggia la Chiesa, pur non meno peccatore, gode quando scopre il peccato di un uomo di Chiesa, ci sguazza anche per convincersi che non vale la pena seguire la Chiesa, perché sarebbe sporca, il che senza considerare la densità differenziale della sporcizia.]

 

   Il 2 settembre Feltri arrivò ad inventare che l’informazione sulla condanna di Boffo fosse venuta dal Vaticano, che lo smentì categoricamente.

 

   Il 3 settembre Dino Boffo presentò irrevocabilmente le dimissioni da direttore di Avvenire: questa la sua lettera di dimissioni.

 

   Il 10 sett leggo questo interessante commento di Don Camisasca: “non è un immorale che ha fatto il moralista … era direttore di un giornale non certo nemico dell’attuale compagine governativa, della quale era attento a cogliere «la sintonia su alcuni temi cari alla Chiesa». … Non si tratta di privilegiare un campo piuttosto che un altro, di cambiare alleanze in chiave di destra/sinistra come qualcuno è abituato a pensare … si tratta di riconoscere gli uomini che sono in grado di operare politicamente, garantendo una traduzione legislativa di ciò che la Chiesa segnala essere il bene non della propria parte ma dell’uomo concreto.   la Chiesa «ha bisogno di una riforma della vita sacerdotale e della vita episcopale. Meno documenti, manifestazioni e convegni. Abbiamo necessità di sacerdoti e di vescovi più legati alle necessità profonde del loro popolo»”.

 

   L’11 settembre su Vita Trentina N.84 del 13/09/2009 leggo elenco falsità contenute nella strumentalizzazione operata dal Giornale di Feltri.

 

   Il 14 settembre la Repubblica riporta i commenti di vari Vescovi: «hanno colpito Dino Boffo e Avvenire per colpire tutta la Chiesa ... siamo di fronte ad un attacco misterioso, intorno al quale occorre ancora fare chiarezza per il bene di tutto il paese ... qualcuno presenta questa vicenda come prova di supposte divisioni nella Chiesa, veri e propri falsi ... malgrado tutto quello che è successo, la Chiesa con i suoi vescovi e tutto il suo popolo non si fermerà mai, anche se qualcuno vorrebbe fermarla"

 

  Il 4 dicembre 2009 Vittorio Feltri chiede scusa a Boffo e fa una clamorosa retromarcia. «… personalmente non mi sarei occupato di Dino Boffo, giornalista prestigioso e apprezzato, se non mi fosse stata consegnata da un informatore attendibile, direi insospettabile, la fotocopia del casellario giudiziale che recava la condanna del direttore a una contravvenzione per molestie telefoniche. Insieme, un secondo documento (una nota) che riassumeva le motivazioni della condanna. La ricostruzione dei fatti descritti nella nota, oggi posso dire, non corrisponde al contenuto degli atti processuali. … Inoltre Boffo ha saputo aspettare, nonostante tutto quello che è stato detto e scritto, tenendo un atteggiamento sobrio e dignitoso che non può che suscitare ammirazione».