Il Consiglio d'Europa: «L'Italia studi al più presto il razzismo tra le forze di polizia»

non sarebbe del tutto infondato ipotizzare che il suddetto Consiglio (che non c’entra con la nostra Unione Europea) accampi il colore della pelle come causa trampolino per lanciare attacco su una loro causa maggiore

[Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità, modificata 2025.05.30; col colore grigio distinguo i miei commenti rispetto al testo attinto da altri]

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2025.05.28 <<tgcom24, ansa, s24h, avvenire> Il Consiglio d'Europa: «L'Italia studi al più presto il razzismo tra le forze di polizia»; secondo gli accusatori si tratterebbe di un fenomeno crescente in molti Paesi europei: «Agenti di polizia fermano le persone basandosi sulla base del colore della pelle, o sulla loro presunta identità o religione». [CzzC: temendo che si tratti di una illazione pretestuosa come sarebbe questa insinuante accusa di «razzismo», suggerisco alcune considerazioni in aiuto al discernimento.

1) il Consiglio d’Europa non c’entra con la nostra UE (non è né il Consiglio Europeo, né il Consiglio dell’Unione Europea: mi capitò di correggere perfino il politologo Paolo Pombeni 3 anni fa quando su Vita Trentina li confuse): del Consiglio d’Europa fanno parte sì i diversi stati UE, ma anche Svizzera, Moldavia, Turchia, Azerbaigian, Albania, Serbia Montenegro, Armenia più altri stati come osservatori tra cui anche il Marocco.
L’essenziale espressione del Consiglio d’Europa è la CEDU.

2) Da quel pulpito sono venuti anche giudizi che parrebbero sbilanciati;

   - fu giusta l’espulsione della Russia quando invase l’Ucraina, ma quella corte non redarguì l’Azerbaigian che annientava i cristiani del Nagorno Karabakh;

   - sul caso della femen Èloïse Bouton (che nel 2013 aveva pisciato sull'altare di una chiesa), quella corte nel 2022 stabilì che lo stato francese (che aveva condannato l'oscena offesa) doveva risarcire la profanatrice con 9.800€ perché si sarebbe trattato di un gesto politico.

È dalla suddetta corte che è venuta l’ispirazione «L’Italia studi il razzismo» e ci sono precedenti che fanno temere un uso strumentale del termine iperbolico «razzismo»: non sarebbe del tutto infondato ipotizzare che il suddetto Consiglio abbia accampato il colore della pelle come causa trampolino per lanciare attacco su una loro causa maggiore: attaccare la preoccupazione nutrita dalla nostra gente (e dunque anche dalle nostre FFO) quando osserviamo che la densità di atti criminali è più alta tra gli allogeni rispetto a quella misurabile tra i nostri indigeni ed è più alta tra gli allogeni che trattano la libertà delle donne con i criteri di una nota religione, anziché secondo gli art.16 e 18 della nostra dichiarazione universale dei diritti umani].

 

- NC commenta: Per dedurre (in parte) il tasso di intolleranza, di solito osservo come si rivolgono gli adulti "nordici" agli altri adulti, ad esempio se gli danno del lei o del tu. Personalmente sto ancora pagando l'aver frequentato una famiglia di delinquenti borghesi della zona, e ho dovuto insegnare a una famiglia straniera, accompagnandola al Cinformi, come difendersi dal nostro sistema giudiziario, assistenti sociali inclusi. Io stessa, non parlando dialetto, appena arrivata in questa zona, sono stata discriminata, pur avendo tratti somatici locali. Ognuno ha la sua storia e la sua esperienza. Invito caldamente a osservare la realtà quotidiana per trarre delle conclusioni oggettive.

- [CzzC: è proprio OSSERVANDO «la realtà quotidiana», e in più MISURANDOLA con il criterio matematico della DENSITÀ differenziale, che ho osato commentare come qui sopra, sempre aperto alla correzione fraterna, reciprocabile; correzione fraterna che in merito osai anche verso un direttore di giornale locale. Aiuto il Cinformi, non solo perché la mia famiglia è amica di Pr*, ma anche aiutando pachistani a recuperare debiti di matematica e fisica. «Amicus Plato sed magis amica veritas».