ultima modifica il 17/04/2021

 

Libertà religiosa diritto naturale dell’uomo a tendere al vero al bene al giusto

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trassi da Avvenire 2012.12.12 pag 33

 

«Libertà, diritto dell’uomo religioso»

 

Caro direttore, nel suo 'Discorso alla Città', l’arcivescovo di Milano ha citato la dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae, secondo cui la libertà religiosa è «quel dovere e quindi il diritto di cercare la verità» (DH 3). Scola ha così immesso nel dibattito pubblico un accento nuovo.

 

Ha posto le basi per individuare in quel principio l’applicazione di una visione antropologica che rispecchia la domanda radicale di Agostino: «Che cosa infatti desidera l’uomo più potentemente della verità?» ( Commento al Vangelo di S. Giovanni , 12/2012  ,5 ). L’accento che Scola ha voluto mettere sulla concezione di libertà religiosa pone le premesse per un superamento delle molto mediatiche contrapposizioni tra credenti e laici. E se la questione è di natura antropologica più che confessionale, anche tante discussioni intorno alla cosiddetta biopolitica potrebbero trovare una prospettiva nuova. Specie se si prova a scavare sotto la dichiarazione conciliare citata e si scopre la portata del contributo che offrì l’allora vescovo Karol Wojtyla, con ben cinque interventi.

 

Ne dà notizia lo stesso cardinal Scola in un saggio dedicato al pensiero del Papa polacco, per il quale – all’epoca vescovo della Chiesa vittima delle persecuzioni comuniste – la libertà era «il diritto fondamentale dell’uomo religioso nella società, che deve essere garantito da tutti gli Stati, anche da quelli di ispirazione ateomaterialistica, per i quali la religione sarebbe una pura alienazione» ( L’esperienza elementare. La vena profonda del Magistero di Giovanni Paolo II, Marietti 1820, pag.131). Nei suoi interventi, Wojtyla spiegò che «la tensione alla verità contenuta nella insopprimibile attitudine dell’uomo al rapporto con Dio è il culmine della sua razionalità e postula necessariamente la libertà». Simile impostazione, tutta incentrata non più sul 'diritto della verità' alla cittadinanza quanto sulla originaria apertura dell’uomo al vero, al bene e al giusto quale segno del suo essere creatura, risulta contestazione alla radice di ogni potere dell’uomo sull’uomo. E dice anche della sensibilità fenomenologica del Papa polacco. Competenza che, non a caso, condivide con la santa proclamata patrona d’Europa proprio da Giovanni Paolo II, l’ebrea Edith Stein, che finirà la sua vita nei campi di sterminio nazisti.

 

Nel suo saggio Una ricerca sullo Stato (ed. Città nuova), l’ex assistente di Husserl spiegò come, dacché «la vita religiosa si svolge in una sfera nella quale niente può essere fatto o disfatto per mezzo della legge o di interventi volontari», (p. 166), il potere politico deve essere limitato. Anche perché «dobbiamo, tuttavia, rispondere negativamente alla domanda riguardante il fatto che lo Stato possa essere portatore di propri valori religiosi. Infatti questi ultimi appartengono a una sfera personale che manca allo Stato. Abbiamo già detto che esso non ha un’anima, in quanto non è ancorato nell’anima delle persone che ad esso appartengono» (p. 167). E poiché lo Stato non è ancorato all’anima delle persone che pure gli appartengono, esso usa inevitabilmente la coercizione come metodo di governo.

 

Al contrario la verità, che vi è ancorata a mezzo dell’ardore di conoscenza proprio della ragione umana, esige la libertà come modalità di adesione a sé.

 

Matteo Forte

 

 

06/12
2012

<tempi lastampa>: Scola: magistrale discorso su libertà religiosa e neutralità dello Stato, in occasione dell’ordinazione di sant’Ambrogio e dell’inaugurazione delle celebrazioni per i 1700 anni dall’Editto di Costantino