modificato 03/01/2017

 

Del volontariato cattolico gli illuminati statalisti laicisti vogliono le mani senza volto

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Pagina senza pretese di esaustività o imparzialità: contrassegno miei commenti in grigio rispetto al testo attinto da altri.

 

Traggo da Avvenire 27/08/2011 (o 25/08 non son sicuro): vedi anche la Stampa

 

Da pagina 14 -------------------------------------------------------

 

«Il volontariato cattolico non sarà religione civile»

 

Il cardinale Sarah: il vero aiuto all’uomo esige la fede

Il porporato: «Il problema non è avere sovvenzioni pubbliche, ma riceverle senza perdere la nostra identità»

 

DAL NOSTRO INVIATO A RIMINI

 

GIOVANNI RUGGIERO

 

Se non esistesse il volontariato non ci sarebbe il Meeting. Non il semplice impulso naturale di dare. Qualcosa in più. Nella grande fiera di Rimini, in cui fin l’ultimo chiodo è stato messo volontariamente, il presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, il cardinale Robert Sarah, spiega come il dare derivi dalla grazia. Ricorre al Vangelo di Matteo: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date ». Proprio questa fonte della beneficenza dice di stare in guardia da espressioni di volontariato diventato professionale. Insieme al porporato, che da pochi mesi sovrintende alla 'carità del Papa', c’è Alberto Piatti, il segretario della Fondazione Avsi, la rete di volontariato presente in tutti gli angoli del mondo dove c’è bisogno di questa gratuità.

 

«Dio – spiega Sarah – è amore e ha lasciato in noi tracce di questo suo amore, della sua compassione, in credenti e non credenti. Ma Cristo ci dice di più. Raccoglie questo nostro desiderio umano e lo nobilita, perché ci insegna in primo luogo che l’amore, prima di darlo, lo abbiamo ricevuto da lui». Dunque – parole del cardinale Sarah – il volontariato non sostituisce la fede, ma la esige, e «non scaturisce semplicemente dall’impegno per un mondo nuovo e redento dall’impegno dell’uomo stesso. Proprio questo impedisce al volontariato cattolico di diventare una religione civile ». Sarah, nato nella francofona Guinea Conakry, utilizza la sua lingua, il francese che, più preciso dell’italiano, distingue i diversi modi del dare: Bénévolat e Volontariat, ovvero, spiega, «il volontariato basato sulla gratuità e il volontariato di coloro che producono competenze professionali per dei fini collettivi e senza fini di lucro, ma che comunque ricevono un compenso per le loro prestazioni e attività». Il volontariato cattolico – il porporato lo ricorda – offre spesso servizi che lo Stato non riesce a garantire. Perciò le associazioni di volontariato sono reclutate e sovvenzionate con fondi pubblici. Qui cova un pericolo. «Questo comporta – avverte il presidente di 'Cor Unum' – che gli enti pubblici tendono a caricare le associazioni di volontariato di compiti che obbligano o a cambiare natura o a trasformarsi in imprese sociali». Occorre non cadere in una sorta di torpore che questi finanziamenti potrebbero creare. «Ricevere soldi dal pubblico – precisa – non può farci dimenticare la nostra origine. Il problema non è, dunque, ricevere sovvenzioni pubbliche o no, ma se riusciamo a riceverle senza perdere la nostra identità». Per chiudere cita don Giussani e il suo 'Il senso della caritativa' che riprende poi Piatti. «Il volontario – dice Sarah – deve essere innanzitutto un testimone di fede dalla quale nasce il suo bisogno di aiutare gli altri». L’Avsi che quest’anno compie 50 anni di attività nasce sullo stesso impianto indicato da don Giussani: «È solo cominciando a fare, a donare del tempo libero come integrale gesto di liberalità che la carità cristiana diventerà mentalità, convinzione, dimensione permanente ». Oggi un miliardo di persone si dedicano al volontariato, ma non tutte con lo stesso spirito. «Per noi – spiega Piatti – il bisogno di occuparsi degli altri è un’esigenza naturale che chiamiamo legge dell’esistenza ». I pericoli di manipolazioni palesati da Sarah sono reali per Piatti anche a livello di agenzie mondiali di volontariato. «C’è – dice – il pericolo concreto che il volontariato sia utilizzato non nella sua forma di sussidiarietà, ma che si sfrutti la sua buona gente a poco costo». Le agenzie dell’Onu non ingannino con le loro strutture di aiuti e di servizi. Piatti dice di guardarsi bene dai pericoli della nuova “religione umanitaria”, professata «dall’attuale segretario generale dell’Onu che si pone come un papa laico di questo credo».