Da Avvenire 23/09/2010 pag 2

LA PRETESA NEGAZIONISTA DI «PROFANARE» I LAGER

 Fino a quando Irving abuserà della nostra tolleranza?

 ANNA FOA

 David Irving, lo pseudo-storico inglese conosciuto grazie alla sua ostinata opera di negazione della Shoah, ha avuto un’idea brillante, utile anche per risanare il suo bilancio reso precario dalle condanne subite per negazionismo, in particolare dopo la perdita della causa per diffamazione da lui intentata nel 2000 contro la storica Deborah Lipstadt e la Penguin Books: guidare a pagamento gruppi di negazionisti nei luoghi più importanti della Shoah, per mostrarne l’inesistenza de visu .

 Immaginiamo già schiere di neonazisti girare per i campi di sterminio misurando con il metro le camere a gas per dimostrare che non potevano funzionare. Irving, che si trova già in Polonia con i suoi 'clienti', ha dichiarato che se non lo faranno andare ad Auschwitz andrà a Treblinka: il secondo campo di sterminio per grandezza dopo Auschwitz, quello dove tra il luglio e l’ottobre del 1942 scomparvero oltre trecentomila ebrei provenienti dal ghetto di Varsavia.

  Il negazionismo non è una corrente storiografica, ma una bugia avvolta sotto la parvenza della storia e motivata esclusivamente dall’antisemitismo. Non ha dignità scientifica, dal momento che nega il valore delle prove: le une perché vengono dagli ebrei, e ovviamente giudicate «inaffidabili»; le altre perché «sospette», cioè sospettate di essere subordinate alla volontà dei vincitori. E pensare che, fra prove documentarie, giudiziarie e memorialistica la Shoah è forse l’evento maggiormente documentato della storia terribile del Novecento.

  Il negazionismo è figlio del nazismo, della sua volontà di occultare lo sterminio degli ebrei. Alle origini del negazionismo sono direttamente i nazisti quando nei campi dicevano alle loro vittime che, anche se fossero sopravvissuti, nessuno li avrebbe mai creduti. Ai negazionisti non si può rispondere, perché il loro percorso mentale è deviato dall’unico obiettivo di mentire. Non c’è alcun possibile dialogo con loro.

  Tuttavia, personalmente, sono fra quanti considerano con esitazione e dubbio la scelta, fatta da molti Paesi europei, di mettere fuori legge il negazionismo. Legge che, in Austria, è costata allo stesso Irving più di un anno di prigione. Credo, nonostante tutto, che si tratti di un delitto di opinione. Altra cosa è però lasciare i negazionisti liberi di insegnare le loro menzogne nelle scuole, nelle università, nella società. Altra ancora è lasciarli liberi di profanare, con la loro sola presenza, lo spazio di un campo di sterminio. Lascereste un writer ben conosciuto entrare con una bomboletta agli Uffizi, in nome della sua libertà di movimento? E la libertà di opinione può consentire la dissacrazione di uno spazio simbolico come quello di Auschwitz? Possiamo lasciare – per riprendere la bella immagine di Pierre Vidal-Naquet – che questi lugubri assassini della memoria scorazzino nei loro pullman attraverso i luoghi che hanno visto lo sterminio degli ebrei d’Europa?

  «Fino a quando, Catilina, abuserai della nostra pazienza?», si domandava Cicerone. E fino a quando David Irving abuserà della nostra tolleranza?