Anche nel 2004 la città di Rovereto rinnova il voto del 1703 a Maria Ausiliatrice: QT titola «...»

QT titola «Fra polemiche balorde, notizie deliranti e curiose omissioni»

All'epoca del voto, nel 1705, il Consiglio comunale prese una decisione di carattere religioso, che però coinvolgeva l'intera comunità roveretana”.

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Pagine correlate: Voti; feste e segni cristiani; anni dopo commentai Folgheraiter

 

2004.09.18 da http://www.questotrentino.it/qt/?aid=9286

18 settembre 2004

Fra polemiche balorde, notizie deliranti e curiose omissioni.

 

Di cosa si sono occupati in prevalenza, fra luglio e settembre, i nostri quotidiani? ...  Fra le molte polemiche, comunque, la più bizzarra dell’estate (12 articoli sull’Adige in 5 giorni), è stata quella riguardante la ormai trisecolare festa di Maria Ausiliatrice, patrona di Rovereto (5 agosto), che già due anni fa aveva scaldato l’estate roveretana (mentre l’anno prima si era litigato sulla più recente (1946) consacrazione della città a Cristo Re, vedi Frivola conflittualità su... Cristo Re).

 

La festa si celebra per ringraziare la Madonna di aver salvato la città dall’invasione delle truppe francesi del generale Vendôme il 5 agosto del 1703. Ma è ormai una festa smorta – ha avviato il dibattito il leghista Leonardo Boldrini, "L’allegria dov’è? Che festa è questa? Lo stesso rito della consegna del cero votivo ha perso il suo connotato gioioso. E’un rito stanco". E per vivacizzare, propone di "unire il cristianesimo con quel retaggio pagano che dà il senso della partecipazione, il brio. Insomma, lo dico da leghista: dobbiamo imparare dai terroni!".

Del resto – aggiunge – basterebbe ispirarsi a quanto si fa nella vicina Villalagarina, dove la festa patronale si accompagna ad un’anguriata, o alla battaglia delle arance che si svolge a Genova (ma non è Ivrea?). In realtà Boldrini ha in testa un’idea precisa: "La tradizione non dice che in quel lontano 5 agosto 1703 la città venne salvata da una provvidenziale (quantomiracolosa! n.d.r.) nevicata? E allora... si potrebbe fare la neve artificiale. Far passare sul Corso il generale Vendôme, insomma un figurante che fa il generale, con tutti i roveretani che gli tirano le palle di neve. Poi la sera ci vorrebbero anche i fuochi d’artificio".

Mentre l’assessora Donata Loss parla d’altro e va sul difficile citando lo storico Eric Hobsbawn e proclamando che "va salvato il sentimento vero del popolo roveretano verso la Madonna vista come archetipo femminile", mons. Valentino Felicetti, più concretamente, demolisce i presupposti storici di Boldrini, ricordando che la festa di Maria Ausiliatrice patrona di Rovereto e la festa della Madonna della neve "sono due realtà distinte. Tra loro c’è una pura coincidenza di data". Cioè: la Madonna ha salvato Rovereto, ma senza neve: "Il generale evitò semplicemente la città". La nevicata in agosto c’è stata - a volerci credere - alcuni secoli prima, e a Roma.

Il brutto rimpallo non scoraggia il consigliere leghista, che replica disinvolto: sarà come dice don Felicetti, ma c’è molta gente che la pensa come me anche se non è vero, ed è questo che conta. "E’ – se vogliamo – una tradizione nella tradizione... Non è il caso di buttarla sull’aspetto storiografico".

E in effetti, mentre qualcuno si scandalizza per le contaminazioni "pagane" prospettate da Boldrini, e insiste che la festa di Maria Ausiliatrice deve restare "una preziosa sosta di riflessione per una verifica sul proprio impegno come uomo, donna, figlio, in casa e nella società", altri insistono per lasciar sopravvivere almeno il sospetto di una nevicata agostana: "Chi può essere tanto sicuro che il 5 agosto del 1703 non ci fu una nevicata o una grandinata? I meteorologi non lo escludono: col gran caldo il tempo può fare le bizze; del resto, appena 15 anni fa, in un paesino dell’Abruzzo, proprio il 5 di agosto, cadde una leggera neve che tutto imbiancò".

Prevale comunque la linea della fermezza e della tradizione, a cominciare dal primo cittadino, il quale ricorda che "quando Rovereto decise di votarsi alla Madonna per fermare le truppe francesi, ad esprimere il solenne impegno fu l’intera città, ovvero il suo popolo"; quindi "la ricorrenza va difesa e custodita nella sua tradizionale sobrietà". Una presa di posizione – quella del sindaco Maffei - particolarmente apprezzata da due consiglieri dell’opposizione, Piraino e Vanzo, "anche perché – spiegano maligni – il sindaco quasi mai ha la sensibilità di ribadire pubblicamente le sue posizioni".

Il dibattito si conclude – per quest’anno – sull’Adige del 12 agosto, con la geniale mediazione del diessino Mario Cossali, che dopo aver definito "salutare" il dibattito ("E’ il segno che c’è ancora a Rovereto un senso di comunità"), concorda sul fatto che la celebrazione sia "datata e stanca": "Va bene collegarsi al voto che venne fatto nel Settecento – spiega – ma dandogli un nuovo significato. Se ci fermiamo solo alla storia, allora dovremmo dire che quelli di Isera erano tutti dei peccatori..., perché loro le truppe di Vendôme se le sono beccate. Il paese venne travolto". Dunque modernizzare (come?) la festa, ma anche laicizzarla: "Il punto delicato è quello della consegna del cero al decano da parte del sindaco. Sta ad esprimere il fatto che il Comune paga il cero alla chiesa, così come una volta le amministrazioni pagavano l’olio delle lampade delle chiese... Si dovrebbero trovare forme più laiche (quali? n.d.r.). Sono gesti da ripensare".

Troppo duro l’intervento di Cossali? Ma no: "Al di là di questo – confessa – io al momento del voto mi commuovo sempre. Soprattutto quando viene intonata la canzone ‘Dolce Maria ausiliatrice, tu sei la mite consolatrice d’ogni sconforto e d’ogni dolore. Tu nell’esilio dai lunghi anni..’. L’esilio è quello in Boemia durante la Prima Guerra mondiale...".

Il dibattito sarà anche "salutare" come dice l’amico Cossali, ma soprattutto ci sembra rivelatore della solita difficoltà che hanno i quotidiani locali a riempire le proprie pagine estive; che difatti traboccano di notiziole deliranti, che forse troverebbero spazio anche in pieno inverno, ma certamente non con tanto rilievo. .........      

Proprio mentre Il Trentino compie 40 anni, Questotrentino ne compie 25; e alquanto dubbiosi come siamo di arrivare alle nozze d’oro coi nostri lettori, ci limiteremo a celebrare quelle d’argento nei prossimi due numeri, dedicati alla storia del nostro giornale intrecciata con la storia di questa provincia. Confidiamo vivamente di saper far meglio dei nostri colleghi istituzionali.