Da: CzzC     Inviato: lunedì 1 luglio 2013 17:50
A: 'Direttore VitaTrentina'
Oggetto: in memoria di Silvio Cazzanelli di Santa Margherita di Ala, fedele abbonato da sempre a VT

Caro M.,

    ti ringraziamo per l’opportunità che ci offri di ricordare nostro padre, scomparso improvvisamente un mese fa a 91 anni, da sempre fedele abbonato del nostro settimanale diocesano.

Abbiamo perso un padre, ma anche un testimone di fede, di speranza e di carità, un maestro di accoglienza e di saggezza apprezzato da tutti, laborioso fino alla sera prima quando si prodigava ad indicare soluzioni per i problemi quotidiani, ma anche nell’abilità lavorativa (fu maestro in scuola edile ad Ala negli anni 50) e nelle intraprese ingegnose.

Quando ci alternavamo in 4 fratelli e 2 sorelle a sbrigare qualche faccenda domestica (il più faceva lui badando alla mamma e curava anche un campo dove si recava in ‘600, felice del rinnovo patente) era un piacere dialogare con lui, dai mestieri, alla fede, alla politica, alle dispute di vicinato: fra l’altro voleva servirci il pranzo, lasciandoci fare solo il caffè.

Di tante storie e aneddoti che ci raccontava, ne citiamo uno raccolto dalla nuora spagnola del figlio maggiore, autrice di questa foto significativa del passaggio di testimone nella vita da bisnonno a pronipotino (clic per ingrandimento):

 

un giorno andò Stefano a prendere il nonno nel campo, e lo trovò seduto in contemplazione delle montagne e dei vigneti; «mi prenderai per visionario» spiegò più tardi a casa, «però, guardando come cresce la vita e la meraviglia della natura, credo che, dopo aver creato tutto questo, a Dio non dovette costare troppo che una Vergine desse alla luce un Figlio».

I figli di Silvio con mamma Ada.

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Se tu avessi ancora spazio, caro Marco, ecco un altro racconto di grande ammaestramento. Era il giugno 1940 quando Valentino, il fratello maggiore di mio padre, fu mandato nell’assurda guerra contro la Francia, aggredita a nord dai panzer tedeschi: i francesi, ben appostati sulle Alpi, respinsero facilmente l’assalto e i nostri raccolsero i caduti, ma uno di loro, abbattuto oltre confine, fu raccolto dai francesi, i quali, più tardi, gridarono di venire a prenderlo: andò Valentino con un altro barelliere issando bandiera bianca, entrarono in una baracca dove trovarono il cadavere del commilitone disteso su un tavolo, avvolto di fiori ed attorniato da soldati francesi in preghiera». Piangeva mio padre nel raccontare quell’episodio, ed io pure.